Il periodo di agosto e settembre pare confermare una sempre maggior volontà del Falun Gong di ritornare a tutti i costi sulla braccia anche da un punto di vista comunicativo, in particolare tentando di sbarcare anche sui media generici ovvero "mainstream": indubbiamente un terreno più neutro, e soprattutto più gettonato dall'opinione pubblica, dai lettori comuni digiuni di certi argomenti e pertanto potenzialmente più portati ad accoglierli favorevolmente o comunque con meno pregiudiziali. Finora, infatti, il Falun Gong aveva cercato un contatto coi lettori soprattutto con media di sua proprietà come Vision Times ed Epoch Times, i cui toni molto propagandistici e polemici nei confronti degli avversari non sempre avevano "sfondato" nel pubblico italiano, per abitudine più incline alla cosiddetta "stampa di tutti i giorni", a quei titoli che è ormai abituato a conoscere. Anche la sua rete televisiva New Tang Dinasty, presente su internet, analogamente non ha mai sortito migliori effetti, apparendo addirittura più becera e pertanto in grado di attirarsi le simpatie soltanto di un pubblico agguerrito ma anche piuttosto minoritario.
Era dunque importante per il Falun Gong, nel momento in cui intendeva riguadagnare terreno in Italia, darsi una rinfrescata anche dal punto di vista comunicativo e mediatico: quindi, cercarsi innanzitutto spazi in altri media generici in modo da potervi perorare la propria causa raggiungendo quel pubblico altrimenti inavvicinabile coi propri media come Epoch Times, Vision Times o NTD. Sfruttare certe ormai radicate pregiudiziali sinofobe inserendosi in altri media, in Italia, non è mai stato di per sé impossibile per una setta che voglia farvi appello, come dimostrato da altri numerosi precedenti, di cui più volte anche il Falun Gong ha beneficiato. Vari quotidiani italiani, cartacei ed online, spesso hanno dedicato in passato dei servizi al Falun Gong, tutti sempre tendenzialmente o sensibilmente favorevoli; lo stesso del resto si può dire anche per altre sette come la Chiesa di Dio Onnipotente, che addirittura ha potuto più volte godere delle attenzioni di reti televisive italiane con una discreta e storica diffusione in varie aree del paese come la laziale Rete Oro.
Tuttavia, da un po' di tempo a questa parte in Italia il Falun Gong sembrava essersi un po' eclissato anche dai media mainstream, contrariamente a quanto avveniva nel resto d'Europa e nel Nord America, dove invece la sua presenza era frequente e suscitava quasi sempre un'accoglienza da parte dei lettori nel peggiore dei casi neutrale, ma ben di rado negativa: un fatto, questo, su cui gli specialisti anti-sette mettevano sempre puntualmente in guardia, pur restando quasi sempre inascoltati. Solo per quanto riguardava gli spettacoli di Shen Yun, la compagnia teatrale della setta, in Italia apparivano annualmente degli articoli pubblicitari o delle recensioni, quasi sempre fin troppo generosi. Ma essi apparivano soprattutto su testate di minore importanza rispetto a quelle più affermate a livello nazionale, dove in ogni caso talvolta un articolo dedicato a Shen Yun e dai toni positivi pure poteva comparire.
Prendendo spunto dalle affermate strategie adottate all'estero, dunque, anche i rami italiani della setta hanno cominciato a cercare un maggior contatto coi media nazionali. Il lavoro finora parrebbe ancora essere appena abbozzato, ma non dovremmo di certo sorprenderci se nelle prossime settime o mesi dovessimo vedere sempre più articoli a sostegno del Falun Gong nei media italiani mainstream, in contemporanea anche ad un suo "ritorno d'attualità" nell'agone politico, con nuove presenze ed appoggi all'interno delle forze politiche più ostili a Pechino e quindi anche in Parlamento. A luglio, per esempio, un quotidiano che a Roma gode di una discreta diffusione, "La Tribuna di Roma", ha dedicato un servizio a difesa dell Falun Gong, con al suo interno un nutrito repertorio fotografico che immortalava le attività svolte dalla setta nel centro della Capitale nei giorni precedenti.
C'è da supporre, come già detto, che non sarà l'ultimo, e che altri articoli del genere appariranno pure su altre testate, soprattutto minori o di media entità, quelle più lette dal pubblico, con l'obiettivo poi d'approdare di nuovo anche a quelle a copertura nazionale. Soprattutto se consideriamo che, da quando sono venuti meno i contributi pubblici per l'editoria, molti giornali oggi si ritrovano praticamente in una condizione di grave penuria finanziaria, e quindi per costoro nuovi sponsor ed articoli pubbliredazionali saranno a maggior ragione sempre più i benvenuti. E se verranno da un gruppo come il Falun Gong, od altri, che oltretutto porta avanti un messaggio tendenzialmente gradito a larghe fasce dell'opinione pubblica italiana come l'ostilità a Pechino, tanto meglio, perché prevedibilmente in tal caso poche o nulle saranno le polemiche.
Ciò tuttavia non porta la setta ad essere negligente per quanto riguarda lo sviluppo e la conduzione dei suoi storici media, come dimostrato da un nuovo video in formato di cartone animato debuttato nel corso di quest'anno, e che racconta una storia strappalacrime di una bambina e della sua giovane madre alle prese in patria con "la persecuzione del Partito Comunista Cinese". Un filmato chiaramente propagandistico, ma mirato ai più piccoli, col chiaro intento di catechizzarli fin da subito.