
L'Accordo siglato tra la Santa Sede e Pechino nel 2018 non ha mai incontrato grandi entusiasmi, soprattutto presso gli ambienti politici e religiosi più conservatori del Cattolicesimo, per i quali "abbassarsi" al dialogo con le autorità di un Paese socialista potrebbe progressivamente condurre ad una sua sorta di legittimazione, se non ad un vero e proprio riconoscimento politico in tutti i sensi. Che vi sia la necessità, o meglio la missione, da parte della Chiesa Cattolica di potersi rivolgere ad un proprio gregge presente anche in Cina, procedendo ad un clima di distensione e di accrescimento della fiducia reciproca tra le parti, per molti di costoro forse non è prioritario: piuttosto, essi preferiscono che quel gregge continui a rimanere una sorta di "merce politica" da poter utilizzare per i propri interessi e anche per il proprio personale conforto ideologico, dentro e fuori le mura vaticane.
Papa Francesco, in termini più pratici, ha invece voluto aprire le proprie porte, confidando nel fatto che anche dall'altra parte le avrebbe trovate aperte; e così infatti è stato. Non va dimenticato, infine, che l'Accordo è a nome della Santa Sede, ovvero il Pontefice che a sua volta è guida più alto tanto della Chiesa Cattolica quanto del Vaticano: la prima un ramo del mondo cristiano sparso in tutto il mondo, il secondo uno Stato presente dentro il perimetro di Roma. Un solo uomo, dunque, guida due entità parallele, associate tra loro ma da non confondersi perché comunque sempre molto diverse tra loro. E' importante sottolinearlo visto che molti, forse per errore o forse proprio per dolo, invece parlano apertamente di un accordo tra il Vaticano e la Cina, ovvero di un accordo politico tra due veri e propri Stati in quanto tali, che chiaramente se esistesse implicherebbe una serie di mutui riconoscimenti non ancora avvenuti e su cui tuttavia proprio quei "molti" ripongono i loro principali timori.
Un accordo tra Santa Sede e governo di Pechino, dunque, è solo un primo e piccolo passo, benché molto significativo, che richiederà tempi lunghi ed un dialogo non meno lungo perché si possano vedere in futuro altre novità, e non necessariamente soltanto quelle che tolgono il sonno a quanti già s'immaginano una simile prospettiva, mettendo le mani avanti e facendo di tutto per impedire che tale documento possa avere un futuro. Tuttavia, tra costoro spiccano figure molto accese come il noto Cardinale Joseph Zen. Non solo molto accese, ma anche molto discusse, visto che lo scorso 25 novembre s'è scoperto che il Cardinale Zen non aveva registrato un fondo di aiuti umanitari creato per sostenere i dimostranti delle manifestazioni ad Hong Kong del 2019. Al di là della discutibilità politica dell'operazione che Zen intendeva portare avanti, giacché si trattava pur sempre di un sostegno economico ad elementi infiltrati che miravano a destabilizzare istituzioni elette e riconosciute, vi è pure il fatto che quel fondo agiva in maniera né più e né meno che clandestina ed occulta. Se l'è cavata comunque bene, con una multa di 4000 dollari di Hong Kong, pari all'incirca a 500 euro.
Naturalmente sono sorte subito le dietrologie contro la persona del Santo Padre. Fonti misteriose, e come tali difficilmente credibili anche perché per quel che ne può sapere il comune "uomo della strada" potrebbero anche esser semplicemente inventate, hanno parlato di un accordo tra Papa Francesco e le autorità di Hong Kong, se non addirittura di Pechino, per fare uno "sgambetto" con cui mettere almeno momentaneamente all'angolo il rivale Zen. Altre ancora, invece, hanno puntato l'indice sia sul silenzio della Santa Sede che della Diocesi di Hong Kong, supponendo che vi siano clausole misteriose nell'accordo firmato con Pechino che impedirebbero al Papa di mettere il becco su quanto avvenuto al Cardinale. Altre, infine, hanno cercato di collegare sempre quel silenzio ad una seconda trattativa tra la Santa Sede e Pechino, riguardante l'insediamento del Vescovo Giovanni Peng Weizhao nello Jiangxi. Questi, precedentemente membro della "Chiesa sotterranea", è ora esponente della Chiesa Patriottica, riconosciuta e tutelata dallo Stato cinese. In ogni caso, anche su queste materie il Cardinale Zen e i suoi seguaci sono ben contenti di poter speculare, cercando ogni occasione per mettere i bastoni tra le ruote al dialogo tra Santa Sede ed autorità di Pechino.