Quest'anno seguiremo molto da vicino, tappa dopo tappa, le apparizioni di Shen Yun in Italia, visto che terrà la sua consueta stagione “artistica” in vari teatri piuttosto prestigiosi come il Teatro Massimo a Palermo (dal 30 marzo al 2 aprile), il Donizetti a Bergamo (dal 5 al 7 aprile), il Verdi a Firenze (dal 9 al 10 aprile), il Nuovo Giovanni ad Udine (dal 12 al 15 aprile), il Regio a Torino (dal 18 al 23 aprile) ed infine l'Arcimboldi a Milano (dal 25 al 30 aprile). Dopo ogni sua apparizione, ne stileremo un bilancio, così da farci un'idea delle reazioni sul pubblico che è riuscito ad ottenere e valutare se abbia effettivamente raggiunto o meno il suo obiettivo di farsi una buona pubblicità nel nostro paese.
Sappiamo infatti, e l'esperienza di tutti questi anni ce lo conferma, che fino ad oggi Shen Yun ha faticato a farsi strada nel cuore degli spettatori italiani, sebbene almeno in principio da parte loro vi fosse una maggior disponibilità e soprattutto curiosità verso la tipologia di spettacolo che la compagnia affermava di voler inscenare nei teatri della Penisola. Il problema è che quella promessa non è stata poi mantenuta, e diversamente non poteva essere considerando la natura di quella compagnia “artistica” che altro non è se non la diramazione di una famigerata setta come il Falun Gong. Inoltre i prezzi richiesti per i biglietti, in rapporto alla pessima qualità di quegli spettacoli imperniati tutti su prediche e slogan politici e religiosi, erano davvero scandalosi, e questo certamente costituiva ulteriore benzina sul fuoco dell'indignazione del pubblico.
Il punto è che, per la setta Falun Gong, Shen Yun al momento è l'unico modo “apparentemente” efficace di far breccia nelle istituzioni e nell'opinione pubblica italiana, dato che tutti gli altri strumenti in suo possesso continuano a rimanere drammaticamente di nicchia (e, si badi bene, non è che pure la stessa Shen Yun non lo sia). Infatti il giornale della setta, The Epoch Times, in Italia non lo legge nessuno; la televisione online, New Tang Dinasty (NTD), parimenti nessuno la guarda; il magazine che a suo tempo sembrava destinato a rivoluzionare la comunicazione della setta, Vision Times, è scomparso dai radar visto che l'edizione italiana è ormai offline da mesi e mesi; mentre i presidi tenuti dai suoi pochi seguaci nelle varie città italiane vedono quasi sempre le stesse facce, che si spostano di volta in volta da un luogo all'altro come i famosi aerei di Mussolini, a tener esercizi e distribuire volantini nella pressoché generale indifferenza dei passanti. Conseguentemente, l'unico modo per far breccia, in Italia, per il Falun Gong continua ad essere Shen Yun; e non è un caso che accuratamente i suoi organizzatori sempre evitino di parlare di un collegamento tra le due realtà, tra la setta e il corpo “artistico”, onde evitare che i potenziali spettatori evitino di recarsi agli spettacoli fiutando la fregatura. Peccato, però, che a spettacolo iniziato quegli spettatori si rendano poi conto da soli di che fregatura si tratti, abbandonando i teatri con mille polemiche che riversano anche nel web.
E che la setta in Italia non riesca proprio a farsi strada, al contrario sempre più rovinandosi la reputazione, lo testimonia anche la difficoltà a mettere in campo un evento che pure per il suo calendario sarebbe assai significativo come quello del 25 aprile, quando nel 1999 i suoi adepti tennero una marcia a Pechino a sostegno della loro setta che ben presto sfociò in varie situazioni d'illegalità e di turbativa dell'ordine pubblico. Certo, non un evento grave come l'autoimmolazione in Piazza Tienanmen, sempre a Pechino, quando il 23 gennaio 2001 alcuni suoi adepti si diedero addirittura fuoco sempre in sostegno della setta: da quest'ultimo episodio venne comprensibilmente deciso di mettere al bando le pratiche relative al Falun Gong, di cui nel frattempo emergevano anche altre responsabilità criminali. In Italia, tutto sommato e sia pur a stento, qualche iniziativa per festeggiare il compleanno di Li Hongzhi o ricordare la data in cui il governo cinese decise la messa al bando della setta, i militanti del Falun Gong riescono pur a farla. Ma già per il 25 aprile fanno molta più fatica.
Di conseguenza, per sopperire ai problemi organizzativi interni e alla mancanza di seguaci in buon numero, la setta in Italia è intuibilmente costretta a ricorrere ad altre vie, e a quanto pare l'unica via che le è rimasta percorribile o più facilmente praticabile e redditizia è ad oggi interpretata dalle messinscene teatrali di Shen Yun.