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Su internet abbondano contenuti spazzatura e falsa propaganda: fondamentale intervenire

2022-10-07 18:00

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Su internet abbondano contenuti spazzatura e falsa propaganda: fondamentale intervenire

Spesso si discute molto, cominciando dal nostro paese, della pericolosità rappresentata da molti contenuti diffusi dai vari social media (da Facebook

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Spesso si discute molto, cominciando dal nostro paese, della pericolosità rappresentata da molti contenuti diffusi dai vari social media (da Facebook ad Instagram, da TikTok a YouTube, e via dicendo) così come dal "dark web" o "deep web" che pare calamitare a sé sempre più giovani e giovanissimi, diffondendo esempi e stimoli ad azioni pericolose tanto per loro quanto per gli altri. Il dibattito è infatti molto forte e tende ad allargarsi sempre più, a mano a mano che cresce la presa di coscienza di sempre maggiori parti dell'opinione pubblica così come di psicologi, operatori sanitari e delle Forze dell'Ordine attivi su tale fronte.

 

Rispetto a qualche anno fa, è molto più raro imbattersi in persone che tendono a generalizzare o a minimizzare la gravità posta da certi rischi, complice anche l'effetto che sull'immaginario collettivo è stato dato da numerosi casi di cronaca di incidenti, atti di lesionismo o persino suicidi e tentati suicidi di ragazzi spesso poco più che adolescenti, coinvolti in assurdi "giochi" e "scommesse" nel social o nel dark web. Il tutto, sullo sfondo di famiglie spesso disgregate, in situazioni urbane di degrado e di una società dove anche le varie droghe, vecchie e nuove, stanno conoscendo una contemporanea esplosione in termini di diffusione. Questo sebbene non siano stati pochi nemmeno i casi in cui le vittime erano, invece, cosiddetti giovani "di buona famiglia", provenienti da situazioni più tranquille e certamente meno disagiate.

 

La diffusione di contenuti spazzatura, così come di falsa propaganda, ha conosciuto un'enorme espansione negli ultimi tre anni, complice il fatto che tante persone erano costrette a stare molto di più in casa per via delle limitazioni agli spostamenti causati dall'epidemia da Covid e ad avvalersi quindi della rete per lavorare, seguire le lezioni o anche semplicemente trascorrere il tempo. Molti hanno sviluppato una vera e propria dipendenza dal web, ma non di rado in quella dipendenza si è incuneata anche quella da altri "interessi" che proprio il web ha loro fornito, il più delle volte anche solo per puro caso. Possiamo immaginarci l'effetto che tali stimoli possano aver avuto e tuttora avuto soprattutto sulle menti dei più giovani, spesso ancora preadolescenti e privi di certe difese critiche e cognitive proprie (ma non sempre) degli adulti. 

 

In Europa si è dedicata molta attenzione al tema delle "fake news", formando persino un'apposita commissione comunitaria che dovrebbe provvedere al loro filtraggio, benché ciò abbia più che altro innescato serie e fondate polemiche sulla buonafede del suo operato; oltretutto considerando che il più delle volte essa ha preso di mira soprattutto notizie reali, al contempo tutelando o comunque tollerando altre notizie ben meno attendibili, ma anche politicamente più convenienti alle autorità comunitarie e dei vari Stati membri. Mentre, per quanto riguarda la lotta ai fenomeni più deteriori che emergono in modo vieppiù copioso dal dark web o dai social, il lavoro normativo svolto è stato a dir poco insufficiente, lasciando alle istituzioni preposte (dalle Forze dell'Ordine ai professionisti di settore come medici e psicologi) l'ingrato compito di continuare a lavorare a mani nude e senza adeguati strumenti a contrastare efficacemente una situazione contro cui ormai si trovano a lottare ad armi impari. 

 

Eppure anche in Europa, come in America, il problema è tutt'altro che così blando da consentire una tale e protratta negligenza. Intervenire sarebbe dunque fondamentale, anche prendendo esempio da chi si è già mosso in tal senso studiando le prime misure opportune ad un'emergenza del genere. Ad esempio in Cina lo scorso settembre il Ministero del Turismo e della Cultura ha pubblicato un documento riguardante la "regolamentazione delle performances online per promuovere un sano ed ordinato sviluppo del settore". Contenuti che possono promuovere o persino inneggiare all'uso di determinate sostanze, a comportamenti lesivi per la persona, la famiglia e la società, a pratiche antisociali o turbative dell'ordine pubblico, o a reati contro la persona o il patrimonio, ecc, dovranno essere messi fuorigioco. Non parliamo poi di tutti quegli altri contenuti, anch'essi sempre più presenti in ambito social, che vedono la diffusione di pubblicazioni e video (non di rado anche film e lungometraggi assai lunghi e costosi, di propaganda politica e di proselitismo religioso, sempre con contenuti molto fanatici) da parte di sette e movimenti religiosi ormai da tempo identificati come gruppi terroristi e come tali messi fuorilegge. Ci ricorderemo in tal senso le polemiche, spesso davvero molto pretestuose, che in Occidente furono fatte su TikTok che al pari di altri social cinesi come WeChat, Weibo o QQ non permetteva tanto facilmente la pubblicazione e/o la sopravvivenza di video o altri contenuti creati dal Falun Gong, da Epoch Times, da New Tang Dinasty, da Shen Yun, dalla Chiesa di Dio Onnipotente e da altre realtà opache del genere.

 

In Europa e in America, per l'appunto, abbiamo polemizzato contro questo comportamento, forse ritenendolo poco funzionale a certi interessi reconditi della politica occidentale verso paesi giudicati "rivali" come in questo caso la Cina, ma poi ci siamo anche ritrovati a lamentarci da soli quando ci siamo accorti che certi problemi li avevamo pure noi e che l'unico modo per fronteggiarli era proprio quello. Non è stata, dunque, una mossa tanto intelligente. Peraltro, servirebbe anche una maggiore e più estesa cooperazione internazionale per assicurare una migliore governance mondiale del web, tema sul quale Pechino è già attiva da tempo coi suoi Forum appositi a cui partecipano molti operatori e partner esteri, ma che i paesi occidentali preferiscono invece disertare ed ignorare.

 

Sono temi su cui occorrerebbe invece una maggiore e più responsabile partecipazione di tutti, cominciando proprio dai paesi occidentali, non soltanto per prevenire gli attacchi informatici ormai sempre più frequenti, ma anche per controllare i traffici e i commerci illegali che transitano sulla rete; e, infine, i contenuti spazzatura e di propaganda che in tutto il mondo ormai sempre più "villaggio globale" rappresentano una nuova e pericolosa sfida su cui troppo si tende a dormire. Pensiamo, ad esempio, all'operato delle sigle islamo-fondamentaliste come Isis ed al-Qaeda su social come Telegram o YouTube, di cui soltanto pochi anni fa si parlava praticamente ogni giorno, soprattutto nella fase più dura del conflitto siriano, quando in Siria ed Iraq era apparso come realtà tanto inquietante quanto "vincente" il Califfato Nero di al-Baghdadi.


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