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Prosegue la stagione di Shen Yun in Italia, stavolta a Bergamo: con quale bilancio?

2023-04-08 19:00

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Prosegue la stagione di Shen Yun in Italia, stavolta a Bergamo: con quale bilancio?

Esattamente com'è stato per Palermo, dove pochi giorni fa il corpo “artistico” del Falun Gong noto come Shen Yun ha tenuto una sua quattro giorni di s

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Esattamente com'è stato per Palermo, dove pochi giorni fa il corpo “artistico” del Falun Gong noto come Shen Yun ha tenuto una sua quattro giorni di spettacoli, anche a Bergamo l'evento s'è ripetuto, stavolta al Donizetti, il secondo grande teatro della città dopo il Sociale, dal 5 al 7 aprile. Ad annunciarlo, già a febbraio, era stato un articolo apparso su una delle pubblicazioni locali, l'Eco di Bergamo, così da avvisare con largo anticipo gli eventuali interessati. Dalla sua parziale lettura (è un contenuto riservato agli abbonati) si desume che fosse comunque la rielaborazione di un preesistente comunicato della stessa Shen Yun, poi un po' “ingentilito” dalla redazione. 

 

Lo spettacolo, inutile a dirsi, ha suscitato non poche polemiche. Non tanto per i suoi contenuti, che risultano sempre sgraditi a gran parte degli spettatori più avveduti, mentre altri già conoscendone la natura volutamente ne disertano la visione: al di là dei (pochi, in verità) articoli celebrativi apparsi su Epoch Times, il giornale ufficiale della setta Falun Gong che ha chiaramente tutto l'interesse a parlar bene di se stessa e del proprio prodotto, altrove è tutto un fiorire di recensioni al fulmicotone da parte di sempre più cittadini italiani. Le polemiche sono state suscitate dal fatto che ogni anno la presenza di questa compagnia “artistica” nel nostro paese determina un vero e proprio incidente diplomatico con la Cina, ovvero con uno dei nostri principali partner economici e commerciali, nonché tra i massimi protagonisti mondiali (a tacer poi della grande e pacifica comunità cinese che vive ed opera in Italia e dei tanti italiani che ugualmente con soddisfazione vivono ed operano in Cina).

 

Peraltro un simile comportamento, nel momento in cui l'Italia del governo Meloni intende manifestare un comportamento poco costruttivo nei confronti di Pechino come testimoniato dalle posizioni riguardo il conflitto ucraino (Roma ha ribadito il proprio “no” alla proposta di Accordo di Pace precedentemente presentata da Pechino, confermando con zelo il proprio sempre maggior allineamento a Washington e Bruxelles), dalla decisione di chiudere col memorandum d'intesa sull'adesione alla Nuova Via della Seta ed infine di compiere anche un'azione provocatoria con l'invio di naviglio militare italiano tra cui la portaerei Cavour nel Pacifico, rischia davvero di rappresentare l'ennesima goccia capace di far traboccare il vaso. Non a caso, rispetto anche soltanto ad un anno fa, si ha l'impressione che negli ambienti diplomatici cinesi stia salendo la sfiducia verso l'atteggiamento politico italiano. 

 

E' anche per questo se la giunta bergamasca del sindaco Gori è stata chiamata a rispondere sul perché il Teatro Donizetti, e soprattutto la Fondazione che lo gestisce e che è un organismo in cui il Comune ha comunque una sua presenza, abbia deciso di ospitare l'inopportuno spettacolo di Shen Yun. Dall'articolo dell'edizione bergamasca del Corriere non apprendiamo granché, se non che sostanzialmente gli “spensierati” politici bergamaschi non avrebbero avuto grandi responsabilità nell'apparizione di simile evento nel secondo teatro cittadino. E' invece la Prima di Bergamo a dirci qualcosa in più, seppur con un articolo che in certi punti contiene delle frasi un po' opinabili (intuibilmente, nella necessità d'informarsi su come descrivere quel tipo di spettacolo e quella compagnia di cui poco sapevano, in redazione hanno dovuto cercare direttamente nel sito ufficiale di Shen Yun affidandosi a quanto vi era scritto: nessuno gliene fa una colpa). In base a quanto descritto dall'articolo sulle dinamiche che hanno portato alla presenza di Shen Yun a Bergamo, si legge infatti che “Il teatro è stato solo affittato. Da qui, allora, si comprende come mai il rappresentante cinese abbia chiesto conto dello show all’esponente della Giunta Gori. Il fatto è che né il Comune, né tantomeno la Fondazione Donizetti, hanno preso iniziative: lo spazio del teatro è stato infatti solo affittato dalla produzione”. 

 

In sostanza, la Fondazione ha affittato il Teatro alla compagnia di produzione (Shen Yun o chi la rappresenta in Italia, ossia una certa associazione che lascia numerose tracce di sé in giro per il web con inviti e comunicati in vari siti, dove tra le tante cose propone anche pacchetti di biglietti a caro prezzo), come solita fare con chiunque altro, senza star troppo a guardare chi fosse stato a farne richiesta e se davvero ne valesse la pena: bastava già il fatto che pagasse senza star troppo a questionare. Una figura non proprio professionale per la Fondazione o per chi dovrebbe sovraintendere a certe richieste d'affitto proprio onde evitare che si creino certi problemi, Giunta comunale compresa. Immaginiamoci se lo spettacolo fosse stato tenuto da un'altra setta, dichiaratamente tale e molto più nota e malvista tra gli italiani del Falun Gong e di Shen Yun, o se fosse stato uno spettacolo a carattere politico, magari marcatamente anti-americano, anti-NATO o anti-israeliano: quante polemiche avremmo visto?

 

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