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La crisi del Movimento 5 Stelle (e del governo) secondo il Falun Dafa

2019-05-30 19:23

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La crisi del Movimento 5 Stelle (e del governo) secondo il Falun Dafa

Epoch Times, il quotidiano di proprietà del Falun Dafa, nella sua edizione italiana ha riservato molto spazio alle vicende politiche nazionali, trovando alla cr

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Nell’edizione italiana di Epoch Times, il giornale di proprietà della setta Falun Dafa, s’è data molta attenzione alle vicende riguardanti il governo italiano e soprattutto il Movimento 5 Stelle, non fosse altro per la loro politica estera, accusata d’essere addirittura "filocinese".
Tra i vari articoli pubblicati, merita certamente una particolare attenzione quello uscito a commento delle Elezioni Europee, dove, dopo aver sbrigativamente analizzato le questioni di politica ed economia interna, l’autore passa ad occuparsi della politica estera con ben maggior enfasi ed abbondanza. Si pone subito l’accento sulla firma da parte del Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, del memorandum d’intesa sulla Nuova Via della Seta, rimarcando che s’è trattata di una scelta sconsigliata non soltanto da associazioni di categoria quali Confcommercio e Conftrasporto, ma anche e soprattutto dagli USA e dall’UE. L’autore dell’articolo esprime a questo punto le sue ragioni, abbracciando completamente (e non potrebbe essere altrimenti) le posizioni di USA ed UE, che nei confronti del Falun Dafa hanno sempre mantenuto un atteggiamento benevolo in funzione chiaramente anticinese, e che del resto nei confronti della stessa Cina hanno da sempre un comportamento che spazia da un’ambigua sopportazione ad un’aperta ostilità.

Viene per l’occasione "linkato" un altro articolo di Epoch Times, molto lungo e teso a contestare qualsiasi ipotesi di un beneficio per l’Italia dal coltivare un rapporto economico o commerciale con la Cina, appoggiandosi chiaramente anche alla solita questione del regime repressivo e dittatoriale, del Partito Comunista Cinese, delle violazioni sui diritti umani di cui proprio il Falun Dafa è fra le prime vittime, ecc. Non è un caso che questo genere di frasario trovi sempre porte aperte presso numerosi ambienti, sia di destra che di sinistra, del nostro paese come di tutto l’Occidente in generale. Basti pensare a quanti, a sinistra, parlano dell’Africa a loro dire "colonizzata" dalla Cina, ben guardandosi al contempo però di parlare del colonialismo altrui, se non per giustificare l’immigrazione di massa che spesso e volentieri ha fruttato incassi milionari non solo alle "amiche" ONG ma anche alle ancor più amiche cooperative attive nel "business dell’accoglienza". Oppure, si pensi a quanti, a destra, ma anche a sinistra, da decenni sbandierano la storia del Tibet invaso, occupato ed angariato da Pechino, e così via. Insomma: la sinofobia, pur di giustificare sé stessa, è ben disposta a nutrirsi di qualsivoglia "fake news", avallandola e legittimandola.

L’articolo prosegue citando con scandalo il fatto che la recente visita del Presidente Xi Jinping abbia visto, da parte di Di Maio e di Mattarella, addirittura maggior calore ed ospitalità rispetto a quella che, nel 2014, venne riservata all’allora Presidente USA Barack Obama: una disparità di trattamento che, francamente, fino ad oggi non risultava pervenuta.

Insomma, per farla breve, secondo Epoch Times la causa del tracollo elettorale dei 5 Stelle, che hanno perso in un anno circa 3,5 milioni di voti, risiederebbe nella politica estera "filocinese", al punto tale da esporre il paese ai gravi pericoli non solo della Nuova Via della Seta ma anche del 5G basato su tecnologie fornite da colossi cinesi come Huawei e ZTE! C’è però da dubitare, oltre che della capacità d’analisi geopolitica di Epoch Times, anche del fatto che al comune cittadino italiano tale questione preoccupi più di tanto, men che meno che gli tolga il sonno la notte. In un paese dove i principali problemi sono l’economia, l’occupazione, la sicurezza, l’emergenza migratoria, ecc, il senso della realtà e la vita reale delle persone comuni non prevedono che si possa perder tempo dietro a faccende che, di pericoloso, hanno ben poco, rappresentando piuttosto delle opportunità.

Del resto, lo stesso ragionamento vale anche per l’atteggiamento del governo italiano in merito alla crisi politica interna del Venezuela, con l’accusa di non aver riconosciuto, unico insieme alla Grecia fra tutti i paesi dell’UE, l’autoproclamato Presidente Juan Guaidò. Dato che Maduro viene facilmente assimilato, dagli autori di Epoch Times, all’odiato Xi Jinping e il suo regime all’odiato regime cinese, tale azione a loro dire risulterebbe fortemente impattante sull’opinione pubblica italiana ed europea, al punto tale che l’elettore italiano avrebbe punito il Movimento 5 Stelle privandolo del suo voto! Anche in questo caso, viene da pensare che al comune cittadino italiano, del Venezuela, importi ben poco, dato che nella sua vita di tutti i giorni ben altri sono i problemi con cui si deve confrontare. Inoltre, se proprio vogliamo dirla tutta, l’avvicinamento con la Cina ha avuto inizio e regia strategica non col Movimento 5 Stelle ma... con la Lega! Per la precisione, con Michele Geraci, sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico, docente universitario ed economista con una lunga biografia professionale fra Stati Uniti ed Inghilterra (un aspetto, in tutta questione, che può suonare persino alquanto bizzarro), palermitano ed indipendente, ma in quota Lega. Eppure la Lega non soltanto non ha riportato da tale iniziativa alcun danno, ma addirittura è cresciuta, mentre il Movimento 5 Stelle decresceva.

Probabilmente la crescita della Lega si spiega per il semplice fatto che abbia tenuto una posizione fortemente polemica con l’UE e con l’opposizione del PD su varie politiche a cominciare dalla crisi migratoria e dalle conseguenze in termini di sicurezza che essa produce, mentre il M5S ha fatto sostanzialmente il contrario. Senza poi dimenticare che, dopo un anno di sostanziale "interregno", alla fine nel PD s’è avuta l’affermazione di Nicola Zingaretti, percepito da molta parte dell’elettorato come più a sinistra rispetto ai renziani e quindi in continuità con la vecchia guardia dalemiana e bersaniana. Così molti pentastellati, che provenivano dal PD e che l’avevano abbandonato proprio perché delusi da Renzi, sono tornati indietro, mentre nel frattempo molti renziani disertavano il partito confluendo nell’astensione. Ciò spiega anche il sostanziale pareggio che ha mantenuto il PD in questo ultimo anno e pure la crescita della Lega, che ha risucchiato un po’ di voti da Forza Italia ma anche e soprattutto da quella parte di pentastellati che, in passato, votavano per il centrodestra (ve ne sono e ve ne erano, anche se meno rispetto a quelli provenienti dal centrosinistra).
In ogni caso, non è certo con astratte pretese propagandistiche, tese a demonizzare la Cina e il Partito Comunista Cinese o i suoi leader, che si può pensare di convincere il grosso dell’opinione pubblica italiana, fatte salve quelle persone che della lotta alla Cina hanno fatto una missione di vita, dedicandovi buona parte del loro tempo e della loro quotidianità. Un po’ di radical chic di destra e di sinistra, di "gauche caviar" o sinistra al caviale che dir si voglia, liberal e intellettuali finto impegnati, non ultimo un po’ di convertiti a qualche dottrina orientaleggiante più per appagare il loro ego mistico o riempire i propri vuoti esistenziali che per reale interesse spirituale o "chiamata". Gente, insomma, che sta bene, e che non lavora nei campi o in fabbrica, o che porta i pacchi a domicilio col furgone o, peggio ancora, il cibo pronto in bicicletta. Insomma, quello che, un tempo, si chiamava il mondo del "culturame".


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