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La "libertà religiosa", maschera di ben più concreti confronti geopolitici (Seconda Parte)

2023-09-10 19:00

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La "libertà religiosa", maschera di ben più concreti confronti geopolitici (Seconda Parte)

Come già raccontavamo nella puntata precedente, la conversione facilitata dall'uso del denaro è stata una manna per i vari gruppi neoprotestanti, ma p

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Come già raccontavamo nella puntata precedente, la conversione facilitata dall'uso del denaro è stata una manna per i vari gruppi neoprotestanti, ma per i governi e gli apparati occidentali non sono stati certo gli unici a rivelarsi funzionali alla strategia del “soft power” e pertanto da sostenere e sovvenzionare. A seconda delle aree geografiche, infatti, un'analoga attenzione è stata riposta anche ad analoghi movimenti musulmani sorti radicali, fioriti dal salafismo e dal wahabismo. Nella puntata precedente facevamo l'accenno ad alcune aree dei Balcani dove questo fenomeno ha dato buona mostra di sé, ma ovviamente è in Medio Oriente e nell'Africa Subsahariana che possiamo trovare gli esempi maggiori. Interi paesi hanno visto sfumare la loro precedente secolarizzazione, ad esempio nell'Africa Settentrionale dove sempre approfittando della povertà diffusa in molte aree geografiche e in molti strati sociali i gruppi più radicali hanno avviato delle loro analoghe “politiche sociali”, così come a cavalcare il malcontento di molti cittadini incanalandolo dalla rivendicazione politica a quella religiosa. Ciò che abbiamo visto in paesi come la Tunisia e l'Egitto, per esempio, è stato il risultato di un lungo lavoro sotterraneo venutosi ad accumulare sin dalla fine degli Anni '70, e che ha infine coinvolto anche altri paesi della regione in cui il controllo dello Stato e le garanzie sociali erano certamente molto più consistenti, come ad esempio la Libia o la Siria. 

 

Quel che è stato raccolto da tali movimenti soprattutto nel vasto e complesso “Mondo Arabo” ha avuto luogo anche altrove, in altre aree dove vi era una storica presenza musulmana, non soltanto i Balcani di cui abbiamo già parlato ma ad esempio il Caucaso, dove negli Anni ‘90 le guerre cecene fecero lungamente parlare di sé con enormi danni umani e materiali. Lo scioglimento dell’URSS, per la Russia come per altre repubbliche che ne erano state parte, fu un brusco passaggio ad un'immensa serie di “conflitti di civiltà” che riguardarono anche altre regioni oltre a quella caucasica, percepita in Europa con maggiore attenzione forse perché quella geograficamente più vicina. Dopo aver sconfitto il terrorismo ed il separatismo di matrice fondamentalista nelle sue repubbliche caucasiche come la Cecenia, l'Inguscezia, il Dagestan e la Circassia, o ancora la Cabardino-Balcaria, in Russia si ritornò a sperare in una relativa e maggiore tranquillità. Anni dopo, tuttavia, ci si rese conto che il lavoro da fare restava ancora molto, visto che gruppi come Hizb ut-Tahir o Tablighi Jamaat erano tutt'altro che davvero sopiti e che continuavano ad operare preparandosi a nuove e drammatiche sorpresi. La stessa Mosca fu teatro, non a caso, di drammatiche e ricordate incursioni terroriste, insieme ad altre città del paese in cui la presenza delle comunità musulmane caucasiche o di altri Stati dell'ex URSS era forte e forniva ai vari movimenti terroristi buoni serbatoi radicalizzazione e reclutamento. Provvedere contro questi gruppi era una questione fondamentale per la sicurezza dello Stato come della società, visto che degli interventi più efficaci avrebbero beneficiato non soltanto i cittadini russi delle altre e numerose fedi, ma anche gli stessi di fede musulmana, contro cui questi movimenti radicali puntavano il loro indice bollandoli come infedeli persino peggiori degli altri, più subdoli e da attaccare con maggior ferocia.

 

Nel caso russo, sempre negli ultimi anni oltre ai già noti movimenti islamisti si sono scoperti i pericoli rappresentati anche da altri gruppi settari come ad esempio Scientology, i Mormoni o i Testimoni di Geova. In particolare negli ultimi sette-otto anni le forze dell'ordine e la magistratura russa hanno raccolto numerosi elementi a carico di queste come di altre sette, individuandone i chiari collegamenti operativi ed organizzativi con l'intelligence occidentale ed americano in particolare. Violando ed applicando in senso ben più che estensivo le norme sulla libertà di culto garantite dalla Costituzione del paese, il Centro che coordinava i vari gruppi dei Testimoni di Geova riusciva a contrabbandare in Russia materiale proibito, nel quale non vi era soltanto la discussa pubblicazione “La Torre di Guardia”, e comprensibilmente riusciva a contrabbandare negli USA dossier ed elementi utili al suo intelligence, svolgendo un vero e proprio ruolo di “servizio segreto ausiliario" di quello americano. Anche altre sette, come ad esempio Scientology, operavano del resto in tutto il paese con le stesse modalità, e nondimeno si poteva dire per altri gruppi ancora, sui quali la lente d'ingrandimento è andata spostandosi nel corso del tempo. Le sette neonaziste e sataniste, o ancora quelle neopagane od esoteriche, per finire con quelle di stampo New Age, hanno destato analoghe e scottanti sorprese, dopo che per molti anni erano state lasciate letteralmente “incustodite” dall'occhio delle istituzioni russe fino al punto da riuscire ad infiltrarsi anche nei loro stessi gangli. Su quest'ultime, di conseguenza, l'attenzione è andata infittendosi sempre di più, con la speranza di recuperare il terreno perduto. 

 

Anche nel caso russo parliamo di un attore essenziale dei BRICS ed oltretutto oggi impegnato in un conflitto, quello ucraino, che non soltanto la Russia ma anche lo stesso Occidente vivono come decisivo per stabilire la loro futura esistenza e sopravvivenza. Di fronte ad un gioco che si fa così duro, di conseguenza, tutte le armi a disposizione vengono messe sul tavolo, e tra queste da parte dell'Occidente le varie sette religiose e pseudoreligiose svolgono da sempre un ruolo di primo piano. Nella stessa Ucraina l'azione dei vari movimenti settari, come Scientology o i Testimoni di Geova, o ancora quelli satanisti, nazisti o legati a visioni mistico-esoteriche del nazionalismo, era stata essenziale per formare negli Anni ‘90 e 2000 quella che poi sarebbe divenuta la futura classe dirigente del paese, messasi in luce con le “rivoluzioni colorate” del 2004 e soprattutto del 2014, ovvero con quella Arancione e con quella di Piazza Majdan. L’obiettivo occidentale era che quel copione si ripetesse anche nella stessa Russia, mistificandone la cultura religiosa e sociale interna sia con sette estranee alla tradizione locale che con altre che in modo ancora più subdolo la rileggessero e distorcessero a loro comodo, e soprattutto in modo funzionale agli interessi strategici dell'Occidente. Non avvenne, per una reazione al decennio di neoliberalismo eltsiniano degli Anni ‘90 che nei russi lasciò un doloroso ricordo d’impoverimento e disgregazione sociale, smantellamento dello Stato e perdita di tutte le vecchie sicurezze materiali, mentre la criminalità, gli stupefacenti e la mortalità si allargavano a macchia d'olio. Dopo un ventennio abbondante di parziale ricostruzione, ora la Russia presenta il conto ai poteri occidentali. Questi ultimi reagiscono inasprendo ulteriormente, a loro volta, i toni del conflitto.

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