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Il Falun Gong Protection Act: anche in Italia ha galvanizzato più di qualcuno

2025-03-08 15:00

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Il Falun Gong Protection Act: anche in Italia ha galvanizzato più di qualcuno

Come raccontavamo qualche giorno fa, la nuova Amministrazione Trump non sempre rende così felici i tanti attivisti umanitari e politici, accademici e

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Come raccontavamo qualche giorno fa, la nuova Amministrazione Trump non sempre rende così felici i tanti attivisti umanitari e politici, accademici e ricercatori, giornalisti ed agitatori che sulla difesa dei più impresentabili movimenti settari spacciata per generica tutela delle “libertà religiose” hanno costruito le proprie fortune lavorative e personali. In effetti, le loro aspettative al momento sembrano ancora non del tutto centrate, in parte persino deluse: sulla guerra con la Russia, per esempio, il “loro” Presidente non ha più di tanto voglia di continuare a sacrificare denari ed interessi per il bene di Zelensky e dei suoi. Certo, lo sapevano già, ed oltretutto solo una parte dei cari “pro-sette” s'identificano con la destra “trumpiana”, giacché molti altri ancora sposano invece idee di sinistra “liberal”, vicine ai Democratici; ma la guerra con la Russia, per tutti costoro, restava comunque una vera e propria “battaglia di civiltà” dalla quale per nessun motivo al mondo abdicare. Ora che tra Casa Bianca e Cremlino s'è aperto un pur cauto dialogo sul da farsi, su come concludere questo conflitto in Ucraina che per diverse ragioni torna scomodo a tutti e due, i “nostri” pro-sette intuibilmente borbottano e non poco. 

 

Ma bene o male qualche ragione per continuare a sperare, i nostri cari amici pro-sette, ce l'hanno ancora: dopotutto, come annunciato qualche giorno fa da un trepidante Li Jingfei, corrispondente da Washington DC per Minghui (il portale informativo del Falun Gong, o meglio ancora uno dei tanti, ma certamente tra i più importanti), il Parlamento americano s'appresta a reintrodurre il Falun Gong Protection Act (FGPA), per iniziativa del Sen. Ted Cruz, repubblicano eletto nel Texas, a cui s'è ben presto aggiunto anche il collega di partito Scott Perry, rappresentante del Congresso eletto in Pennsylvania. Il Falun Gong, che di questi tempi negli Stati Uniti non se la passa molto bene tra scandali mediatici e soprattutto giudiziari che ne hanno messo al tappeto le diramazioni di Shen Yun e The Epoch Times, festeggia più galvanizzato che mai nella speranza che possa sortirgli un qualche effetto ricostituente. Tuttavia, prima che sorgano equivoci, occorrerebbe dire che si tratti solo di un documento di legge più volte apparso nel Parlamento americano, con effetti temporanei e basato su denunce ormai trite e ritrite; la prima tra tutte, quella del prelievo forzato di organi e tessuti dai “prigionieri di coscienza” del Falun Gong, ovvero adepti della sette che il governo di Pechino deterrebbe per la sola colpa di professare una fede “sgradita”, oltretutto compiendovi operazioni chirurgiche finalizzate all'asportazione di organi successivamente posti neanche troppo lecitamente in commercio. Una balla colossale, una leggenda metropolitana a cui neanche il più ingenuo dei ragazzini mai crederebbe: eppure, come disse un tale, più grande è una menzogna, maggiori saranno le possibilità che la massa, o almeno una sua modesta parte, vi creda. 

 

E' una leggenda metropolitana che anche in Italia, immancabilmente, ha avuto la sua fortuna: dagli attivisti di certe associazioni umanitarie che insieme agli adepti del Falun Gong, in molte piazze, diffondevano volantini ed esibivano striscioni denuncianti proprio una tale assurda pratica, da costoro ovviamente spacciata per incontrovertibile verità, ai medici e rappresentanti di DAFOH (controversa associazione “medico-scientifica” legata alla setta) che addirittura ottenevano una tribuna in Parlamento e in altre sedi istituzionali per veicolare la loro propaganda, fino a non pochi giornalisti di testate autorevoli, in tanti nel nostro Paese sono cascati in una simile sciocchezza con tutti e due i piedi, oppure fingendo di cascarvi e pertanto mentendo sapendo di mentire. Ma le bugie hanno le gambe corte, e infatti ben presto sono state smentite; ciò non toglie che i loro autori e “predicatori” continuino comunque a ripeterle, confidando nel fatto di poter coprire tali smentite con l'alto volume della loro petulanza. Un articolo del giornale di controinformazione The Grayzone, più volte censurato in Occidente per la sua capacità di scalfire le vulgate diffuse dai mass media più “istituzionalizzati”, ci può raccontare molte cose in merito.

 

Asserito che il FGPA ripresentato al Parlamento americano si basi su motivazione false e oltre il ridicolo, come quelle riguardanti il prelievo di organi dai prigionieri politici, rimane l'unica vera motivazione ad averlo reso utile per i loro promotori: quello di avvalersi anche di questo pretesto per ampliare e potenziare una normativa americana restrittiva verso i rapporti con la Cina e con aziende e personalità cinesi. Non è soltanto una questione di mera sinofobia, comunque nutrita da quel vasto fronte politico presente soprattutto nella destra conservatrice, ma anche di forti interessi politici ed economici: dopotutto, siamo in concomitanza coi dazi commerciali americani verso i prodotti cinesi, e con un rinnovato ciclo di tensioni politiche e militari di Washington nel Pacifico e intorno a Taiwan in funzione anche in quel caso squisitamente anticinese. Una legge come il FGPA permetterebbe infatti di sanzionare gruppi, aziende e personalità cinesi basandosi sulla falsa accusa d'aver a che fare col traffico di organi prelevati dai prigionieri di coscienza del Falun Gong: potrebbero essere aziende scomode per gli interessi economici di molte lobby e gruppi economici che hanno finanziato la campagna elettorale trumpiana, per esempio, o che sostengono molti politici sia all'interno dell'Amministrazione che all'opposizione, motivandone un'adesione bipartisan; o ancora cittadini cinesi la cui attività negli Stati Uniti, pur risultando legalmente inattaccabile, analogamente appaia scomoda a quei gruppi economici o ad altri interessi di natura politica o perfino mediatica ancora. Il FGPA può insomma essere uno strumento di censura e delegittimazione politica e mediatica contro tutta una serie di soggetti e destinatari che non si saprebbe altrimenti come metter fuori gioco, almeno all'interno della cornice “giurisdizionale” degli Stati Uniti.

 

Tolto ciò, possiamo dire che per i cari pro-sette l'arrivo dell'Amministrazione Trump porti pur sempre qualche soddisfazione, al netto delle delusioni già riscontrate per l'Ucraina: insomma, "uno a uno e palla al centro". Non sarà per loro sufficiente, ma si tratta pur sempre di un primo segnale che troveranno in qualche modo “incoraggiante”. E poi, chissà, qualcuno del loro giro potrebbe addirittura sbandierarlo negli ambienti politici nostrani per chiedere che la nostra politica adotti un provvedimento analogo: come dire, potrebbe pur sempre essere un precedente, almeno ai loro occhi. Peraltro, anche un altro provvedimento introdotto a Washington e teso a “sradicare il bias anti-cristiano” sta destando più di qualche ottimismo tra molti di loro, anche perché subito ne hanno capito i reali e reconditi intenti: non tarderemo a parlarne, con un articolo apposito. 

 

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