Come avremo intuito dal precedente articolo, gruppi come la Fratellanza non sono certamente favorevoli ad un dialogo che possa mettere anche solo lontanamente in discussione i loro punti di vista. Questo comportamento, del resto, è tipico di ogni gruppo teso a custodire gelosamente tutti gli elementi che ne connotino l’identità, difesi quindi come veri e propri dogmi; e questo indipendentemente che si tratti di un gruppo religioso, politico o di altra natura. Intuibilmente, il dialogo ricercato dalla Chiesa Cattolica con la Fratellanza non poteva non conoscere, di volta in volta, delle inaspettate collisioni.
Non a caso, anche dopo il 2001, la Chiesa Cattolica aveva nuovamente riallacciato una linea di dialogo con la Fratellanza, che aveva poi subito una consistente accelerazione con l’elezione al soglio pontificio di Benedetto XVI. Fin da subito il nuovo Pontefice, con il motu proprio “Summorum Pontificum” del 2007, che spianò la strada alla successiva “Universae Ecclesiae” della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, liberalizzò l’uso della cosiddetta “Messa antica”, ovvero quella in latino secondo il rito di San Pio V. Un altro passo in direzione della Fratellanza fu poi, sempre nel 2007, la riaffermazione della Chiesa Cattolica come unica e vera “Chiesa di Gesù Cristo su questa terra”.
Nel 2009, con Decreto della Congregazione per i Vescovi, è stata poi rimossa anche la scomunica che dal 1988 gravava sulla Fratellanza, e subito dopo la Lettera di Sua Santità Benedetto XVI ha segnato la ripresa dei colloqui dottrinari fra la Santa Sede e la Fratellanza, proseguiti con buone aspettative fino al 2011. La ricerca di un accordo che ponesse definitivamente termine a tale frattura è tuttavia naufragata poco tempo dopo, come denunciato nel 2013 in occasione di un discorso tenuto a Kansas City da Mons. Fellay, che ha denunciato il tentativo della Santa Sede di non voler fino in fondo accettare il pieno rifiuto della Fratellanza delle norme introdotte dal Concilio Vaticano II e dall’allora Pontefice Paolo VI, tentando addirittura di imporgliene l’accoglienza sia pur con differenti interpretazioni.
All’interno della stesa Fratellanza, del resto, non mancavano personalità che guardavano con sfavore a qualsiasi tentativo di dialogo e ricomposizione con la Chiesa Cattolica, giudicandoli inevitabilmente destinati a perire. Tra queste spiccava ad esempio Mons. Williamson, la cui rigidità in materia era stata tale da indurre persino la stessa Fratellanza a deciderne l’esclusione nel 2012. Da quel momento sono così nate delle formazioni ancora più settarie ed estreme nel loro conservatorismo rispetto alla Fratellanza, dalla quale sono uscite sparpagliandosi nel mondo con una struttura di vero e proprio “network”. Tutte queste piccole ma crescenti realtà, note comunemente col termine di “Resistenza”, hanno poi non di rado conosciuto ulteriori frammentazioni e secessioni al proprio interno, debuttando quindi ciascuna in modo autonomo anche in nuovi paesi dove in precedenza non erano presenti o addirittura non lo era la stessa Fratellanza.
Altre sette minoritarie, che hanno sposato linee dottrinarie definite come “sedivacantiste” o “sediprivazioniste”, avevano del resto iniziato a formarsi in modo autonomo separandosi dalla Fratellanza anche ben prima del 2012: ad esempio un importante movimento era sorto negli Stati Uniti nel 1983, dando il via ad un lungo contenzioso giuridico, quando ancora Mons. Lefebvre era in vita. Nel corso del tempo, comunque, arrivando fino ad oggi, non sono mancati neppure sacerdoti che in via del tutto autonoma, mossi dall’intenzione di salvaguardare o addirittura ripristinare lo spirito originario della prima Fratellanza, hanno dato vita a proprie personali realtà, talvolta rimaste poco più che microscopiche, talvolta invece caratterizzate da una vistosa espansione.
Tra queste non mancano anche realtà italiane, che si aggiungono a numerose altre diffuse nel resto d’Europa, in alcune aree del Medio Oriente, negli Stati Uniti e in America Latina. L’Asia, considerata da sempre un altro cospicuo serbatoio di fedeli e una nuova terra da evangelizzare, è infine un’ulteriore area a cui tutti questi vari movimenti guardano con estremo interesse.