Chi segue con assiduità i nostri contenuti saprà che ultimamente anche la Mongolia Interna è diventata un nuovo terreno di speculazione politica e mediatica per i propalatori di bufale di casa nostra, sulla falsariga di quanto già attuatosi in precedenza con lo Xinjiang o col Tibet. Ciò fornisce ovviamente vari tornaconti: da una parte s'intensifica la delegittimazione di un paese ormai sempre più considerato come "nemico", e dall'altra permette pure di coltivare un potenzialmente ricco "business" relativo all'accoglienza di persone che, anche ad arte, possono essere spacciate per "perseguitati" come tali meritevoli d'asilo politico.
E' una procedura che del resto è già stata ampiamente attuata anche nel confronto di tanti altri paesi, con la funzione di destabilizzarne i governi in carica, dalla Siria all'Iran, dalla Russia al Kazakistan, da Cuba al Venezuela, dall'Eritrea al Gambia, e così via. La lista è lunga ed infinita, non soltanto dei paesi destinatari di certe "attenzioni" ma anche di quanti sono disposti a credervi e soprattutto di quanto non vedono l'ora di costruirvi sopra i propri vantaggi.
Se poi la questione relativa alle presunte discriminazioni in Mongolia Interna, ovvero la persecuzione di stampo etnico e politico, viene abbinata anche a quella religiosa, ovvero verso tutte quelle sette notoriamente giudicate in Occidente come "ingiustamente perseguitate", ecco che a quel punto abbiamo fatto proprio l'en plein. Ecco perché, sebbene sia avvenuto ancora lo scorso 19 novembre, il fatto che otto membri dell'Associazione dei Discepoli siano stati giudicati in Mongolia Interna come colpevoli su diversi capi d'accusa ha subito scatenato le attenzioni di molti.
Per ricapitolare brevemente, l'Associazione dei Discepoli è una setta cristiana fondata nel 1989 da Ji Sanbao, già membro della Chiesa del Vero Cristo: pentecostale l'una, pentecostale l'altra, ma andando sempre più in direzione estrema. E tanto era estrema che infatti già un anno dopo, nel 1990, ben prima di altre sette più famigerate e di cui spesso ci occupiamo, era stata messa al bando dalle autorità governative. Da quel momento la setta ha cominciato così ad attraversare un periodo di tempo un po' più in sordina.
Intorno al 2020, tuttavia, approfittando della temporanea emergenza legata alla pandemia da Covid, l'Associazione dei Discepoli è tornata alla carica, intensificando di nuovo il suo proselitismo e le sue azioni su vari fronti, sia pubblici che privati, così come sulla nuova frontiera rappresentata dal web. Prova ne sia, come dicevamo anche in articoli pubblicati alcuni mesi fa, che anche in Italia aveva ormai ufficialmente iniziato a far comparsa, aggiungendosi ad altre sette di origine cinese ormai più o meno diffusamente presenti sul nostro territorio, su diversi livelli.
Per farla breve, in patria la setta è entrata ben presto in contrasto con la Chiesa delle Tre Autonomie, cominciando proprio dalla Regione Autonoma della Mongolia Interna, proprio per la diversa visione della natura del Covid. La Chiesa delle Tre Autonomie, responsabilmente, invitava i suoi fedeli a pregare perché il dramma venisse superato ma anche a collaborare con le autorità attendendosi alle loro prescrizioni per superare la pandemia, così come a vaccinarsi e ad affidarsi alla scienza. Invece l'Associazione dei Discepoli, al pari della Chiesa di Dio Onnipotente e di altre sette, sosteneva che ciò fosse un castigo di Dio contro il genere umano, indirizzato in particolare contro la Cina, il suo governo e il suo popolo.
Come possiamo ben immaginare, chiunque dica qualcosa del genere in Italia, andando anche a manifestarlo in giro ed entrando in diretto conflitto non soltanto verbale ma anche fisico con altre persone od enti che non la pensino allo stesso modo, prima o poi rischia di finire a processo. Ci si finiva anche soltanto a violare il coprifuoco quando non era consentito, nei momenti più duri della pandemia. Quindi quanto è avvenuto in Cina non deve assolutamente sembrarci più "dittatoriale" di quanto non lo sia stato altrove, soprattuttto se pensiamo che nello stesso periodo in altri luoghi del mondo, così ammirati per la loro "democrazia", s'assaltava Capitol Hill oppure s'abbattevano le statue o ancora avvenivano i dolorosi e motivati fatti del Black Live Matters.
Ad ogni modo, tutte queste cose poco importano a coloro che già si fregano le mani pensando al business che potranno amplificare grazie anche all'accoglienza anche di costoro. L'abbiamo già visto. Ci sono state sentenze che hanno stabilito dei precedenti, e il mondo politico, mediatico ed associativo "che conta" non ha tardato ha muoversi prontamente. I motori sono accesi, e sono caldi, e la marcia è già inserita.