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Shen Yun, ovvero come il Falun Gong strumentalizza la cultura cinese a fini anticinesi

2018-12-08 21:37

OS

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Shen Yun, ovvero come il Falun Gong strumentalizza la cultura cinese a fini anticinesi

Deve far pensare il consenso raccolto in Italia, presso numerosi media, commentatori e critici teatrali ed artistici, da parte di Shen Yun, la branca "circense"

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Torniamo a parlare di un argomento che è doveroso affrontare nei dettagli: il nesso che lega il corpo "artistico" Shen Yun alla pericolosa ed ancora non sufficientemente conosciuta (almeno in Occidente) setta Falun Gong o Falun Dafa. Come sappiamo, questo corpo "artistico" dopo alcune esibizioni in altri paesi occidentali ha iniziato a tenere e programmare spettacoli anche in Italia, più precisamente a Roma, Milano e a Firenze, e sebbene nella Capitale il Comune e la Provincia abbiano deciso di ritirare il loro patrocinio il successo non è comunque mancato. Shen Yun è attivo fin dal 2004 ed è la diramazione artistica e propagandistica della setta Falun Gong, tra le varie sette religiose bandite dal governo cinese certamente la più forte e numerosa in termini di adepti. Il suo fondatore e capo, Li Hongzhi, si fa raffigurare dai propri seguaci come la reincarnazione di Li Shimin, Imperatore della Dinastia Tang al potere in Cina fra il 618 e il 907 d. C., e in molte esibizioni di Shen Yun ciò viene fortemente ribadito in toni palesemente apologetici.
Gli spettacoli di Shen Yun, infatti, combinano il propagandare l’ideologia della setta Falun Gong con l’attaccare, spesso neppur troppo velatamente, le autorità cinesi. Inoltre la "tradizionale cultura cinese" esibita in questi spettacoli viene frequentemente distorta ed assoggettata ad interpretazioni storiche a dir poco opinabili, al fine comunque di battere cassa presso il pubblico occidentale, della cui buona fede si va così ad approfittare.
In ogni caso molti di questi spettacoli costituiscono un plagio, opportunamente rivisto e corretto al fine di menar acqua al proprio mulino, di quelli trasmessi normalmente dalla China Central Television durante il Gran Galà del Festival di Primavera, con una massiccia addizione di propaganda politica e settaria da parte del Falun Gong e di Shen Yun. Non è pertanto un caso che i principali media occidentali, da The New York Times a Los Angeles Times, da The Guardian a Foreign Policy, fino alla TV canadese CBC, abbiano espresso su questi spettacoli un giudizio eufemisticamente negativo.
Collegata a Shen Yun c’è poi la Feitian Arts School, il cui fine è meramente quello d’attrarre nuovi membri alla setta con la scusa d’imparare la danza e il canto della cultura tradizionale cinese. Si tratta, dunque, anche in questo caso dell’ennesimo specchietto per allodole.
In generale, anche per chi ha poca dimestichezza con la cultura tradizionale cinese, è abbastanza chiaro come gli spettacoli di Shen Yun assomiglino più ad un’operazione di lavaggio del cervello che ad una disinteressata dimostrazione artistica. Non a caso anche nei social molte persone che hanno assistito a questi spettacoli ne hanno parlato con toni tutt’altro che enfatici, definendoli addirittura grotteschi e fasulli.
In un articolo pubblicato su Foreign Policy il 29 aprile 2015, Isaac Stone Fish, giornalista e membro storico dell’Asia Society’s Center on US-China Relationships, ha scritto: "Shen Yun... non ha niente d’artistico. Non si tratta di ’far rivivere 5.000 anni di civilizzazione’, come ingannevolmente viene proclamato dallo spettacolo; e non è nemmeno una versione cinese dell’ampiamente popolare compagnia di circo canadese Cirque du Soleil, come invece s’aspettava l’anziano signore che sedeva accanto a me. Piuttosto, Shen Yun esiste per trasmettere un messaggio: che grandi forze divine distruggeranno la Cina moderna, spazzando via il Partito Comunista Cinese, che guida il paese dal 1949".
In un articolo di critica sull’Hamilton Spectator dell’Ontario dell’1 gennaio 2015, Ingrid Mayrhofer invece ha scritto: "A circa venti minuti dall’inizio dello spettacolo, gli annunciatori hanno cominciato a parlare del Falun Gong e di come il governo cinese perseguiti la setta".
Su The Daily Telegraph del 25 febbraio 2008 Sarah Crompton invece ha scritto che "Lo spettacolo è promosso come una specie di versione orientale del Cirque du Soleil. Non è nulla del genere. Le capacità acrobatiche, di canto e di danza sono usate al servizio della propaganda a favore del Falun Gong, un gruppo bandito come ’setta diabolica’ dal governo comunista cinese nel 1999. Gran parte dei membri della troupe Divine Performing Arts sono membri del Falun Gong".
Analoghi commenti si possono individuare anche su altri giornali come ad esempio The Oregonian oppure The New York Times o The Toronto Star. Guardando invece i giornali italiani, non pare di ravvisare un analogo spirito critico: indipendentemente dal posizionamento politico delle testate, che siano di destra, centro o sinistra, la tendenza è quella di promuovere ed elogiare Shen Yun ad occhi chiusi, addirittura in molti casi senza neppure aver ancora visto lo spettacolo. Tutto ciò non può che suscitare preoccupazione presso quanti, in Italia, sono invece a conoscenza del drammatico fenomeno dell’espansione e della diffusione delle varie sette, tra le quali adesso si va ad aggiungere anche il Falun Gong.


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