Giusto il tempo di leccarsi le ferite, dopo la magra sortita a Milano, che già per Shen Yun iniziava la quinta e penultima tappa del suo calvario in terra italica, stavolta a Parma, al Teatro Regio, dal 23 al 25 gennaio: un'apparizione un po' meno duratura delle precedenti, che ha avuto se non altro il pregio di dare proprio questo molto meno nell'occhio.
Poca la considerazione ottenuta dai media locali, ancor meno da quelli nazionali che pure stavolta ben si sono guardati dal concedere una qualche attenzione ai comunicati di Shen Yun, glissando in primo luogo sulla necessità di pubblicarli. Solo alcuni blog locali dedicati al mondo degli spettacoli li hanno pubblicati nelle loro pagine web, forse più per amor della precisione e necessità di riempire uno spazio vuoto che altro. Insomma, un bilancio mediaticamente piuttosto amaro, anche per una città certamente importante ma pur sempre non capoluogo di regione e men che meno tra le più grandi d'Italia (meno di 200mila abitanti, laddove Milano può contarne 1,3 milioni, Torino circa 850mila mentre le altre città dove s'è esibita la setta s'attestano a circa 380mila nel caso di Firenze e 420mila in quello di Cagliari). Tuttavia, Parma è stata una delle capitali italiane prima dell'Unità, come ben testimoniato dalla sua elegante architettura che trova nel locale Teatro Regio uno dei più significativi esempi: insomma, un centro sicuramente operoso, attivo, dalla ricca vita culturale e dal pubblico non certo impreparato, ma al contrario assai esigente e smaliziato, poco disposto a farsi menar per il naso da teatranti così poco adatti al prestigio di tanto illustre palcoscenico.
Sarà per tutti questi fattori, oltre che per la cattiva immagine che già Shen Yun s'era fatta in passato, a maggior ragione in un mondo in cui le notizie scorrono ormai in fretta anche sul web, se pure stavolta l'apparizione della compagnia teatrale del Falun Gong è parsa ben lontana dal poter convincere tanto il pubblico quanto i vertici del teatro, che probabilmente serberanno a lungo il ricordo di tre serate gettate al vento insieme ad una buona dose di reputazione della loro stessa storica struttura. Vien da chiedersi se anche i vertici della compagnia, e della setta, al tempo stesso non comincino a farsi a loro volta qualche domanda, perché probabilmente il loro spettacolo comincia ad apparire sempre più vecchio e sbugiardato, e soprattutto più idoneo ad un pubblico di bassa competenza e fortemente politicizzato che ad uno più critico e meno tollerante come soprattutto in Italia e in Europa capita di trovare.
Le recensioni su TrustPilot dicono tutto. Un utente per esempio racconta: “Colpa mia che non mi sono informato, però… Sono andato ieri sera, 24 Gennaio 2024, al teatro Regio di Parma. Che dire. Mi aspettavo, dai trailer altisonanti e dalla presentazione del sito, uno spettacolo visivamente straordinario con balli e danze ispirate alla Millenaria cultura Cinese. Ci siamo ritrovati con balli e danze discreti, ma anche un po' ripetitivi, scenette al limite del grottesco e un messaggio lanciato verso il pubblico di condanna alla teoria evoluzionista (sic!) e all'ateismo che avrebbe, secondo questi geni, rovinato il mondo. All'uscita mi sono informato e ho capito tutto. Vicini al Trampismo americano, all'estrema destra e alle teorie complottiste di Quanon. Averlo saputo prima, risparmiavo i soldi e li davo in beneficenza. Non capisco come si possa permettere di veicolare certi messaggi, utilizzando la danza e lo spettacolo. Non capisco neanche, come, il comune di Parma presti il Teatro Regio a certi turpi raggiri. Male male (…)”, mentre un altro aggiunge: "Soldi "volati" nei Cieli (…). Ho assistito a questo spettacolo ieri, 24 gennaio al Teatro Regio di Parma e sono ancora esterrefatta e infastidita dall'idea di aver comprato un biglietto per uno spettacolo di danza e essermi trovata di fronte alla pantomima di una setta anti-evoluzionista e che paradossalmente condanna attraverso passaggi lirici, la libertà di espressione. Non sono assolutamente a favore dei regimi comunisti, ma se l'opposizione alle nostre latitudini deve essere composta da revisionisti manipolatori che travestono uno spettacolo di danza in un pamphlet anti moderno per le masse distratte dell'Occidente ignavo, siamo nei guai seri. Per restare in tema, con quel budget, sarebbe meglio acquistare tutta la bibliografia completa in lingua originale di John Stuart Mill".
Non va meglio su TripAdvisor, dove ad esempio un utente spiega, dopo aver descritto pregi e difetti di un teatro monumentale risalente alla prima metà dell'800 come il Regio di Parma, che "L’esigenza di accogliere tante persone e far cassa lascia molta delusione a tanti dei presenti. N.B.: spettacolo Shen Yun a mio avviso sotto le aspettative tanto declamate via social! Non lo rivedrei", a conferma che l'imperativo di guadagnare proprio di molte amministrazioni comunali e fondazioni teatrali fa sì che non si guardi in faccia al rispetto per lo spettatore, gabellandogli per seri spettacoli che seri non lo sono affatto: pur di vendere qualche biglietto in più, si capisce… E così si prestano al gioco di compagnie teatrali ancor meno serie, o che serie non lo sono per nulla, come Shen Yun, che alimentano nei propri potenziali spettatori l'aspettativa di poter andare a vedere uno spettacolo più colto, istruttivo e di maggior spessore di ciò che invece realmente è. Quanto poi ciò alla lunga giovi alla credibilità di tali fondazioni e compagnie, è facile immaginarselo: basti solo guardare agli scarsi risultati infine ottenuti.