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Movimenti settari e lotta al crimine organizzato internazionale: l'importanza della collaborazione tra Stati

2025-03-18 16:00

OS

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Movimenti settari e lotta al crimine organizzato internazionale: l'importanza della collaborazione tra Stati

Negli ultimi tempi la Chiesa di Dio Onnipotente è tornata ad essere oggettivamente all'attenzione di molti, in Asia come in Europa, e in quest'ultimo

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Negli ultimi tempi la Chiesa di Dio Onnipotente è tornata ad essere oggettivamente all'attenzione di molti, in Asia come in Europa, e in quest'ultimo caso è stato proprio in paesi come l'Italia e la Francia, che tradizionalmente ne accolgono il maggior numero, a notarsi un dibattito più serrato. Molto per esempio è stato detto circa nomi ed immagini di molti loro esponenti, apparsi su alcuni portali informativi d'associazioni indipendenti operanti nell'ambito del contrasto ai movimenti settari pericolosi, tra Cina, Thailandia, Filippine e via dicendo, come di un grave atto a danno della loro privacy e soprattutto sicurezza: considerati in odor d'illecito dai loro paesi d'origine e talvolta anche in molti dove sono giunti o si trovano a transitare, in cui analogamente hanno talvolta compiuto azioni contrarie al diritto, in tal modo rischiano infatti più facilmente una più facile identificazione e relativa estradizione in patria. 

 

Prontamente la notizia ha suscitato le chiaramente “interessate” preoccupazioni di molti operatori ed esponenti del mondo umanitario ed informativo che da sempre sostengono questa come molte altre sette tanto a livello di giurisprudenza sia internazionale che dei singoli Stati; e, sebbene non sia proprio un fatto dell'ultim'ora, appare tuttavia singolare che proprio adesso susciti un simile clamore: evidentemente i comunicatori della setta, e coloro che dall'esterno a vario titolo l'appoggiano e che vanno a classificarsi in quel vasto universo che siamo soliti definire dei “pro-sette”, ora come ora non hanno altri argomenti da tirar fuori e sono costretti in una qualche misura a “raschiare il barile”. Il fatto che personalità legate od affiliate ad un movimento religioso, ormai in più paesi identificato o quantomeno percepito come terrorista, siano attenzionate e possibilmente fermate o rimpatriate dalle istituzioni locali, per molti “pro-sette” e a maggior ragione per la setta stessa è un gravissimo pericolo su cui continuamente richiamare l'attenzione, al chiaro scopo d'operare una pressione di stampo lobbistico sulle istituzioni dei paesi occidentali onde evitino di prender in considerazione la “malaugurata” ipotesi di fare altrettanto. 

 

Resta tuttavia un fatto che la collaborazione tra le varie forze di polizia dei singoli Stati costituisca un'imprescindibile necessità, non da oggi ma da sempre, per una più facile ed efficace lotta verso ogni forma di crimine organizzato oggigiorno sempre più di stampo internazionale. Sotto quest'aspetto, anche i movimenti di stampo settario hanno dimostrato in più contesti ed occasioni la loro propensione al crimine se non fin dal principio una vera e propria natura criminale: vale per il terrorismo di stampo fondamentalista, che dei metodi del settarismo s'avvale per reclutare i propri membri e nondimeno per mantenerli nelle proprie fila; o ancora al settarismo vero e proprio, basato sia su distorsioni delle religioni rivelate che su parareligioni di propria invenzione, con movimenti che pur non venendo identificati come terroristi possono però in vari momenti della loro storia manifestare condotte di tal genere. Lo sfruttamento fisico ed economico dei propri membri e sottoposti, non ultimo il loro traffico internazionale, l'eventuale utilizzo o contrabbando di droghe al fine d'esercitare su di loro un più stretto e sicuro controllo, tutti questi elementi ne concorrono a definire la natura criminale.

 

La grande preoccupazione dei “pro-sette”, e a maggior ragione delle personalità apicali delle varie sette come in questo caso la Chiesa di Dio Onnipotente, si spiega dunque proprio in questo: che una maggior collaborazione tra le forze di polizia dei singoli Stati, andando progressivamente a costituire una vera e propria rete internazionale, possa mettere sempre più a repentaglio i loro interessi e soprattutto la loro operatività, in particolar modo quella economica. Controlli più incrociati, che in parte già esistono, possono spezzare i collegamenti internazionali alla base della capacità dei vari movimenti settari d'aumentare il loro potere economico e le loro capacità d'espansione tramite il proselitismo e la diffusione dei propri esponenti. Qua entra in gioco un'altra materia che i “pro-sette” e i vari caposetta sentono del pari assai importante, come quella del comportamento degli organi di magistratura dei singoli Stati in cui mirano a cercare rifugio per sottrarsi alla giustizia dei loro paesi d'origine. Chiedere l'asilo politico come appartenenti di un movimento nel frattempo classificato come criminale ovviamente non sarebbe più contemplabile, ma anche se il proprio movimento d'appartenenza per la giurisprudenza di quello Stato non lo fosse ugualmente si presenterebbero numerose e facilmente immaginabili difficoltà. 

 

Non essendo un migrato di natura economica, uno che chiede la protezione umanitaria ha sì una corsia preferenziale e un più facile ingresso nel paese di destinazione, ma al tempo stesso la natura della sua attività settaria potrebbe non sposarsi facilmente con la condizione di favore a quel punto ottenuta dallo Stato ospitante. Tale aspetto può mettere in luce la reale natura della sua appartenenza, fino a revocargli quello status con tutte le relative conseguenze. Nel momento in cui un'appartenenza religiosa finisce per essere scoperta dagli organi del paese di rifugio come un'appartenenza criminale, il rimpatrio o la clandestinità diventano le uniche possibilità: e nel secondo caso possono sorgere, per lo Stato ospitante come per altri in cui quella persona andrà nuovamente a rifugiarsi, gravi ed intuibili problemi di sicurezza. Proprio per questa ragione la condivisione tra forze di polizia dei singoli Stati di nomi e foto identificative dei vari affiliati ad una setta, come di una qualunque altra organizzazione di cui sia stata chiarita la natura criminale, costituisce un fattore inevitabile ed indubbiamente positivo per la sicurezza collettiva.

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