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Quelle strane invettive contro la festa di Eid al-Adha nello Xinjiang (e non solo)

2021-08-03 10:00

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Quelle strane invettive contro la festa di Eid al-Adha nello Xinjiang (e non solo)

La Eid al-Adha o Pasqua Islamica è una delle due principali festività annuali per le popolazioni musulmane dello Xinjiang, compresi gli Uiguri e i Kaz

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La Eid al-Adha o Pasqua Islamica è una delle due principali festività annuali per le popolazioni musulmane dello Xinjiang, compresi gli Uiguri e i Kazaki, ed è dedicata alla volontà di Abramo di sacrificare il proprio figlio Isacco allorché Dio gliene fece richiesta per metterlo alla prova. La religione musulmana, com'è noto, riconosce tutti i profeti che hanno preceduto Maometto, da quelli dell'Antico Testamento fino a Gesù, e in essenza si potrebbe dire che l'Antico Testamento rappresenti, con le dovute variazioni, la base religiosa comune a tutti i tre Monoteismi: Ebraismo, Cristianesimo ed Islam.

 

Nel giorno della Eid al-Adha, gli uomini di ogni famiglia si recano alla moschea per delle speciali preghiere mattutine, indossano i loro abiti migliori e si nutrono con le più buone pietanze a loro disposizione. Inoltre, visitano i loro amici e parenti, ed accolgono calorosamente gli ospiti nelle proprie case. I più giovani, in tali circostanze, sono soliti manifestare il loro rispetto per gli amici e vicini più anziani baciando loro le mani, ed immancabile è sempre l'uso di scambiarsi dei doni. Del pari, altrettanto immancabile è sacrificare un animale come simbolo di quanto fatto da Abramo (ovvero Ibrahim), che dopo l'intervento di Dio che scongiurò il sacrificio di Isacco venne invitato ad immolare un agnello. In alternativa alla pecora, in tale occasione è possibile immolare anche una mucca oppure un cammello, a seconda delle proprie possibilità.

 

Come sappiamo, questa festività è caratteristica di un po' tutto il mondo musulmano, e spesso in Italia e in Europa ha fatto molto discutere. Soprattutto gli animalisti si sono scagliati contro l'usanza alquanto "spettacolare" del sacrificio degli animali spesso condotto in aree pubbliche; ciò d'altronde viene praticato anche in parte del mondo ebraico con un altro nome, sempre per commemorare il gesto di Abramo, ma in tal caso non pare destare analoghe perplessità da costoro.

 

Nel corso degli ultimi anni gli animalisti in Occidente, Italia compresa, sono diventati una realtà sempre più diffusa ed agguerrita, con comportamenti spesso davvero connotativi di una setta. Molti di costoro hanno abbracciato il vegetarianesimo o addirittura il veganesimo, che li ha portati a scelte alimentari estreme, in certi casi anche dannosi per la loro salute o per quella di altre persone a cui analogamente hanno imposto la loro dieta. Non sono mancati, per esempio, anche casi di genitori vegani che avevano imposto questa loro dieta ai propri figli ancora minori, una scelta che certamente sarebbe stato più appropriato se avessero potuto fare una volta giunti nella maggiore età o comunque da grandi.

 

Non mancano religioni e sette vere e proprie che, come parte della propria disciplina, prescrivono uno stile di vita il più possibilmente vicino alla natura con l'adozione di una dieta vegetariana o persino vegana, ma nel corso degli ultimi anni questi movimenti hanno cominciato a moltiplicarsi andando ad infittire la già nutrita galassia delle "psicosette". Le psicosette costituiscono oggi, secondo le ultime statistiche, una componente in fortissima ascesa nella più vasta panoramica delle sette in generale, al punto da essersi in pratica aggiudicate la maggioranza relativa nel totale percentuale. Se poco più di vent'anni fa si parlava di almeno 500 sette in Italia, oggi il loro numero si aggirerebbe a più di 1500, solo per considerare quelle ufficialmente note alle istituzioni come la Squadra Antisette della Polizia di Stato e le varie associazioni anti-sette italiane.

 

A dar contro alla festività di Eid al-Adha non sono soltanto molti animalisti, vegani e vegetariani, ma anche molte altre persone che nutrono una forte islamofobia che le porta, per diverse ragioni, ad avversare una celebrazione musulmana senza però trovarvi alcunché di anomalo quando essa si svolge sotto le sembianze della sua "sorella" ebraica, o quando analoghe macellazioni avvengono quotidianamente nel mondo cristiano, a cominciare da tutta la filiera dell'allevamento intensiva e della macellazione industriale. Si tratta, dunque, di un comportamento un po' "sbilanciato", perché vede queste persone indignarsi quando qualcosa avviene in Cina o nel mondo musulmano e non quando avviene altrove, a cominciare da casa propria.

 

Nel caso degli animalisti, poi, forte enfasi si pone anche per quanto riguarda il Festival di Yulin, dove sono i cani anziché i montoni a ritrovarsi al centro dell'attenzione. Se guardiamo i nostri media, le invettive contro questo festival in Cina sono infinite, anche più di quelle rivolte alla Eid al-Adha, e compaiono praticamente in tutti i media nazionali, dai giornali riconducibili alla destra più sinofoba e filoamericana a quelli tradizionalmente identificati come più vicini alla sinistra. Nessuno di questi giornali però si prende la briga di dire che questo festival, del tutto minoritario nel paese e svolto in una zona poco popolata, ha contro di sé gran parte dell'opinione pubblica nazionale che ne chiede da tempo la soppressione. Ed è un peccato, perché da La Stampa al Corriere fino al Giornale, passando per le edizioni online e televisive di Sky e Mediaset, oltre a varie riviste "specializzate" seguitissime dal mondo degli animalisti, dei vegetariani e dei vegani, ci sarebbe pure stato posto per qualcuno per fare anche questa piccola ma preziosa precisazione...

 

Tuttavia, tornando a parlare della Eid al-Adha, colpisce anche che alcuni media ed opinionisti abbiano trovato sorprendente che questa festività nello Xinjiang si sia potuta svolgere tranquillamente, senza però trascendere ai livelli più "sanguinosi" che vengono ravvisati in altri paesi musulmani. E' ovvio, le autorità hanno a cuore che a certi estremi non si arrivi, ma in tal caso ciò dovrebbe essere lodato anziché criticato. Invece, ciò che è barbarico se praticato in un paese arabo, per i più islamofobi diventa improvvisamente un diritto quando si parla dello Xinjiang. Se poi, per il resto, la festa di Eid al-Adha può svolgersi tranquillamente, ecco che allora questi media ed opinionisti analogamente si corrucciano chiedendosi se non vi sia sotto qualcosa di losco. Addirittura alcune immagini diffuse dai media locali cinesi sono state pesantemente criticate dalle organizzazioni umanitarie che si occupano della causa uigura e kazaka nello Xinjiang, affermando che sia a dir poco insolito che quelle persone possano davvero cantare e ballare nei giorni di tale festività!

 

Insomma, anche se al prezzo di notevoli acrobazie sofistiche, i gruppi di pressione che si occupano in funzione anticinese dello Xinjiang e i relativi media nostrani sono riusciti in un obiettivo a dir poco incredibile: riuscire a far andare d'accordo islamofobi di destra ed animalisti, vegani e vegetariani di tutte le ideologie, in nome della comune avversione a Pechino "a tutti i costi, costi quel che costi".


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