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Quando la stampa italiana parla delle sette: il caso del Foglio e del duo Falun Gong - Epoch Times

2019-08-26 14:58

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Quando la stampa italiana parla delle sette: il caso del Foglio e del duo Falun Gong - Epoch Times

Pochi giorni fa un interessante articolo pubblicato dal quotidiano Il Foglio ha messo a nudo i legami di simpatia fra l’attuale presidente USA Donald Trump e il

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Probabilmente molti di noi conoscono "Il Foglio" come un quotidiano fondato alcuni anni or sono da Giuliano Ferrara, a quel tempo con posizioni molto vicine a Berlusconi e ai repubblicani USA dell’era di Bush jr, ma successivamente avvicinatosi al PD nel momento della segreteria di Matteo Renzi, a cui ancora continua ad essere abbastanza vicino. E’ però vero che, in tutti questi anni, Il Foglio abbia talvolta ospitato, quando in modo continuativo e quando in modo invece occasionale, delle penne piuttosto interessanti, capaci di fornire contributi significativi e fuori dal coro al dibattito politico italiano.
Tale tradizione sembrerebbe che continui tutto sommato a manifestarsi se guardiamo a quest’articolo firmato da Eugenio Cau, il cui titolo appare a dir poco inequivocabile: "Così la più grande setta cinese pompa la disinformazia trumpiana su Facebook". Ora, che in virtù della loro linea oggi renziana, al Foglio preferissero Obama a Trump, non era certo una novità, come del resto ai tempi di Ferrara la nostalgia invece era per Bush; tuttavia, non dovrebbe passare inosservato il fatto che, alle attenzioni di questo giornale, non sia sfuggito l’operato del Falun Gong e della sua diramazione "mediatica", ovvero il giornale "The Epoch Times", di sua proprietà e presente anche in italiano in versione online. E’ invece abbastanza una costante, nella storia editoriale di questo giornale, la sostanziale freddezza nei confronti della Cina, sia da un punto di vista geopolitico che puramente ideologico, essendo vista come "paese comunista".
Come fa correttamente notare Eugenio Cau (che, nella sua breve biografia sul Foglio, si presenta come un giovane professionista, laureato in storia e con la passione per le nuove tecnologie, ma ancor più per la Cina al punto da voler imparare il mandarino), The Epoch Times al lettore occasionale potrebbe tranquillamente passare per un giornale qualsiasi. Era un aspetto, quest’ultimo, che avevamo fatto notare anche noi, in occasione di un articolo che pubblicammo già diversi mesi fa. Tuttavia, ci sono due problemi, evidenzia l’autore: il primo, che tale giornale è di proprietà della setta Falun Gong, di cui abbiamo ormai ampiamente analizzato le sue varie malefatte; il secondo, che tale giornale da un paio d’anni a questa parte ha assunto una linea sempre più smaccatamente filotrumpiana. 
The Epoch Times in Italia è presente praticamente solo con un proprio portale web, dove in generale vengono proposti articoli tradotti dalle ricche edizioni inglese ed americana e ben meno contributi da parte di autori nazionali, ma negli USA trova larga diffusione, venendo distribuito non soltanto dalle cassette di distribuzione automatica di giornali, tipiche del panorama urbano americano, ma anche nei ristoranti cinesi gestiti da persone che hanno aderito al Falun Gong. 
Secondo Il Foglio, da gennaio 2019 The Epoch Times avrebbe speso almeno un milione e mezzo di dollari in pubblicità a favore di Trump, essendo di fatto uno dei pochi quotidiani ad averlo sostenuto già durante le primarie e la successiva campagna elettorale (la stragrande maggioranza dei media americani, in effetti, era per Hillary Clinton, e anche i soldi spesi da quest’ultima per la pubblicità nei media erano enormemente di più di quelli spesi da Trump). Ormai, quindi, The Epoch Times sarebbe il secondo contributore pubblicitario di Trump dopo il suo stesso comitato elettorale. 
The Epoch Times dà così risalto a tutti gli aspetti della politica trumpiana, chiaramente con l’obiettivo di collocarli sotto una luce favorevole, e in tal caso non sfugge all’attenzione dei suoi redattori nemmeno la battaglia che l’attuale inquilino della Casa Bianca starebbe facendo contro il "deep State", ovvero contro quei "poteri forti" che sarebbero popolati di pedofili e satanisti, una tesi sostenuta da molti popolari giornalisti ed opinionisti complottisti sia statunitensi che di altri paesi, appartenenti non di rado ad una certa destra identitaria, e che hanno tifato per Trump vedendolo come una figura vicina alla loro area. Ed in effetti, vedendo il recente caso di Epstein, viene in tutta onestà da pensare che un fondo di verità in questa "leggenda" vi sia pure.
L’articolo del Foglio cita a tal proposito un’inchiesta fornita dalla rete americana NBC News e firmata da Brandy Zadrozny e Ben Collins, che ha avuto un forte risalto, al punto da indurre Facebook a bandire tutto il network di Epoch Times dal suo sistema pubblicitario. I metodi usati dal Falun Gong, attraverso non soltanto Epoch Times ma anche la produttrice di video New Tang Dinasty, apparivano secondo l’inchiesta piuttosto ambigui e subdoli: infatti, questi contenuti "complottisti" non venivano pubblicati palesemente sui loro canali, siti o pagine ufficiali, ma sui social come Facebook oppure YouTube. In entrambi i casi, il numero di "followers" risultava, non soltanto negli USA ma anche in altri paesi compreso il nostro, molto rilevante. Ad allargare il giro, contribuivano anche profili e pagine Facebook come Honest Paper, Patriots of America, Pure American Journalism e Best News con contenuti ed orientamenti palesemente filotrumpiani e che il Falun Gong aveva creato per raggiungere, sotto mentite spoglie, ulteriori utenti, spendendovi anche in questo caso non meno di mezzo milione di dollari in pubblicità.
La posizione filotrumpiana del Falun Gong e, pertanto, anche dei suoi bracci mediatici come The Epoch Times, conclude l’articolo, è ben comprensibile: Trump, infatti, ha ben presto inaugurato con la Cina un estenuante braccio di ferro, a suon di dazi e controdazi, identificando quindi in Pechino il principale rivale sia economico che geopolitico che gli Stati Uniti abbiano in questo momento. Anche i predecessori, Obama in primis, non erano certamente stati benevoli con la Cina, e gli esempi del "pivot to Asia" o delle tensioni sul Mar Cinese Meridionale ne sono una concreta testimonianza. Tuttavia Trump ha ulteriormente aumentato i toni della contesa fra Stati Uniti e Cina, come dimostrato anche dal sostegno sempre più esplicito dato alla "rivoluzione colorata" scattata a Hong Kong e la cui violenza fa impallidire la precedente Umbrella Revolution di qualche anno fa; e ciò ha incontrato i facili favori del Falun Gong, setta che nei confronti del governo di Pechino e del Partito Comunista Cinese nutre un’avversione profonda. Così il Falun Gong ha visto in Trump un vero amico, e gli ha messo a disposizione il suo immenso bagaglio d’esperienza in fatto di creazione di "fake news" anticinesi. E che la lotta alla Cina sia ormai la tendenza sempre più dominante nella politica a stelle e strisce è testimoniato anche da un altro fatto, meramente più economico: nel 2017, ad un annetto scarso dall’elezione di Trump a presidente, le entrate di Epoch Times sono raddoppiate, mentre quelle dei video prodotti da New Tang Dinasty sono addirittura aumentate del 150%.


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