Lo scorso 10 dicembre 2018, in occasione del 70esimo Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, un gruppo di fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente, in prevalenza appartenenti a parti della comunità cinese locale ma non solo, si è riunito a Milano, a partire dalle 18.30, per manifestare la propria opposizione al governo di Pechino.
Com’è noto, la Chiesa di Dio Onnipotente (CDO), è un’altra setta considerata come "maligna" dal governo cinese, date le sue ripetute azioni ostili all’ordine pubblico e politico, rafforzate oltretutto dalla diffusione di notizie infamanti su Pechino, che non di rado trovano un vasto e gradito eco presso una parte della stampa occidentale, cartacea ed online. Il fatto che in Occidente, a cominciare dal nostro paese, trovi riparo e sostegno, indica che le nostre autorità non sono da una parte consapevoli della sua pericolosità, come del resto del fenomeno delle sette in generale, e dall’altra che tendono a guardarla pur sempre di buon occhio, per via del suo atteggiamento anti-cinese. Facendo gioco su questa sinofobia insita in gran parte della classe politica, dirigente ed intellettuale italiana ed occidentale, la CDO non ha quindi problemi a tenere manifestazioni pubbliche nelle nostre strade e piazze, e nemmeno a trovare ospitalità presso i nostri media.
A Milano, il drappello della CDO ha marciato insieme ad altri gruppi, dei più eterogenei, che hanno accettato la sua presenza proprio per via della comune sinofobia. Parliamo di realtà politicamente molto forti, influenti e radicate a livello nazionale o occidentale come ActionAid Italia, Amnesty International Italia, Caritas Italiana, Emergency ed Oxfam Italia. Tali organizzazioni hanno nature e provenienze politiche diverse, dalla Chiesa Cattolica alla vecchia sinistra italiana, passando per gli ambienti liberal internazionali e di marca soprattutto americana, ma hanno in comune lo stesso atteggiamento ostile verso la Cina, come dimostrato anche dal toccare con frequenza altri temi strumentali a criminalizzare Pechino quale la questione del Tibet e quindi il sostegno al Dalai Lama e al suo governo in esilio di Daramshala. Deve anche far riflettere come gruppi politicamente così eterogenei e talvolta persino contrastanti fra loro in questo caso si trovino invece di comune accordo, al punto da gradire l’idea di condividere i propri spazi e le proprie lotte con una setta religiosa pericolosa come la CDO. Ancor più, deve far riflettere la possibilità che esistano contiguità fra la CDO e questi ambienti, che come dicevamo spaziano dal mondo cattolico a quello dei partiti e dell’associazionismo soprattutto di sinistra.