"Allarme sette, va reintrodotto il reato di plagio per tutelare le vittime"
Acquapendente – (sil.co.) – “Allarme sette, va reintrodotto il reato di plagio per tutelare le vittime”. Dopo il caso di Montepulciano intervengono il professor Sergio Caruso e l’avvocato Vincenzo Dionisi, rispettivamente psicologo e legale di una delle due presunte vittime del “santone” di Acquapendente indagato per violenza sessuale su due ragazze, maltrattamenti e esercizio abusivo della professione di psicologo. A far scattare le indagini in provincia di Siena è stata ancora una volta una mamma disperata.
L’hanno chiamata “setta degli orrori”. Sulla carta era un’associazione che in un casolare nelle campagne punteggiate di cipressi del famoso borgo toscano organizzava corsi new age “per lo sviluppo dell’energia positiva”. Agli arresti domiciliari per violenza sessuale, il 21 agosto, è finito il presunto “santone”, un 46enne, considerato la guida spirituale dell’associazione, una sorta di guru che avrebbe soggiogato e violentato le sue vittime.
A far scattare le indagini – come è successo nel Viterbese per il “santone di Acquapendente” – è stata la segnalazione di una madre che avrebbe visto il figlio, studente universitario, allontanarsi dalla famiglia dopo alcune sedute nell’associazione alla quale avrebbe anche donato tutti i suoi risparmi, circa ottomila euro.
Per gli inquirenti il 46enne, indagato assieme alla compagna, ritenuta sua complice, avrebbe approfittato della vulnerabilità psicologica di numerose persone che li frequentavano credendo di apprendere sedicenti teorie energetiche utili contro esperienze negative in ambito familiare, sentimentale e relazionale. In realtà per la polizia le sedute servivano a mettere in atto violenze sessuali sui “seguaci-adepti”, che in certi casi avrebbero pure dovuto versare cospicue somme di denaro e lavorare gratis.
Al 46enne di Montepulciano, così come al sessantenne di Acquapendente, oltre al reato di violenza sessuale, è inoltre contestato l’esercizio abusivo della professione di ‘psicologo psicoterapeuta”.
Delle analogie tra il caso di Montepulciano e il caso di Acquapendente parlano il professor Sergio Caruso e l’avvocato Vincenzo Dionisi, il primo consulente di parte della mamma della 25enne che con la sua denuncia alle Iene ha dato impulso alle indagini e il secondo legale della presunta vittima, che in sede di incidente probatorio, il 23 maggio 2019, ha però negato di essere stata soggiogata.
Pasquale Gaeta, difeso dall’avvocato Bruno Barbaranelli e indagato per maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale ai danni di due ragazze e esercizio abusivo della professione di psicologo è in attesa dell’udienza preliminare dopo la chiusura dell’inchiesta di cui è titolare, per la procura di Viterbo, il pm Paola Conti. Raggiunto dal 415 bis alla vigilia dell’emergenza Coronavirus, l’uomo si è fatto interrogare presso la caserma dei carabinieri di Montefiascone subito dopo la fine del lockdown, rigettando tutte le accuse: “Non ho schiavizzato né abusato sessualmente di alcuna ragazza della comunità”.
“Allarme sette, va reintrodotto il reato di plagio per tutelare le vittime”
Acquapendente – Riceviamo e pubblichiamo – Con riferimento al caso di Montepulciano si afferma come il pericolo di sette guidate da personaggi che senza timore esercitano abusivamente professioni quale quella di psicologo e psicoterapeuta al fine di trarne vantaggi personali, in termini economici e sessuali, sia divenuto un vero e proprio allarme nazionale da non sottovalutare e che richiede interventi radicali.
Dopo il caso di Acquapendente, sono apparse altre vicende, con modus operandi simili, che hanno visto coinvolte principalmente ragazze in giovane età.
Oltre a non abbassare mai la guardia, occorre un intervento normativo quale la reintroduzione del reato di plagio, la cui abrogazione ha lasciato campo libero a soggetti senza scrupoli, i quali operano nella convinzione di una impunità garantita loro dalla carenza normativa, imbrigliando il lavoro delle procure.
Nel noto caso di Acquapendente una lunga e capillare indagine ha condotto alla formulazione di capi di accusa nei confronti del presunto guru, forse impedendo una attività criminosa che avrebbe potuto coinvolgere un numero maggiore di vittime.
Nel lavoro difensivo si era ipotizzata l’esistenza di altri gruppi settari nelle vicinanze e con scopi simili.
Il caso di Montepulciano sembra aver corroborato la nostra ipotesi, anche se tale rimane poiché privi di dati oggettivi.
Tramite Tusciaweb, vogliamo inviare l’invito a tutti coloro, vittime o conoscenti di situazioni simili, a denunciare alle competenti autorità ogni fatto ed ogni presunto santone e suoi collaboratori prima che sia troppo tardi per recuperare i danni provocati.
avvocato Vincenzo Dionisi
professor Sergio Caruso
Da Tusciaweb del 25 agosto 2020