Non deve sorprendere la notizia, diffusasi pochi giorni fa, di nuove sanzioni da parte del Dipartimento di Stato USA nei confronti di cinque personalità del governo cinese, da Washington ritenute poco rispettose dei diritti umani nella loro azione contenitiva verso alcuni gruppi e sette religiose ormai ampiamente riconosciute a livello internazionale soprattutto come realtà pericolose ed organizzazioni terroriste. Purtroppo, potremmo aggiungere, non deve nemmeno sorprendere la notizia che Washington e il Dipartimento di Stato considerino invece tali gruppi e sette come realtà benigne ed organizzazioni amiche della democrazia, e come tali ingiustamente perseguitate; venendo oltretutto in ciò prontamente imitati dai loro più fidati alleati, in primis europei.
E' una vecchia storia: "i nemici dei miei nemici sono miei amici". Peccato, però, che a ragionar così poi si finisca col crescersi delle serpi in seno, pratica quest'ultima su cui ormai statunitensi ed europei possono ormai vantare un lungo e doloroso curriculum. Lo abbiamo già visto, tanto per fare un esempio ormai noto a molti di noi, col fondamentalismo ed il terrorismo islamico: finanziato e coccolato quando per lottare contro i sovietici in Afghanistan, quando per tormentare ed abbattere i governi arabi più scomodi agli interessi occidentali, non ha poi tardato a seminare attentati e paure anche tra Stati Uniti ed Europa, sbigottendo quanti fino a quel momento se ne erano creduti ingenuamente al riparo.
Cinque, dicevamo, le personalità sanzionate: Tan Yong, dirigente carcerario dell'area di Chongqing (nel 2020 e nel 2021 il Dipartimento di Stato aveva emesso sanzioni per le medesime ragioni verso i suoi colleghi di Xiamen e di Chengdu, Huang Yuanxiong e Yu Hui), Li Zhenyu e Zhuo Xinrong, attivi nell'ambito dei trasporti via nave e della pesca industriale, ed infine Wu Yingjie ed il suo collega Zhang Hongbo, due alti funzionari della Regione Autonoma del Tibet già in passato additati al pari degli altri come violatori della libertà religiosa da media e ONG vicini al Falun Gong e al governo tibetano in esilio di Dharamsala.
La questione dei "diritti umani" intesa dal Dipartimento di Stato USA e dalle varie istituzioni che in ambito occidentale ben presto si muovono per calcarne le mosse, infatti, si riduce proprio nell'accusa di aver violato le "libertà religiose", senza tuttavia mai esporre dati credibili e men che meno prove insindacabili. Solitamente, ci si affida a resoconti inventati di sana pianta da sedicenti perseguitati, con uno stile giornalistico da Washington Post o peggio ancora, non di rado con fatti ed episodi che erano già stati smentiti in passato ma che vengono poi riproposti a distanza di tempo confidando sulla poca memoria e sullo scarso spirito critico tanto dell'opinione pubblica quanto dei vari operatori politici ed economici occidentali.
Finché si tratta di riempire la pagina di un blog, senza dar fastidio a nessuno, ciò può anche esser tollerabile, benché si tratti sempre e comunque di una "fake news"; ma nel momento in cui diventa una fonte emanata da una delle principali e più influenti istituzioni politiche ed amministrative del mondo, quale il Dipartimento di Stato, la cosa si fa invece molto più seria. Anche perché si additano, come criminali, personalità che semplicemente stanno cercando di svolgere il loro lavoro nel proprio paese, e che tanto nel loro paese quanto all'estero sono note invece per disporre di ben migliori qualità umane e professionali. Cosa succederebbe se la cosa si verificasse a parti inverse, magari con alte istituzioni cinesi o di un altro paese che additano e sanzionano come criminali delle figure istituzionali statunitensi? Certamente ciò non potrebbe avvenire perché al di fuori dalla cultura politica di questi paesi, ed infatti finora non è mai avvenuto; ma da parte statunitense invece vediamo che avviene.
Eppure dovremmo sapere che i "diritti umani" e le "libertà religiose" non dovrebbero essere mai, al pari di tante altre cose, utilizzati a casaccio, come semplici armi (o weapons, come si suol dire nel lessico anglosassone) di cui servirsi semplicemente per soddisfare la "ragion politica", i propri interessi politici. Se ne sviliscono il significato e l'importanza, trasformandoli in semplici merci di cui servirsi soltanto quando ci fa comodo, con chi ci fa comodo. Tanto i Democratici quanto i Repubblicani USA, le cui complicità e il cui livello d'infiltrazione da parte di sette e gruppi pericolosi come il Falun Gong ed altri sono ben note, farebbero assai bene a riflettere su questo punto. Per quanto tempo ancora sono disposti a mettere in gioco la loro credibilità internazionale, e quella delle istituzioni del loro paese, con un simile approccio?