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Qualche nuova annotazione sull'Accordo Provvisorio tra Cina e Santa Sede

2023-10-23 22:00

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Qualche nuova annotazione sull'Accordo Provvisorio tra Cina e Santa Sede

Forse il nostro articolo di ieri ha suscitato qualche curiosità, ragion per cui ci par giusto dover dare ulteriori informazioni e chiavi di lettura. U

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Forse il nostro articolo di ieri ha suscitato qualche curiosità, ragion per cui ci par giusto dover dare ulteriori informazioni e chiavi di lettura. Un aspetto che non dovrebbe per esempio sfuggirci è che l'Accordo sia stato rinnovato in un momento, l'ottobre 2022, in cui infuriava la guerra in Ucraina, fin da subito trasformatasi in uno scontro duro tra la Russia e i paesi occidentali, al punto da coinvolgere in modo diretto od indiretto anche tutti gli altri grandi e medi attori mondiali. Sia Pechino che la Santa Sede, già allora e con differenti vesti e modalità, impersonavano il raro ruolo di potenze mediatrici in un mondo nel frattempo diviso da una frattura diplomatica e militare che appariva insanabile, e che proprio per tale ragione ne rifiutava in vari modi le proposte e gli sforzi riconciliatori. Di conseguenza, e sempre in vari modi, i paesi occidentali si ritrovavano anche a boicottare quel ruolo di mediazione portato avanti da Pechino e dalla Santa Sede, delegittimandolo o frustrandolo con prevedibile puntualità.

 

Sotto quest'aspetto, un mancato rinnovo dell'Accordo in quell'ottobre 2022 sarebbe stato per i paesi occidentali un doppio successo, perché sarebbe suonato come una seria rottura tra due grandi potenze e diplomazie mediatrici e determinate, sia pur con differenti approcci e linguaggi, a portare avanti l'obiettivo di una pacificazione in un conflitto che tanto per l'Occidente quanto per la Russia era allora come oggi d'importanza vitale. Ciò avrebbe implicitamente permesso all'Occidente guidato da Washington da una parte di ricondurre con maggior influenza la Chiesa Cattolica sotto una propria influenza, fino al punto da inibirne le volontà mediatrici e di farne un proprio utile strumento; e dall'altra di ghettizzare ancor più Pechino al di fuori dei propri perimetri, guadagnando un importante tassello per un suo “isolamento diplomatico” dal mondo occidentale, utile a meglio foderarne anche la guerra delegittimatoria condotta con temi come lo Xinjiang o Taiwan, e ad espellerla dalla globalizzazione con l'Occidente anche con sanzioni commerciali sulle materie più disparate come ad esempio abbiamo visto col 5G o i semiconduttori. In entrambi i casi l'Occidente ne avrebbe saputo ricavare un fatto di grande peso mediatico e politico, da saper strumentalizzare e soprattutto investire per ulteriori e fruttuosi guadagni futuri. 

 

Ad esempio, a Washington e alla NATO in quel momento serviva più che mai una Chiesa di Roma “militante”, anziché mediatrice, vista la cruciale posta in gioco della Chiesa Uniate in Ucraina, ovvero della Chiesa Greco-Cattolica che nel ‘500 attraverso un apposito concordato  era stata sottratta dal Vescovo di Roma alla Chiesa Ortodossa di Mosca e Costantinopoli. Kiev e l’Occidente avevano infatti riposto nella locale Chiesa Uniate, maggioritaria nel paese, un fondamentale ruolo nell'alimentare il nazionalismo e la propaganda di guerra da ben prima di quel famigerato febbraio 2022 in cui la guerra russo-ucraina aveva avuto inizio; tant'è che ne era stata attuata una vera e propria “nazionalizzazione” ai fini di renderla sempre più “militante”, “guerriera”, proprio com'era avvenuto anche nella Seconda Guerra Mondiale, con l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica e la conseguente occupazione dell'Ucraina. Non diversamente era avvenuto, nel corso del tempo, anche per la Chiesa Ortodossa ucraina, minoritaria e progressivamente ricondotta sotto l'autorità politica di Kiev in tre diversi scaglioni, due nel 2019 e l'ultimo proprio nel maggio 2022, con l'imposizione di un decreto di autocefalia dal Patriarcato di Mosca e la conseguente immissione nel Patriarcato di Kiev. In tal modo, anche le Chiese Ortodosse dell'Ucraina erano potute divenire, al pari di quelle Uniati, strumenti politici e propagandistici del governo ucraino e dei suoi alleati, in primo luogo Stati Uniti e NATO.

 

La copertura che la Chiesa di Roma doveva dare al consolidamento delle “nazionalizzazioni” delle varie branche della Chiesa Uniate era dunque fondamentale, perché nel paese ne conviveva una riconosciuta come romana, che in epoca sovietica era stata considerata “Chiesa clandestina”, con una che invece in epoca sovietica, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, era stata ricondotta in seno alla Chiesa Ortodossa e riconosciuta come ufficiale. Riamalgamare da una parte le Chiese Uniati e dall'altra indebolire e dividere ponendole sotto un ancor più stretto controllo le Chiese Ortodosse faceva parte della strategia di creazione del nuovo nazionalismo ucraino, impregnato di falsi miti storici utili però a renderlo inconciliabile con la vicina Russia oltre alla stessa cultura russa pur presente in pressoché metà del paese. Si potrebbe parlare dunque di un risultato che veniva ottenuto facendo dell'Ucraina un immenso laboratorio i cui risultati finivano per essere persino più gravi ed incontrollabili di quelli che nel frattempo si stavano manifestando in Polonia e soprattutto nelle tre repubbliche baltiche.

 

Dunque, come vediamo, per gli ultraconservatori cattolici e gli estremisti evangelici non si trattava soltanto di portare a casa un prezioso risultato nella loro lotta al “mostro comunista cinese”, ma anche nel sostenere una guerra come quella ucraina in cui le loro posizioni sono fin dal principio totalmente allineate a Kiev, a Washington e alla NATO, come anche molti loro blog e portali incessantemente dimostrano pubblicando ogni giorno valanghe d'articoli propagandisti pieni di fake news. Il loro zelo anticinese fa il pari col loro zelo antirusso e totalmente militante in senso atlantista, perché essenzialmente rappresentano due facce della stessa medaglia: ovvero quella della loro completa dipendenza dagli interessi strategici di Washington e della NATO.

 

 


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