Lo scorso mese un'agenzia giornalistica cattolica asiatica ha diffuso delle notizie che ad un lettore in buonafede apparirebbero quantomeno allarmanti, e che non a caso hanno incontrato un forte successo anche in Europa, in particolare in Italia, dapprima tra gli ambienti politici e mediatici legati al cattolicesimo più conservatore e subito dopo anche tra i cosiddetti "laici" o comunque privi di un manifesto orientamento religioso od ideologico. Come riportato anche dall'agenzia stessa, la fonte sarebbe comunque Radio Free Asia, il cui orientamento politico ed ideologico al contrario non è certo ignoto, così come non sono ignoti neppure i suoi promotori e finanziatori, esattamente come per altre radio, TV ed enti mediatici che le sono "fratelli" (da Radio Liberty a Radio Free Europe, ecc).
Riferendosi nello specifico alla Mongolia Interna, su cui da tempo comincia a montare la grancassa di una propaganda contro Pechino sulla falsariga di quelle già viste in altre regioni autonome del paese come lo Xyzang-Tibet o lo Xinjiang, Radio Free Asia ha parlato di "genocidio culturale" che inizierebbe come da nuovi provvedimenti governi fin dalle scuole materne, e la notizia ovviamente non poteva non "piacere" così tanto agli ambienti religiosi più estremizzati da non poterli indurre a rilanciarla a loro volta su scala internazionale. UCA News è stata, da questo punto di vista, soltanto una delle prime, con grandi riscontri anche presso certe tutt'altro che sparute "tifoserie" nostrane.
In sostanza, l'insegnamento del cinese mandarino nelle aree rurali e nei distretti autonomi a partire dalle scuole infantili costituirebbe un'evidente prova del "genocidio culturale", che evidentemente utilizzando lo stesso metro dovrebbe a questo punto essersi manifestato anche nell'Italia ancora dialettofona dell'immediato dopoguerra quando venne estesa la scuola dell'obbligo fino alle medie con l'insegnamento della lingua italiana da Bolzano a Messina. O che potrebbe essersi manifestato anche negli Stati Uniti dove la pretesa che gli immigrati imparassero l'inglese per potersi inserire e lavorare sarebbe a questo punto stata quantomeno una barbarie (lasciando poi perdere il genocidio, non culturale ma addirittura fisico ed effettivamente avvenuto, dei nativi americani; ma quella è decisamente un'altra storia ancora).
Tuttavia, se in un paese vasto come un continente e con una popolazione di un miliardo e mezzo di persone si vuole che tutti abbiano le stesse opportunità, allora bisogna far sì che tutti sappiano parlare e scrivere allo stesso modo la comune lingua nazionale, oltre quantomeno una seconda lingua come magari l'inglese, utile per l'attività più internazionale. E in un paese come il nostro, dove l'analfabetismo di ritorno è sempre più grave giorno dopo giorno, con numerosi giovani e meno giovani che nemmeno sanno parlare o scrivere correttamente l'italiano e che men che meno conoscono una lingua straniere, questo fatto dovrebbe farci riflettere anziché farci gridare alla barbarie.
Ciò non induce comunque i gruppi separatisti mongoli, manovrati e finanziati dall'estero, a recedere dalle loro posizioni, esattamente come del resto non lo fanno i loro omologhi separatisti uiguri e kazaki. Prova ne sia che, in occasione di una visita del Ministro degli Esteri Wang Yi a Tokyo il 24 novembre dello scorso anno, un capannello di manifestanti di tali gruppi manifestassero contro di lui dinanzi alla sede dell'Assemblea Nazionale giapponese. Ma è solo un esempio che testimonia la volontà dei gruppi separatisti mongoli di recuperare il terreno perduto unendosi ai già affermati gruppi uiguri e tibetani in tempo per le Olimpiadi Invernali del 2022 in Cina.
Si tratta di qualcosa che del resto già si vide in occasione delle Olimpiadi di Pechino del 2008, dove furono soprattutto i gruppi a sostegno del "governo tibetano in esilio" del Dalai Lama a prendersi la parte del leone, alimentando insieme ad altri gruppi come il Falun Gong una campagna politica e mediatica a dir poco serrata, e che trovò ovvie e pronte sponde in tutto l'Occidente e non solo. A Parigi, addirittura, vi fu chi cercò di boicottare il passaggio della fiaccola olimpica diretta verso Pechino, in quel momento in mano ad un'atleta parolimpica cinese, che per poco non si fece male: perché il fanatismo non conosce limiti, e men che meno ha rispetto neppure per le disabilità.
Non dovremo dunque meravigliarci se, in attesa dei Giochi Olimpici Invernali del 2022, sentiremo la campagna anticinese farsi sempre più virulenta e vigorosa, con una crescita esponenziale dell'attenzione data da molti nostri media e politici non soltanto alla "causa uigura" ma anche a quella mongola. Del resto, ciò è quanto auspicato proprio dal "parlamento della Mongolia Meridionale in esilio" (è da notare come costoro vogliano definire questa regione come "Mongolia Meridionale" anziché "Mongolia Interna", esattamente come i separatisti uiguri chiamano lo Xinjiang solo col nome di "Turkestan Orientale"), il cui presidente Xi Haiming auspica proprio il boicottaggio internale delle Olimpiadi Invernali del 2022, sulla falsariga di quanto fu fatto con quelle che si tennero in Russia, a Sochi. Tale appello è condiviso, ovviamente, anche da Enghebatu Tagochog, del SMHRIC, il Southern Mongolian Human Rights Information Center, con sede a New York. Entrambi sono, va da sé, fra le "autorevoli fonti" di Radio Free Asia.
In Italia questa come altre notizie piacciono, soprattutto agli ambienti politici e religiosi più oltranzisti e conservatori, proprio per il loro contenuto anticinese e quindi indirettamente anche "anticomunista" o "antiprogressista", più che per una reale simpatia verso popolazioni geograficamente lontane o da essi praticamente sconosciute. Insomma, l'importante è che servano a "far brodo", che siano "funzionali" a confermare le ragioni del proprio orientamento "politico".
A maggior ragione se, neppur troppo indirettamente, possono poi essere utilizzate da costoro anche per dare addosso al Papa, da essi inviso proprio per la sua disponibilità ad un accordo fra la Santa Sede e il governo di Pechino: in tale maniera, e neppure troppo implicitamente, possono continuare a gettar fango sulla sua immagine facendo passare ogni volta l'idea, presso molti altri fedeli, che il Santo Padre se la faccia con "gente impresentabile". Insomma, come al solito "tutto fa brodo": poco importa se siano notizia false o irreali, anzi, a maggior ragione proprio per questo motivo.