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Sette religiose e politica internazionale: perché il binomio è inscindibile

2021-12-11 13:00

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Sette religiose e politica internazionale: perché il binomio è inscindibile

L'informazione in Italia, spesso e volentieri, lascia a desiderare. Lo si vede soprattutto quando si tratta di certe questioni di portata internaziona

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L'informazione in Italia, spesso e volentieri, lascia a desiderare. Lo si vede soprattutto quando si tratta di certe questioni di portata internazionali, intorno alle quali oggettivamente non sembra esistere né fra gli addetti ai lavori né fra i lettori un particolare interesse all'approfondimento e alla ponderazione dei fatti. In genere, la prima cosa che si dovrebbe insegnare ad uno studente affinché un giorno possa diventare un bravo professionista e un buon cittadino, è il valore del dubbio: dubitare sempre di tutto, sforzarsi d'informarsi e di ragionare con la propria testa, è sempre l'unica via per potersi migliorare personalmente e soprattutto per sfuggire alle facili scorciatoie offerte dalla cieca fiducia in questo o in quel dogma, in questa o in quella falsa certezza. Può sembrare paradossale ma, nella vita, se esiste una certezza è quella secondo cui al mondo non esistano certezze.

 

Ecco perché molte persone, sfogliando i giornali o ascoltando i notiziari televisivi, per non parlar poi dei vari programmi d'approfondimento o ancora di certa saggistica che pure abbonda nelle librerie (alla larga, poi, da quel che si può trovare nei social!), restano solitamente piuttosto deluse: la tendenza seguita dai professionisti del giornalismo, dagli opinionisti e persino da figure docenti è quella di un certo appiattimento culturale, a cui anche i comuni cittadini sono inevitabilmente invitati ad adeguarsi. Lo stesso ragionamento, naturalmente, vale anche per quanto riguarda la classe dirigente, che si tratti di quella politica od economica, dove il "conformismo culturale" porta inevitabilmente anche ad un impoverimento del dibattito interno su qualsivoglia tema. Così qualunque argomento, che si tratti di interni o di esteri, diventa inevitabilmente una materia su cui si tende spesso a convergere con frettolosa superficialità, in modo bipartisan: destre e sinistre spariscono per far posto solo ad una visione comune piuttosto massificata e anche, diciamocela tutta, un po' troppo asfittica.

 

Un esempio è quello delle sette religiose. Ne parliamo sempre. Eppure, indipendentemente dalle loro posizioni politiche e dalla loro formazione culturale, sono davvero poche in percentuale le persone che ne comprendano la reale pericolosità: il più delle volte, esse vengono viste solo come un segno dei tempi moderni, delle innocue o pressoché simpatiche curiosità, che magari hanno pure il pregio di fare un po' di concorrenza alle altre grandi religioni ritenute più temibili magari anche soltanto perché mediaticamente più note, come il Cristianesimo o l'Islam. Eppure tali considerazioni, così benevole e bonarie, sono in realtà ben lontane dal vero: sia in termini storici, giacché le sette ovviamente sono sempre esistite con tutti i pericolosi precedenti di cui è disseminata la storia, sia in termini di cronaca, se anche soltanto ci limitiamo a quanto fornitoci dall'attualità. 

 

Un altro argomento dove inevitabilmente ci imbattiamo è quello della politica estera, perché bene o male è inevitabile parlarne: quando una setta religiosa (o anche non religiosa, perché non vi sono soltanto culti religiosi) diviene un fenomeno di massa o comunque dotato di una forte influenza culturale e sociale, e conseguentemente anche economica e politica, è giocoforza doverne parlare. Soprattutto se quella setta, come spesso può avvenire, proviene da altri paesi, dove magari ha già messo solide radici prima d'internazionalizzarsi. Come si potrebbe, ad esempio, parlare della setta del Reverendo Moon senza pensare alla Corea del Sud, ma anche agli Stati Uniti dove poi ha trovato una seconda patria, per poi trovarne anche tante altre in altre parti del mondo? E' inevitabile operare un simile collegamento. E lo stesso si può dire se vogliamo parlare di Scientology, che molti conoscono proprio perché è una setta nata negli Stati Uniti e che ha fra i suoi membri anche importanti esponenti del mondo dello spettacolo, in particolare divi di Hollywood. Ma è anche una setta oggi ben presente pure in Europa, cominciando proprio dal nostro paese, così come nel resto del mondo, come in Russia o in buona parte dell'Asia. 

 

Gli esempi potrebbero continuare per ore. Pensiamo alla setta americana NXIVM, divenuta recentemente nota anche per delle produzioni televisive che le sono state dedicate e che ne hanno messo in luce la natura criminale: eppure tuttora molti credono che sia soltanto roba di poco conto. Resta comunque il fatto che difficilmente potremmo pensare a quella setta senza associarla al suo paese d'origine, gli Stati Uniti. E' un discorso che d'altronde vale anche per la Soka Gakkai, che molti indubbiamente vedono come una realtà benigna ma su cui tuttavia in molti hanno messo in guardia la cittadinanza, cominciando da VIP e loro familiari che ne erano rimasti coinvolti e che letteralmente non sapevano più come fare per uscirne. E' una setta buddista di origine giapponese, che oltretutto il nostro Stato riconosce con tanto di diritto a riscuotere anche l'8 per mille: impossibile, anche in questo caso, non associarla al suo paese originario, il Giappone. 

 

Il ragionamento, va da sé, vale automaticamente anche per moltissime sette di provenienza cinese, che nel corso degli anni in Occidente si sono moltiplicate crescendo come funghi. Ve ne sono letteralmente un'infinità: talvolta sono piccoli gruppi, talvolta sono invece delle grandi realtà peraltro anche abbastanza ben spalleggiate dal mondo politico e culturale, in cui hanno trovato sponde ed amicizie. Alcune nascono e poi spariscono nel volgere di poco tempo, altre invece si dimostrano ben più tenaci crescendo di anno in anno o comunque acquisendo un importante peso politico, economico e mediatico.

 

Si pensi alla Chiesa di Dio Onnipotente, che predica uno strano culto evangelico che tuttavia non le ha impedito di diventare un "piccolo impero" ben più che religioso, ma anche finanziario e mediatico, con insospettabili sostegni politici dal Nord America all'Europa. Oppure si pensi al Falun Gong, dedita ad un culto tutto suo, che impasta insieme varie discipline orientali, e che ugualmente è divenuta un altro "piccolo impero" dotato di vari organismi che spaziano dall'editoria (giornali come Epoch Times e Vision Times, o la televisione New Tang Dinasty) allo spettacolo (il corpo teatrale Shen Yun), e così via.

 

Sono entrambe sette nate in Cina nel periodo spaziante fra la fine degli Anni '80 e l'inizio degli Anni '90, ma ben presto bandite da quel paese per via dei loro ripetuti comportamenti criminali, spesso e volentieri di vero e proprio terrorismo. Ciò però ha contribuito a renderle popolari, persino eroiche, in Occidente, dove si sono letteralmente rifatte una vita vestendo i panni delle povere vittime perseguitate. Non è stato difficile, a quel punto, farsi buone amicizie tanto a destra quanto a sinistra, in qualunque paese andassero. Negli Stati Uniti, per esempio, tanto i democratici quanto i repubblicani sono ben contenti d'andare a braccetto coi loro esponenti, e lo stesso avviene pari pari anche in Canada, in Australia, in Inghilterra, e del pari nell'Europa continentale. Anche nel nostro paese, seppur in forma forse un po' meno ravvisabile che in Francia o in Germania o nei paesi scandinavi, avviene la stessa identica cosa: e non è affatto un buon segnale.


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