
Ha avuto luogo a Roma al Palazzo dello Sport, nelle giornate del 4 e 5 novembre scorsi, l'evento “Noi Festival”, copresentato dal Senatore Lucio Malan, capogruppo al Senato per Fratelli d'Italia, e dal reverendo Franklin Graham, presidente della Samaritan's Purse ed amministratore delegato dell'Associazione Evangelistica Billy Graham. A parteciparvi, i fedeli ed esponenti di ben 700 tra chiese e sette evangeliche delle più varie, in quell'Urbe residenza dei Papi e della Santa Sede, ovvero Capitale oltre che della Repubblica Italiana anche della Chiesa Cattolica e dello Stato del Vaticano: il segnale di sfida, forse anche un po' provocatorio, è facilmente percepibile.
Secondo Malan, “La grandissima maggioranza delle chiese evangeliche collaborano con questo evento, che è aperto a tutti. E' un evento importante, non solo religioso ma civico. L'Italia non ha una religione di Stato, ma nemmeno un ateismo di Stato”. Parole in sé anche più che condivisibili, ma che suonano pure come il solito “metter le mani avanti” per legittimare e render accettabile qualsiasi cosa in nome di una più vaga e superiore idea di “libertà religiosa”. E' un linguaggio, certamente molto diplomatico, che abbiamo notato in più occasioni allorché gruppi religiosi a torto o a ragione considerati minoritari o settari chiedevano maggior visibilità e spazio di manovra, appellandosi proprio alla libertà di culto ufficialmente riconosciuta dalle istituzioni, in Italia come in tanti altri paesi. Senza nulla volere al valdese Senatore Malan, è pur vero che questi abbia sovente partecipato a varie conferenze in sedi pubbliche ed istituzionali dove, in nome del rispetto del sacrosanto principio della “libertà religiosa” si prendevano le difese, insieme ad istituti di studi religiosi o con esponenti radicali e PD ad assicurare un clima bipartisan, di sette evangeliche non sempre delle più presentabili: pensiamo ad esempio al Lampo da Levante o Chiesa di Dio Onnipotente, di cui tante volte questo sito s'è occupato.
Non è in fondo un mistero che anche tra gli evangelici si nascondano gruppi religiosi piuttosto discutibili: siamo davvero sicuri che, anche tra i 700 movimenti presenti all'evento romano, non ve ne fossero? In passato ne sono apparsi parecchi che apparivano tutt'altro che specchiati, con non pochi che per aumentare il potenziale bacino d'utenti si spacciavano magari per altro, ad esempio proprio per gruppi cattolici. Tale strategia a quanto pare funziona davvero, visto che sono riusciti ad infiltrarsi persino all'interno della stessa Chiesa Cattolica, e negli stessi Palazzi Vaticani, dove hanno trovato più di una sponda o di un alleato; in particolare, cosa che può addirittura apparir surreale, soprattutto tra i cattolici più oltranzisti e conservatori. Non diversamente, cosa ancor più paradossale ma soprattutto molto dilagante a livello popolare, avviene anche con strani gruppi “innovatori”, non evangelici ma ispirati da una mistica New Age, che dandosi una maschera di Cattolicesimo riescono a sedurre molti altri cattolici meno tradizionalisti.
Ma torniamo all'evento, per non troppo divagare. Il reverendo Graham, ribadendo le parole del Senatore Malan, ha a sua volta detto: “Nel 2020 c'è stata una pandemia che nessuno si aspettava. Non sapevamo bene cosa fosse, ma sapevamo che era estremamente pericolosa. Alla Samaritan's abbiamo cinque ospedali da campo pronti. Ci fu richiesto di mandarne uno in Italia. Ho detto 'certo' e abbiamo allestito in tre giorni l'ospedale a Cremona. L'Italia era il nostro prossimo da aiutare, il nostro amico”. A quel tempo, effettivamente, in tanti si mossero per dare una mano all'Italia: enti e gruppi religiosi dei più vari nel mondo, come ad esempio cristiani o musulmani delle aree più varie ed immaginabili, e del pari tanti paesi a cui non sempre la nostra nazione seppe poi esprimere una dovuta gratitudine: si pensi alla Cina, alla Russia, a Cuba, al Venezuela, al Vietnam, all'Egitto e a tanti altri ancora. Anzi, in certi casi non mancarono persino retroletture denigratorie, tese ad alimentare inesistenti tesi di spionaggio o di “volontà di potenza”, di farsi una bella immagine internazionale a spese di un paese in piena crisi sanitaria. Ben venga parlare dell'aiuto che anche gli evangelici diedero con le loro varie famiglie, chiese e filiazioni al nostro paese, anche perché pure molti italiani dopotutto professano ormai quell'appartenenza religiosa ed era quindi cosa più che positiva che, da evangelici ma prima ancora da cittadini italiani, fornissero un loro prezioso contributo al bene comune. Ben venga anche ricordarlo e parlarne, seppur intuibilmente a Roma il 4 e 5 novembre non fosse unicamente questo il tema dell'evento.
Come vediamo dall'evento tenuto dal reverendo Graham, la carità, la filantropia e l'azione umanitaria è in un certo senso l'arma con cui questi gruppi religiosi, come tanti altri, tendono a costruirsi anche una popolarità nella società dei paesi in cui intervengono, solitamente paesi in grave crisi umanitaria, bellica, sanitaria, economica e così via. Già lo scorso anno, a Milano, il reverendo aveva potuto predicare davanti ad un numero record di chiese e gruppi evangelici. Tutto questo fa parte anche di un certo modo d'intendere il “soft power” negli Stati Uniti, patria dei Graham padre e figlio, e non meraviglia dunque che del vecchio Billy Graham si vanti l'esser stato consigliere di diversi leader e presidenti americani: i grandi capi religiosi, dai più carismatici e discussi predicatori evangelici ad esponenti di punta di non meno controverse sette orientali come il Falun Gong, hanno sempre recitato un ruolo di primo piano negli staff dei presidenti statunitensi o dei loro massimi ideologi: celebre il caso del “sovranista” Steve Bannon, nel periodo dell'Amministrazione Trump. La Casa Bianca e le varie istituzioni statunitensi, dal Dipartimento di Stato alla National Endowment for Democracy, hanno sempre visto nelle varie chiese evangeliche e protestanti nazionali degli utili “cavalli di Troia” con cui inserirsi in altri paesi per conquistarvi appunto un “soft power”, ovvero una maggior influenza culturale funzionale ad alimentare quella politica, militare ed economica. Su altri fronti, non religiosi, l'industria del cinema di Hollywood svolgeva, come già a tutti maggiormente noto, una non differente funzione: creare anche all'estero fiducia e consenso verso gli Stati Uniti, alleati o meno che fossero a seconda del paese destinatario.
Se in Italia è stata la lotta al Covid ad impegnare l'azione dei gruppi evangelici riuniti sotto la guida di Graham, in altri cento paesi nel mondo essa s'è invece espressa in numerose altre modalità. Ad esempio, stando ai dati della Samaritan's Purse, in Ucraina sarebbero state assistite più di dieci milioni di persone: difficile davvero pensarlo ma, se confermato, per un paese con più di 43 milioni di abitanti sarebbe un quantitativo davvero impressionante. Mentre, secondo la setta gemella Billy Graham Evangelistic Association, sempre in Ucraina nel frattempo vi sarebbero stati formati più di 330 cappellani: il tutto, almeno ufficialmente, solo per “portare la speranza nel nome di Gesù Cristo”, anche se resta difficile pensare che ci s'accontentasse di così poco. Anche perché, al di là delle parole ufficiali, ormai l'Ucraina è da diversi anni un terreno sempre più fertile per l'evangelizzazione e la penetrazione da parte di nuovi gruppi religiosi e settari dei più disparati. Gli evangelici, forti della loro grande potenza di fuoco sia politica che economica, possano dunque vantarvi un ruolo di primo piano e competervi in netto vantaggio su numerosi altri movimenti e soprattutto rispetto alle chiese tradizionali locali, in una situazione non molto diversa da quella che guarda caso da tempo vediamo irrobustirsi anche in tante altre aree del mondo, dall'America Latina all'Africa Subsahariana fino al Sud Est Asiatico.