La libertà religiosa è indubbiamente un valore, un diritto. Ma proprio perché lo è, non dovrebbe essere oggetto di strumentalizzazione, ovvero un paravento dietro cui nascondere ben altre intenzioni. Nulla dovrebbe offendere di più tanto il laico quanto il credente di un uso in malafede di un principio etico, in questo caso volto a sancire la difesa della religione.
E' proprio partendo da questo assunto, che consideriamo un imperativo, che vogliamo far capire ai nostri lettori come molte persone, in totale buonafede, finiscano così col dar retta ad altri che non sono affatto mossi da altrettanto buone intenzioni. In questo senso, la lotta alle sette e ai fondamentalismi religiosi non soltanto è giustificata, ma è persino essenziale per salvaguardare la libertà religiosa di tutti: in caso contrario, si andrebbe incontro alla prevaricazione dei pochi sui molti. Non si dica che ciò non è mai avvenuto o che sia impossibile. Ci basta anche soltanto guardarci intorno per accorgercene: si pensi ad esempio a cos'è avvenuto, più volte, in Medio Oriente oppure in Africa, in questi ultimi anni. Sono tragedie che continuano tuttora, ben lontane dal concludersi rapidamente. Lo stesso, del resto, è avvenuto in passato anche nella nostra Europa: non ci sono state soltanto le tragedie medievali e post-medievali, o le guerre di religione che hanno infiammato i secoli successivi, ma anche i recenti drammi nei Balcani. Si vedano i conflitti nella ex Yugoslavia, e poi quello del Kosovo.
D'altronde, la questione non è di sola libertà religiosa ma anche politica, di pensiero. E' sicuramente sacrosanta; ma come reagiremmo se l'estremista politico, magari dedito anche al terrorismo, invocasse la libertà politica con la stessa malafede con cui una setta o un fondamentalista invoca quella religiosa? Eppure, in passato, anche nella nostra tanto civile Europa, lo permettemmo e ne pagammo le conseguenze. In Italia fu così col Fascismo, in Germania col Nazismo, e così via. Le immagini dei lager e degli stermini "industrializzati" di ebrei, zingari, omosessuali e altre minoranze, anche religiose e politiche, ci sembrano oggi lontane, come se certe cose non avessero mai davvero potuto avvenire nel nostro Continente, sul nostro suolo. Eppure sono avvenute, e ci sono tutte le testimonianze che vogliamo a raccontarcelo: cominciando magari proprio da quei lager o dai musei che ci raccontano cosa furono quei drammi. A tacer poi della Seconda Guerra Mondiale!
Ecco perché è importante saper distinguere fra la buonafede e la malafede: se non lo si fa, si resta inevitabilmente vittime della seconda. Per saper operare questa distinzione, è fondamentale coltivare il proprio spirito critico, comprendere ed imparare. Ci sono molti cattolici che, ad esempio, in buonafede, giungono ad affermare su importanti testate sia cartacee che online che la setta Falun Gong anche ad Hong Kong ora si ritroverà ad essere perseguitata, implicitamente prendendone le parti. Ci sono molti esempi, rinvenibili sui giornali più disparati. Naturalmente, non è un problema solo dei credenti, ma a maggior ragione anche dei non credenti, che cadono nello stesso errore. Il credente, forse, ha la giustificazione di aver molto a cuore la propria libertà di culto, fino al punto magari da poterne fare quasi una questione personale anche se ciò non riguarda direttamente la sua fede. E' un po' la mentalità del cosiddetto "buon cristiano", che in tal senso si può anche capire e persino, ma senza troppo esagerare, perdonare. Dal canto suo, il non credente potrà usare come giustificazione il fatto di esser equidistante fra le parti, e di voler pertanto rispetto e possibilità per tutti, indipendentemente dalla loro religione.
Per carità, sono tutti temi giustissimi; ma ci sorge anche un dubbio. Molti di loro, che in nome di una certa sinofobia (dettata anche dall'adesione a partiti e posizioni politiche, sia progressiste che conservatrici, che nel nostro Occidente spesso e volentieri sono anche piuttosto anticinesi o comunque sospettose verso la Cina) oggi quasi sposano la causa del Falun Gong "perseguitato" dalle autorità di Pechino ad Hong Kong, avrebbero in passato manifestato la stessa comprensione o disponibilità anche verso Scientology o verso qualche setta satanista? Ne dubitiamo fortemente! E, del resto, se glielo domandassimo, certamente si offenderebbero.
Ecco perché è importante approfondire un po' di più. Altrimenti si finisce per credere alle peggiori forme di propaganda (l'espianto forzato degli organi, la paura che possa chiudere un pessimo giornale come Epoch Times, o gli scalmanati appelli ideologici del Cardinale Joseph Zen), prendendole per buone. Anche perché il primo obiettivo della propaganda, si sa, è proprio quello di convincere la sua vittima di essere nel giusto, e di aver a quel punto imparato e capito già tutto: così, in questo modo, quella persona non si sentirà motivata o stimolata ad impegnarsi un po' di più per conto suo, ad approfondire e riflettere. E' proprio questo il grave pericolo che permette a tante forme di estremismo, religioso o politico che sia, di farsi strada fra di noi.