Pochi giorni fa l'intergruppo sulla libertà religiosa del Parlamento Europeo ha lanciato un accorato appello contro il "martirio silenzioso dei cristiani nel mondo", con particolare riferimento soprattutto ad alcuni paesi. "Ora l'Europa alzi la voce", è quanto riportato dalle varie testate italiane, con uno schieramento bipartisan ma comunque inserito nella cornice europeista ed atlantista, dal centrosinistra al centrodestra, come ad esempio il Giornale, espressione del Gruppo Mondadori e di Forza Italia. Del resto, lo stesso intergruppo è per l'appunto composto da esponenti delle varie formazioni politiche che siedono nell'Europarlamento, oltre ad avvalersi di varie personalità esterne attive nel campo della libertà religiosa e dei diritti umani.
Secondo l'analisi espressa dall'intergruppo, il "martirio silenzioso e costante" dei cristiani sarebbe da addebitarsi soprattutto al fondamentalismo islamico, a regimi autoritari e al suprematismo etnico e religioso. Tutto vero e condivisibile, in moltissimi casi, ma anche evitando al contempo di far come si suol dire "di tutta l'erba un fascio". Certamente un caso estremamente grave è rappresentato da quello indiano, dove l'epidemia da Covid aveva scatenato nuovi sospetti e nuove divisioni tra le varie comunità religiose in un momento in cui il governo nazionale, guidato dai nazionalisti indù, tendeva già di per sé a far poco per tutelare cristiani e musulmani. Tutto ciò avveniva sullo sfondo di ormai radicati attriti tra le varie comunità religiose, che accompagnano la storia dell'India moderna (così come quella del Pakistan e successivamente anche del Bangladesh, allorché questi si rese indipendente dal primo) fin dai suoi primi giorni d'indipendenza.
Se è vero che in India come del resto anche in altri paesi, non soltanto dell'area, vi siano concreti problemi di convivenza tra le varie realtà religiose che li compongono, è anche vero che ben di rado se non mai si possa davvero parlare (men che meno con certezza!) di forme di persecuzione istituzionalizzate, e quindi deliberate e pianificate dalle autorità governative. Ciò, casomai, è un problema che abbiamo vissuto in abbondanza proprio nel nostro Occidente (va da sé, senza riferirsi esclusivamente al solo antisemitismo) e che in parte vi si continua a vivere tuttora, con forti recrudescenze anche in aree dell'Europa che pure per decenni avevano conosciuto una ben solida pace (si guardi, per esempio, anche soltanto a quanto avviene oggi in Ucraina, dove lo scontro tra cattolici uniati ed ortodossi, in particolare quelli ancora legati al Patriarcato di Mosca e non alla Chiesa Ortodossa nazionale ucraina filogovernativa, ha nuovamente bagnato di sangue quella terra; o al Kosovo, dove all'ombra del "protettorato" UE e NATO la minoranza serba ortodossa è oggetto di pesanti discriminazioni da parte della maggioranza albanofona e radicalizzata, con la complicità delle autorità locali e il silenzio di quelle internazionali).
Nel caso della Cina, invece, l'indice è puntato soprattutto contro il progresso tecnologico, che consentirebbe alle autorità di esercitare una stretta sorveglianza sui cristiani. Va però detto, in tal caso, che in Cina i cristiani sono in realtà presenti, sia pur non in grandissime percentuali (si calcola, grossomodo, il 2,53%), riuniti prevalentemente nella Chiesa delle Tre Autonomie, sorta nel 1950 e che riunisce varie chiese protestanti; seguono poi i cattolici della Chiesa Patriottica, non in comunione col Papa di Roma ma per la quale comunque dopo anni ed anni il dialogo per una ricomposizione è iniziato con buone premesse; infine, con piccolissimi numeri, vi è anche la Chiesa Ortodossa, che gode ugualmente del riconoscimento dello Stato ed è localizzata soprattutto nell'Heilongijang.
Non vi è dunque un problema di disconoscimento da parte di uno Stato ateo o distruttore delle fedi religiose, come viene tendenzialmente descritto da molti operatori che spesso e volentieri trovano udienza tanto presso l'Europarlamento quanto presso i singoli parlamenti nazionali europei. Vi sono invece altri problemi, del resto comuni ad ogni altra nazione moderna, relativi all'operato di altri movimenti religiosi, spesso di vaga ispirazione cristiana, che nel corso del tempo hanno causato non pochi problemi di ordine pubblico o di sicurezza, spesso e volentieri proprio colpendo le altre chiese cristiane con forme d'intimidazione di stampo mafioso o dando luogo a gravi attentati contro le istituzioni o privati, o causando omicidi. In alcuni casi, i più estremi, ciò ha portato alla loro messa al bando (Shouters, Associazione dei Discepoli, Chiesa di Dio Onnipotente, ecc). Difficilmente in altri paesi non sarebbe avvenuto qualcosa del genere (in Giappone la setta di Shoko Asahara, Aum Shinrikyo, che aveva mischiato buddhismo e cristianesimo in forma apocalittica, è stata messa al bando dopo il drammatico attentato alla metropolitana di Tokyo del marzo 1995, di cui proprio in questi giorni è ricorso l'anniversario, e in quell'occasione alcuni suoi membri furono addirittura condannati a morte).
Andrebbe a tal proposito ricordato, nel caso cinese, il drammatico omicidio avvenuto presso il McDonald di Zhaoyuan, nello Shandong, causato da predicatori della Chiesa di Dio Onnipotente, e di cui vi è grande abbondanza di fonti e testimonianze documentarie; ciò tuttavia non sembrerebbe che sia sufficiente a convincere proprio molti sostenitori della causa della "libertà religiosa" dalle cui labbra pendono i nostri parlamentari ed europarlamentari, a cominciare proprio da quelli dell'intergruppo. Tant'è che non mancano, tra questi "sostenitori" e "campioni del mondo libero", persone che apertamente dichiarano che quella del McDonald di Zhaoyuan fosse solo una "fake news" montata ad arte! E' chiaro che, con un comportamento tanto poco professionale e così fazioso nell'esprimere soprattutto una profonda ostilità politica alla Cina e alla sua mancanza di allineamento alla politica occidentale a guida euro-americana (perché alla fine dei conti soprattutto di politica, che usa come pretesto le ragioni religiose strumentalizzandole a proprio fine e vantaggio, si parla), sia difficile risultare veramente credibili.