Qualche giorno dopo l'appuntamento di Torino, per Shen Yun è stato il turno di Milano, dove la sua “compagnia settaria” ha potuto esibirsi dal 16 al 21 gennaio presso il Teatro degli Arcimboldi. Che dire di questa quarta comparsata di Shen Yun in terra italica, se non che sia stato pure stavolta l'ennesimo fiasco? Eppure, anche in questo caso, c'erano tutte le premesse perché l'operazione riuscisse bene: teatro affermato ed amico, dove la compagnia è solita calcare ogni anno il palcoscenico, e città ugualmente considerata piuttosto “amichevole” come tutte le precedenti. Nulla, insomma, almeno stavolta poteva andar male.
Invece niente da fare: pubblico scarso e soprattutto deluso, nonché attenzioni da parte della stampa locale pressoché nulle. Laddove nelle occasioni precedenti era capitato che qualche giornale di una certa importanza si fosse curato di rimandare il comunicato trasmesso da Shen Yun prima degli spettacoli, stavolta il massimo ottenuto è stato un po' d'attenzione da parte della rubrica ViviMilano del Corriere della Sera, senza che nemmeno i tanti fogli online della città si peritassero di far altrettanto. Mentre, per quanto riguarda il consenso della platea, anche stavolta tocca dire che il bilancio sia fatto più di ombre che di luci: ed è, come già lasciavamo intuire nel paragrafo d'inizio, un segnale piuttosto allarmante, proprio perché Milano dovrebbe essere, per la sua natura metropolitana, una meta un po' più benigna rispetto ad altre considerate più provinciali; mentre il Teatro degli Arcimboldi, per la setta e i suoi “artisti”, dovrebbe costituire una vecchia conoscenza, su cui sempre poter puntare contando su una dirigenza sostanzialmente disponibile o comunque non ostativa. Per quanto tempo ancora tale disponibilità potrà esser data per garantita, viene ormai spontaneamente da chiederselo.
Parlavamo delle reazioni del pubblico: ebbene, facendosi un giretto tra le recensioni lasciate dagli spettatori su TripAdvisor, c'è ben poco di che dubitare. Un utente racconta d'aver rinviato di due anni la visione dello spettacolo, vedendosi nel tempo accrescere le proprie aspettative, salvo poi rendersi conto che lo spettacolo non le appagava in buona parte: "(…) Probabilmente la lunga attesa ha alzato notevolmente l'aspettativa, che sbirciando le varie clip video, si era fatta molto alta. Non dico che sia stata una delusione, ma non è stato lo spettacolo che mi aspettavo. Iniziamo con il dire che nel suo contenuto totale è uno spettacolo propagandistico che inneggia in primo una religione la "Falun Dafa" o "Falung Gong" e in secondo la persecuzione dei suoi praticanti da parte del Governo Cinese. Quindi lo spettacolo non esce dalla Cina ma direttamente da New York (…). Se mi è piaciuto..? Ni. Ci sarei andato sapendo ..? No". Secondo un altro s'è trattato di uno “Spettacolo deludente. Varie rappresentazioni di cui a mio modesto parere solo 2 più la finale decorose. Unica particolarità è l'utilizzo di uno schero sul fondo ....interattivo, fatto molto bene”; praticamente l'unica dote positiva dello spettacolo era lo schermo interattivo fatto bene, che con l'artisticità dello spettacolo in sé ben poco avrebbe a che fare.
Su TrustPilot va forse un po' meglio, perché non manca qualche aficionado della setta pronto a difenderne lo spettacolo a spada tratta, ma sono comunque le recensioni negative a predominare nettamente: “Molto deludente. È solo un balletto di due ore (e nemmeno niente di speciale!) intervallato da noiose scenette senza alcuno spessore o senso particolare. Il termine “performance” non è per niente appropriato. Non ci sono evoluzioni particolari e neppure scenografie coinvolgenti, a parte in mega schermo. Ballano e recitano sulla base della musica. Abbiamo rischiato di addormentarci più volte. Davvero deludente soprattutto per il costo molto elevato (ed eravamo in platea alta!!!)”, dice una spettatrice, mentre un'altra ancora va giù più duro: "Costumi belli. Stop. Non si salva nulla, nemmeno le patetiche scenette cringe con una specie di Gesù sulla nuvoletta in quel maxischermo atroce. La chicca? Il cantante che canta e i sottotitoli dietro che traducono:"la teoria dell'evoluzione e l'ateismo hanno rovinato il mondo". Spacciarsi per spettacolo di danza e insultare chi è ateo, facendo proselitismo ha come il risultato di sentirsi truffata, visto che non c'è accenno all'aspetto religioso quando si acquista il biglietto. Spero chiudano, perché oltre alla mediocrità, c'è pure la malafede". “Molto deludente” e “Ma per favore, 100 euro buttate” sono i titoli delle loro recensioni, e già da questo si dovrebbe capir tutto.
“Grande delusione”, dice un'altra ancora, specificando: “Grande delusione! Avevo aspettative decisamente alte per via della pubblicità dello stesso e il costo del biglietto. Molto bravi i ballerini e l’orchestra, per il resto bocciato! Le animazioni proiettate sul maxi schermo assolutamente inadeguate e fuori tempo, si ripetono continuamente con piccole storielle… diventa anche noioso e prolisso. E’ uno spettacolo che dovrebbe costare al massimo 30€! Delusa delusa”. “Sconsigliatissimo, delusione”, sostiene un altro spettatore, "Aspettative alte dalla publicità ma delusione già poco dopo l'inizio. La tradizione cinese tanto enfatizzata sparita, in compenso appare un "Proselitismo" fuori luogo a favore di "Dafa" una pseudo religione nata negli anni 90'. 80€ (x2 = 160) sprecati a sostegno di una setta sconosciuta e ambigua, dato che si presenta senza farlo sapere prima. Per quanto riguarda lo spettacolo che dalla pubblicità, prometteva un "Emozione unica", non ho trovato nulla di così emotivamente interessante, discreti i ballerini ma mi ricordano le presentazioni folcloristiche dei villaggi tutistici". “Molto al di sotto delle aspettative”, conferma un altro ancora, “Molto al di sotto delle aspettative. Alle fine è risultato piuttosto noioso e ripetitivo. Ho rischiato di addormentarmi e due amici sono andati via all'intervallo. Di sicuro non vale il prezzo del biglietto”. “Pesante come la corazzata Potemkin di Fantozzi”, gli fa infine eco un altro utente, riferendosi alla celebre scenetta del film “Il secondo tragico Fantozzi”, concludendo: “meglio stare a casa”.
Insomma, forse quello di Milano è stato, per Shen Yun, un bilancio decisamente… fantozziano.