Pochi giorni fa l'importante quotidiano parigino Le Figaro ha pubblicato una vasta inchiesta sulla diffusione in Francia della setta d'origini sudcoreane Shincheonjii, giudicandola quantomai preoccupante. Di questo movimento religioso, fondato nel 1984 da Le Man-hee e noto anche con altri nomi come Chiesa di Gesù, Tempio del Tabernacolo della Testimonianza, o ancora come Nuovo Cielo e Nuova Terra, abbiamo già altre volte più diffusamente parlato, sottolineando il grave allarmismo suscitato ovunque dalla sua espansione, da Oriente ad Occidente, Italia compresa. Si tratta di un culto settario di stampo apocalittico e millenarista come molti altri sorti dall'immensa e prolifica famiglia del Protestantesimo della Terza Ondata, quello che ha dato vita ad una miriade di chiese e gruppi messianici, basati sulla sottomissione fanatica e cieca al carisma e all'autoritarismo dei propri leader e fondatori. Nel corso del tempo è andato strutturandosi sempre di più, incontrando la grande necessità di nuove risposte e certezze di una società come quella sudcoreana che, negli Anni ‘80 e ’90, stava vivendo le complesse trasformazioni date dal contemporaneo boom economico. Proprio come nelle altre tigri asiatiche del periodo, le insicurezze di una società non sempre pronta ai difficili cambiamenti che la stava attraversando sono risultati una condizione ideale per l'efficacia della predicazione di Shincheonjii come di altri movimenti, tanto che fino al 2020 la chiesa fondata da Le Man-hee risultava quella più in rapida crescita nel paese.
Tutto è cambiato proprio quell'anno, quando il movimento è balzato agli onori della cronaca per aver favorito la diffusione del Covid-19 in Corea coi propri riti di massa, violando le prescrizioni delle autorità a mantenere i distanziamenti per contenere i contagi. Rapidamente sono balzate agli occhi anche molte altre incongruenze: le autorità sanitarie, che volevano un elenco preciso dei membri della setta così da poter esercitare una migliore profilassi nel paese, dopo essersi scontrate con le reticenze di Shincheonjii nel fornire i dati si sono ritrovate tra le mani numeri decisamente poco trasparenti. I fedeli erano non circa duecentomila, come inizialmente ritenuto, ma probabilmente anche più di trecentomila. Non solo, ma sono emersi pure elementi piuttosto compromettenti in merito al suo fondatore, come ad esempio il legame col Liberty Korea Party, precedentemente noto come Saenuri, su cui ha svuotato il sacco uno degli ex appartenenti al culto: proprio come la Soka Gakkai in Giappone col suo Komeito, anche Shincheonjii mirava in qualche modo a mandare avanti a Seul un partito che facesse la sua politica o che ne tutelasse in qualche modo gli interessi in politica.
Non è d'altronde un mistero che tutte queste sette di stampo messianico abbiano trovato, nella loro galoppante espansione degli Anni ‘80 e ’90, anche un certo supporto del mondo politico che le vedeva da una parte come un utile strumento di controllo sociale “surrogato” di aree della società altrimenti potenzialmente fuori controllo negli anni della dittatura vigente fino al 1988, e dall'altra come affidabili serbatoi elettorali nei successivi anni della transizione verso la democrazia, spesso e volentieri guidata da molte personalità che avevano avuto notevolmente le mani in pasta col regime precedente. Le Man-hee, del resto, era stato fortemente attivo nei movimenti più nazionalisti che avevano accompagnato le dittature alla guida della Repubblica di Corea fin dalla sua fondazione nel Dopoguerra, al contempo recependo la sua prima formazione evangelica nel non meno controverso movimento Olive Tree, per poi transitare nel successivo Tempio del Tabernacolo ad un certo punto affiliatosi per comodità alla Chiesa Presbiteriana. Non sono poi mancate neppure altre accuse al movimento, già riportate in altri articoli, come quelle di una predicazione a dir poco aggressiva da parte dei propri adepti anche a danno di altre chiese, non soltanto in patria ma pure in altri paesi, caratteristica d'altronde tipica di tali sette. Numerosi casi del genere sono stati riportati in India, Singapore, Australia, Nuova Zelanda, Cina o ancora in Europa, ad esempio in Inghilterra e ora anche in Francia.
L'articolo pubblicato dal Figaro testimonia nuovamente la grande affermazione che questo movimento sta incontrando anche in Europa, e che non può pertanto più semplicemente ritenersi una nostra magari opinabile impressione; ancora, testimonia come nella storia culturale europea la Francia costituisca come sempre il paese “iniziatore”, dove per primo hanno origine fenomeni destinati poi a diffondersi anche nel resto del Continente. Fu così, se ben ci ricordiamo, anche con tante altre sette, affermatesi in Francia prima che negli altri paesi europei, fino all'Italia: si pensi ad esempio a Scientology, alla Soka Gakkai, ai gruppo politico-religiosi sostenitori della secessione tibetana e del ritorno del regime feudale lamaista del Dalai Lama, o ancora quelli della secessione uigura e della fondazione del Grande Turkestan; ai primi gruppi New Age, ad Hare Krishna e ai vari gruppi a caratteri induista, al Falun Gong o ancora i tanti gruppi islamo-fondamentalisti che nondimeno hanno fortemente attecchito negli ultimi anni non soltanto tra migrati di prima e seconda generazione ma anche tra cittadini europei per cultura e discendenza. In Francia fiorirono per primi i movimenti culturali, artistici, letterari e politici che successivamente avrebbero prese piede in tutto il Vecchio Continente, rinnovandone o trasformandone le arti, la cultura o la politica: è il paese della Rivoluzione del 1789, che forgiò letteralmente l'Europa di oggi. Ecco perché la grande diffusione di Shincheonjii in Francia, tale da non passare inosservata alle autorità, deve interessare anche noi: prima o poi, inevitabilmente, la setta fondata da Le Man-hee troverà infatti sempre più spazio anche nel nostro paese.
Bisogna però dire, allo stesso tempo, che la Francia è stata anche il primo paese nella storia europea ad adottare misure istituzionali mirate al controllo dei culti settari, con la nascita d'apposite istituzioni che non a caso hanno presto trovato l'acerrima opposizione di tali gruppi e dei loro difensori e sostenitori nel mondo giornalistico e politico. Anche in questo senso, la Francia ha preceduto una tendenza vistasi poi pure nel resto del Vecchio Continente, compreso il nostro paese. Secondo dati del 2022, in Italia Shincheonjii ha circa una cinquantina di fedeli riuniti in una congregazione con sede a Roma e dipendente da quella di Zurigo, formata tra il 2010 e il 2016 da esponenti di quella di Londra, precedentemente costituita da altri di quella in Sudafrica, e da cui dipende pure il gruppo in Ungheria. Tuttavia, come abbiamo visto, una caratteristica saliente di Shincheonjii e tipica d'altronde anche d'altri movimenti del genere è quello di muoversi sempre con una certa opacità qualora si tratti di fornire i propri reali numeri, non soltanto di fedeli ma anche di denaro a disposizione, di come venga gestito e via dicendo. Riporre qualche attenzione in più anche in Italia agli sviluppi di Shincheonjii, che venera il suo fondatore considerandolo il “Pastore promesso” dal Nuovo Testamento, come tale anche unico capace d'interpretare i messaggi nascosti del Libro dell'Apocalisse, potrebbe forse apparire oggi più che mai opportuno.