
Tra i vari eventi politici e culturali che hanno caratterizzato l'intensa quattro giorni di Atreju, la festa nazionale di Fratelli d'Italia, ha spiccato la proiezione di un film molto amato dai seguaci di QAnon, “Sound of Freedom” ("Il Suono della Libertà"). Su cosa sia QAnon, complessa e multiforme teoria del complotto sorta nel 2017 ed incentrata sulla convinzione che una cricca massonica di satanisti e pedofili governi il mondo scontrandosi con poche e distinte figure come l'allora presidente statunitense Donald Trump, ormai molti nostri lettori si saranno fatti un'ampia preparazione: in passato spesso ne parlavamo. Può al limite sorprendere che, dopo tutti questi anni, ancora tocchi parlarne, sebbene in sé ciò non costituisca di certo una novità: dopotutto, pur tra alterne fortune, il movimento di pensiero sorto intorno a QAnon nel corso degli anni ha dato vita a numerose sette e psicosette, formando quasi una subcultura connotativa di numerose frange della destra ultraconservatrice, sia libertaria che neocon, così come di altri ambienti politici ancora.
Nel corso del tempo è andato infittendosi il rapporto tra la destra ultraconservatrice e “sovranista” americana e quella europea, italiana in particolare; l'emersione di nuove formazioni politiche come Vox in Spagna, o il loro rinnovamento in salsa “sovranista” come la Lega in Italia, sono fatti avvenuti in questi ultimi anni sotto gli occhi di tutti noi. Successivamente, un vistoso travaso elettorale dalla Lega ha caratterizzato Fratelli d'Italia, portandolo non soltanto al ruolo di nuovo primo partito nella panoramica nazionale ma in questo caso anche di catalizzatore di varie forme di pensiero per così dire piuttosto “esoteriche”. Tutto ciò che poteva costituire il vasto lessico di dietrologie e teorie del complotto proprio di QAnon è andato infatti mescolandosi con altri “misticismi” propri di una vecchia destra italiana sia parlamentare che extraparlamentare, già ricca e colorata di suo. Dagli ambienti ultracattolici ai nostalgici di un neofascismo paganeggiante, passando per tutto quel che vi poteva essere in mezzo, il terreno su cui le nuove teorie provenienti da un analogo mondo destro-reazionario americano si sono andate innestare era di per sé già piuttosto florido, e soprattutto molto fertile.
Sia beninteso, non è che a sinistra le cose vadano meglio: come già avevamo notato in altre occasioni, pure nella sinistra italiana pullulano le simpatie per altri discutibili movimenti di pensiero ancora, secondo una caratteristica ormai accomunante di tutte le “neosinistre” occidentali, basate su un approccio alla realtà politica tipicamente “neoliberale”. Dai liberal americani a quelli di casa nostra, insomma, tutto viene fatto ogni giorno affinché le distanze e le differenze si riducano sempre più, col risultato ad esempio che difendere nuovi stili di vita introdotti da forme di pensiero settarie o cultiste diventi agli occhi di molti militanti nostrani una nuova battaglia di civiltà da condurre senza il minimo ripensamento, o peggio ancora per esprimere la propria emancipazione o distinzione dal resto della massa. Abbiamo già accennato, in varie occasioni, alla difesa a spada tratta data a suo tempo pure da sinistra a certe strampalate teorie del diritto di famiglia o dell'educazione dei minori, a movimenti mistici orientali od orientaleggianti o ad altri ancora legati all'islamismo salafita scaturito ben prima delle Primavere Arabe. In questo senso, nella cornice politica europea nessuno è dunque nelle condizioni di poter scagliare la prima pietra.
Tuttavia il caso di “Sound of Freedom” non può non destare una qualche curiosità. Il film, diretto dal messicano Alejandro Monteverde ed interpretato dall'attore Jim Caveziel, tratta la storia di un agente della Homeland Security, il Dipartimento di Sicurezza Interna USA, che lascia il proprio lavoro per salvare una bambina honduregna dal traffico sessuale di minori in Colombia. Al netto della trama, che in altre mani avrebbe potuto rivelarsi pure discreta, è proprio lo svolgimento del film a scontentare i palati culturalmente più critici: i dialoghi sono grossomodo sempre quelli, abbastanza scontati, mentre i riferimenti e le allusioni alle pratiche sessuali appaiono con monotona ripetitività; ma soprattutto è l'insistenza con cui vengono citate le teorie di QAnon a colpire di più, da una parte sdoganandole e dall'altra avvalorandole, col risultato di dare allo spettatore una versione impropria di come e perché si realizzi la tratta dei minori. Non è ad esempio vero che i rapitori siano prevalentemente degli sconosciuti che si avvalgono della forza o dell'inganno, e su ciò hanno infatti subito puntato l'indice gli esperti in materia criminale, primi e maggiori critici dell'opera. Un articolo di Ej Dickson, pubblicato sulla rivista Rolling Stones, spiega ad esempio che il loro reclutamento, rivolto soprattutto agli adolescenti, avviene all'interno della comunità e non di rado persino delle stesse famiglie. Men che meno è necessario dare la caccia a misteriose personalità in lontane mete esotiche o nel cuore della giungla, come fa il protagonista, perché secondo dati di Unicef e Save the Childrens la tratta minorile fiorisce soprattutto nei paesi più ricchi, dove vi è la possibilità di attingere dal vasto “serbatoio umano” garantito dall'immigrazione. Inoltre, la prostituzione minorile è solo uno dei tanti aspetti di un più complesso insieme di forme di abuso e sfruttamento dei minori che spazia dalla schiavitù domestica all'arruolamento in guerra.
Tuttavia il film piace negli ambienti complottisti perché fa passare il messaggio che una semplice politica di “law and horder” condotta con un bel gruppo di uomini armati e devoti basti ed avanzi a risolvere tante piaghe nel mondo, sfuggendo così alla necessità di più accurate analisi sociali, economiche e culturali. Inoltre si rifa alla storia di un personaggio, Tim Ballard, noto per aver fondato una no-profit, “Operation Underground Railroad” (OUR), che sostenendo e praticando tali metodi ne ha prontamente guadagnato la popolarità. Ballard, non a caso, era diventato persino consulente di Donald Trump durante la sua stagione alla Casa Bianca, proprio in materia di lotta al traffico minorile e all'immigrazione, andando ad arricchire uno staff dove non mancavano altre interessanti personalità, ad esempio figure di riferimento del Falun Gong, della Chiesa di Dio Onnipotente e del World Uyghur Congress in materia di contrasto e contenimento della Cina. Il loro apporto alle strategie sovraniste e al pensiero di QAnon, com'è noto, non fu indifferente, e non di meno lo fu quello di Ballard, mormone con varie molestie su proprie collaboratrici alle spalle ma a parte questo dalla biografia ancora piuttosto oscura: era sì stato nel Dipartimento di Sicurezza USA come pure nella CIA, ma con ruoli mai chiariti: per suo espresso veto tali agenzie non hanno mai rivelato la natura dei servizi che vi aveva condotto. Nell'area di QAnon, ovviamente, le teorie sulla tratta dei minori vengono ulteriormente snaturate così da costruire la tesi secondo cui essa andrebbe a beneficio del misterioso gruppo massonico che governa segretamente gli USA e il mondo, uccidendo i bambini per estrarne l'adrenocromo con cui garantirsi eterna vita e giovinezza, tesi in tempi recenti abbracciata anche dallo stesso Ballard.
Se per fortuna ancora nessun segretario di partito o candidato politico si spinga oggi a parlar di cose del genere, del resto ben guardandosi dal farlo, è però intanto vero che non manchino frange elettorali che invece vi credono ciecamente. I legami e le influenze sulla subcultura politica di una certa destra sovranista d'altronde non mancano: il produttore del film, Eduardo Veràstegui, ex attore e cantante, in Messico guida una serie di realtà legate all'estrema destra e al fondamentalismo cristiano, con forti gemellaggi con le destre ultraconservatrici americana ed europea. Forti le vicinanze coi sovranisti trumpiani, ancor più con quelli europei, in particolare delle aree religiosamente più intransigenti, a cominciare dalle case distributrici del suo film: dalla francese Saje Distribution all'italiana Dominus, guidata da una esponente del partito che proprio in questi giorni ha tenuto con Atreju la sua quattro giorni di festa nazionale. Fallita l'alternativa politica rappresentata dalle sinistre più o meno “liberal”, oggi il vento della politica e delle urne spira a favore delle destre “sovraniste”, loro analogo contraltare: non sorprende, dunque, che tutti coloro che vi hanno contribuito a piene mani, cominciando dalle sette e dalle forme di pensiero settarie più varie, si sentano di nuovo rumoreggiare più forti che mai.