
A seguito degli ultimi rapporti annuali emessi dal Ministero degli Interni e della Sicurezza cinese, nei quali s'evince come l'operato dei vari movimenti di culto desti un'attenzione ed una preoccupazione crescenti, un certo mondo dell'attivismo e del pubblicismo che in Occidente da sempre se ne fa “avvocato difensore” è tornato nuovamente ed energicamente alla carica. Attaccare Pechino e la sua politica in materia di sicurezza sociale, per questo vasto mondo occidentale di “difensori della libertà religiosa”, è oggi più imperativo che mai. A dar loro la palla da cogliere al balzo, è stata la Chiesa di Dio Onnipotente (CDO), tristemente noto movimento della galassia evangelico-millenarista, tra i più importanti nella storia dei gruppi settari sorti e diffusisi in Cina. Con un proprio rapporto annuale sulla persecuzione che sostiene d'aver subito in Cina, la CDO di fatto estrapola rielaborandoli pro doma sua alcuni elementi del rapporto emesso dal Ministero degli Interni cinese; ma dall'altro soprattutto sparge a piene mani dati ed elementi ben lontani dall'avere una qualsivoglia fondatezza, elaborati al preciso scopo che il mondo dei “difensori della libertà religiosa”, dei cosiddetti “pro-sette” come sovente amiamo chiamarli, ne tragga spunto per i propri lavori di diffamazione politica e mediatica del governo di Pechino. In definitiva, una strategia comunicativa e manipolatoria molto ben congegnata, che nonostante le indubbie risorse del potente movimento settario della CDO conta intuibilmente anche su forti appoggi da parte di apparati istituzionali ancor più dotati ed organizzati, occidentali e dai quali la stessa potente impalcatura della setta dipende in massima parte.
Stando a quanto descritto dal rapporto della CDO, la persecuzione dei suoi fedeli in Cina nel 2024 avrebbe conosciuto una vera e propria esplosione. A tal proposito all'interno della documentazione non mancano neppure riferimenti ad imprecisati documenti del PCC, persino con valutazioni dello stesso Presidente Xi Jinping, sulla pericolosità della setta e l'assoluta necessità di stroncarla definitivamente: tutti dati piuttosto opinabili, non soltanto perché sempre privi di fonte, ma anche perché riflettono una scarsa conoscenza dei processi consultivi e decisionali interni al sistema di governance cinese. L'impressione, per chi abbia una certa esperienza in materia, è che si tratti soprattutto di un classico prodotto “preconfezionato”, studiato ad hoc per un pubblico occidentale che ne è digiuno e al quale servono soprattutto appigli, non importa se soltanto propagandistici, per motivare l'insieme delle proprie pregiudiziali anticinesi. Del resto, anche i dati dello stesso Ministero degli Interni, e così pure di altri organismi istituzionali cinesi, paiono sospettosamente alquanto troppo “pantografati” in una maniera tale da renderli confacenti a simili letture politiche. A margine di tali valutazioni, si deduce come il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca abbia riportato in auge, come già immaginavamo ancora mesi fa, la causa americana ed occidentale della “difesa dei cristiani perseguitati" in Cina, che era stato uno dei piatti forti anche della vecchia Amministrazione sovranista in sella tra il 2016 e il 2020.
La tanta e subdola propaganda mira, dopo un cospicuo spargimento di fumo in salsa pseudocostituzionalista, ad avvalorare l'idea in sé indimostrabile che dal gennaio 2024 le indagini stabilite dagli organi della Sicurezza cinese abbiano portato ad una moltiplicazione degli arresti, addirittura a veri e propri arresti di massa: oltre 19mila con più di duemila condanne poi eseguite. Per giungere a tali stime, invero neppure troppo elevate in un paese di 1,4 miliardi di persone e dove i cristiani sono per dati del Pew Research Center non di meno di 67 milioni, la CDO ha artatamente ritoccato i numeri, non di rado inserendovi anche casi di criminalità comune, scollegati alla setta, o nel caso di reati di natura religiosa ha assunto per propri i “discriminati” di altre sette ancora. Beninteso, mettiamo “discriminati” volutamente tra virgolette perché si sottintenda l'uso ironico che facciamo di tale parola: dopotutto uno dei fini portati avanti da queste fumose documentazioni di propaganda fortemente politica è proprio quello di far passare qualsivoglia persona colta in Cina a delinquere come un "prigioniero di coscienza" del governo di Pechino. Riconoscere tale inganno è il primo passo per smontare tutto il resto della narrazione politica anticinese che neanche troppo sottobanco mira a portare avanti. Tant'è che solo in pochissimi casi, meno di duecento, relativi a veri e propri reati di natura contro la persona o il patrimonio, all'arresto è seguita la condanna con pene detentive; in tutti gli altri le pene comminate passano dalla sanzione pecuniaria a quella a frequentare corsi di riabilitazione sociale, che nel caso di adepti di movimenti settari si sostanziano in percorsi psicologici di “deprogrammazione” dal brainwashing precedentemente subito.
E' in ogni caso vero, a margine di tutte queste considerazioni, come il problema della diffusione di reati di natura settaria, in Cina, continui a costituire una crescente emergenza: la materia è ovviamente assai complessa e dettagliata, includendo ad esempio al suo interno anche le attività di organizzazioni islamofondamentaliste come, per citare solo uno dei casi più celebri, il Partito Islamico del Turkestan nella Regione Autonoma dello Xinjiang. Non sono dunque soltanto le sette nell'accezione più “classica” del termine o quantomeno più vicina all'opinione comune, come ad esempio il Falun Gong, i Testimoni di Geova o la Chiesa dell'Unificazione, a rappresentare col loro attivismo la principale fonte di preoccupazioni a Pechino. Sotto quest'aspetto la CDO rappresenta il perfetto movimento settario dalla natura fortemente distruttiva, tale da andare persino oltre per molti versi al livello di pericolosità sociale di un altro gruppo più che noto come il Falun Gong, anche per via della sua capacità d'inocularsi nel resto del mondo cristiano cinese suscitando gli allarmi delle altre Chiese e addirittura della stessa Santa Sede. Non può sfuggire, in tal senso, come dopo la nascita dell'Accordo sui Vescovi tra Cina e Santa Sede, che pone le basi per un sempre più rafforzato dialogo tra Pechino e la Chiesa Cattolica Romana, l'apostolato dei predicatori della CDO nelle chiese cattoliche cinesi abbia conosciuto un enorme sviluppo, una rinnovata capacità di martellamento. Con forti e minacciose pressioni sui credenti cattolici, predicazioni all'interno delle chiese, appostamenti e rapimenti, hanno suscitato profonde e diffuse paure nel mondo del Cattolicesimo cinese, destando come dicevamo enorme apprensione anche Oltretevere.