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In Occidente chi difende i diritti umani e le libertà religiose si nutre spesso di troppe fake news

2022-10-10 17:00

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In Occidente chi difende i diritti umani e le libertà religiose si nutre spesso di troppe fake news

Uno degli argomenti più amati da quanti, in Europa e in America, si occupano di difesa dei diritti umani ed in particolare di libertà religiosa nel re

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Uno degli argomenti più amati da quanti, in Europa e in America, si occupano di difesa dei diritti umani ed in particolare di libertà religiosa nel resto del mondo, è il tema delle chiese demolite. Non importa di quali chiese si tratti: possono essere cattoliche, ortodosse o protestanti, indifferentemente. L'attenzione di questi difensori della libertà religiosa al di fuori dei loro confini (ma talvolta anche in casa propria, a seconda delle necessità e potremmo dire anche delle convenienze) diventa letteralmente esplosiva nel momento in cui si approcciano in particolare a certi paesi, quelli che guardacaso hanno in comune tra di loro la caratteristica di non risultare mai troppo graditi ad un certo mondo politico occidentale. 

 

Chi avrà la curiosità di guardare per qualche istante su un motore di ricerca, troverà infatti numerosi articoli, immagini e video di chiese distrutte o demolite in paesi come ad esempio la Cina, il Vietnam, l'Ucraina (anche per cause di forza maggiore, potremmo dire, visto il drammatico conflitto bellico in corso), il Pakistan oppure la Nigeria, e tanti altri ancora. Naturalmente verso alcuni vi è più zelo da parte di questi "difensori della libertà religiosa" di quanto ne sia invece riposto verso altri, ma sostanzialmente quasi nessuno alla fine dei giochi risulta davvero trascurato. 

 

Fermo restando che sono tutte situazioni molto diverse fra di loro (ad esempio in alcuni paesi come i succitati Nigeria e Pakistan gli assalti a chiese o ad altri luoghi di culto, e peggio ancora ai credenti, avvengono per ragioni di ordine pubblico, ovvero a causa di istituzioni che non riescono a far valere la legge prevenendo o reprimendo tumulti contro una determinata comunità che pure è composta da loro stessi cittadini e che quindi dovrebbero assolutamente difendere; mentre in Ucraina, come già dicevamo, c'è il drammatico problema che non soltanto le chiese e i luoghi di culto, ma anche altre strutture civili e private come scuole, ospedali, fabbriche ed abitazioni sono diventate parte della linea del fronte e non di rado utilizzate come avamposto o luogo di rifugio dei soldati, trasformandosi così pure in obiettivi militari; ecc), occorre pur dire che il "movente politico" che porta all'azione questi difensori della libertà religiosa di casa nostra spesso e volentieri si percepisce da lontano un miglio. 

 

Nel caso della Cina, ad esempio, non si tiene conto che come da Piani Quinquennali varati nell'ultimo decennio (a tacere di quelli precedenti) è in atto anche un immenso piano di riqualifica urbanistico nazionale, che smuove miliardi e miliardi in investimenti per ammodernare o più semplicemente sostituire con edifici ed infrastrutture più sicure, moderne e rispettose dell'ambiente le costruzioni preesistenti. Si guardi per esempio al 13esimo Piano Quinquennale, che letteralmente si inaugura toccando proprio questo tema in un quadro di sviluppo e crescita economica sempre più sostenibili; o al 14esimo Piano Quinquennale, varato lo scorso anno, che ancor più pone l'accento sulla necessità di provvedere ad una sempre migliore urbanizzazione, finalizzata ad un minor consumo energetico degli edifici, ad una maggiore decarbonizzazione, ad una migliore qualità della vita, all'uso di materiali da costruzione più moderni e rispettosi dell'ambiente così come ad una superiore sicurezza delle strutture pubbliche e private realizzate.

 

Fino agli Anni '70 ed in parte anche negli Anni '80 e primi Anni '90 in Cina vennero costruite infrastrutture ed edifici pubblici e privati che avevano la fisionomia e il livello tecnico e qualitativo delle analoghe costruzioni che si potevano trovare e che ancora oggi facilmente si trovano nell'ex URSS e negli altri paesi ex socialisti dell'Europa orientale. Tali edifici, che a molti occidentali risultano solitamente piuttosto "brutti" o comunque dall'aspetto "monotono" e "pesante", spesso accusano ormai il segno del tempo, anche perché non di rado già ai tempi in cui venivano costruiti se ne prevedeva una durata temporale passata la quale il loro deterioramento inizia a farsi notare irrimediabilmente. Inoltre, rispondevano alle esigenze abitative e costruttive di un'epoca che si fa ormai sempre più remota, e quindi è pure comprensibile che ciò che potesse andar bene trenta o cinquant'anni fa oggi invece possa risultare superato o inadeguato (non sarebbe tanto diverso se, scendendo da una moderna automobile di oggi, ci mettessimo alla guida di una degli Anni '70). In seguito, col boom economico degli Anni '80 scaturito dalle prime riforme di Deng Xiaoping e dei suoi successori, fino ai primi Anni 2000 in Cina non è mancata una nuova urbanizzazione che si è affiancata a quella preesistente (gli edifici "alla sovietica") e che, procedendo in modo talvolta piuttosto disordinato e frettoloso come sempre avviene sotto ogni grande crescita economica (pensiamo alle nostre tante strutture pubbliche e private degli Anni '50 - Anni '70), ha ben presto causato tanto nelle campagne quanto nelle città nuovi problemi a cui porre doverosamente rimedio. 

 

In sostanza, tutta questa tipologia di edifici ed infrastrutture da qualche anno deve cedere il passo ad una nuova urbanizzazione decisamente più consona alle nuove necessità. Quindi: maggior sicurezza, rispetto dell'ambiente e qualità della vita, migliore abitabilità e fruibilità, minori consumi energetici e superiore razionalità costruttiva, abbattimento delle barriere architettoniche ancora esistenti (in un paese in cui l'aspettativa di vita e la percentuale di persone anziane aumenta è una necessità più che comprensibile, e del resto condivisa anche nelle nostre stesse città), e via dicendo. Non ci sono solo condomini ed abitazioni private nell'elenco, ma anche fabbriche e strutture pubbliche come scuole ed ospedali, dove per esempio la sicurezza e la salubrità sono argomenti assolutamente fuori discussione; ed infine pure luoghi di culto, non soltanto chiese cristiane ma anche moschee e templi buddisti, taoisti e via dicendo.

 

Ecco da dove nascono le fake news sulla demolizione dei luoghi di culto di cui parlano i nostri "difensori della libertà religiosa": trovano su YouTube o su TikTok o su qualche altro social media come Twitter, Instagram o Facebook dei video o delle immagini che riprendono le demolizioni (certamente tristi, ma necessarie di fronte ad edifici che non di rado sono fatiscenti, insicuri o persino costruiti in aree ad alta sismicità o a perenne rischio alluvione) e le rilanciano pubblicandole sui vari giornali e le varie testate che, in Italia come nel resto dell'Europa e dell'Occidente, sono ben disposte a dar loro ascolto. Altre volte, invece, sono addirittura demolizioni che per le medesime ragioni avvengono altrove, persino nella nostra Europa, come in Francia o in Italia, volutamente o meno scambiate per "misfatti" cinesi. Sorge allora il dubbio se costoro, e così anche i giornali e le testate che ospitano i loro accorati interventi, abbiano mai provveduto a verificare l'attendibilità ovvero la veridicità delle loro notizie: ad esempio, hanno mai controllato cos'è successo dopo che quella chiesa o quel tempio o moschea è stata demolita? Hanno controllato se dopo, nelle vicinanze o persino sullo stesso sito, non è stata costruita una nuova chiesa, tempio o moschea spesso anche in tempi record e con un livello di comodità e sicurezza più adeguato alle necessità dei fedeli? C'è da dubitare che l'abbiano mai fatto, e se per caso l'avessero fatto probabilmente hanno pure preferito "glissare" perché, si sa com'è: la polemica a vuoto, soprattutto quando è mirata contro qualcuno per ingraziarsi qualcun altro, "conviene" sempre, in termini politici, d'immagine, di carriera e chi più ne ha più ne metta.


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