Come già detto, per dei movimenti di base neoliberale che hanno nel mondo anglosassone il loro "cuore" ben più che morale, qualunque entità se ne presenti come avversario o venga identificata come tale non potrà che essere considerata un nemico da avversare e da combattere. Questo fa sì che un movimento come quello LGBTQI+ (e in diverso modo anche quello Femminista) si ritrovi ad essere spesso anche inconsapevolmente strumentalizzato o cavalcato per condurre delle battaglie politiche che con la tutela dei propri diritti e dell'identità non sempre hanno molto a che fare. Di certo, dal partecipare o sostenere simili campagne politiche e mediatiche, avviate da altre realtà associative considerate come vicine per la comune natura neoliberale e la comunione adesione al "Washington consensus", deriva per contro anche una maggiore visibilità ed un rafforzamento del legame con quelle stesse altre realtà associative e relativi partiti.
Ciò non può che giovare, politicamente parlando, a questi movimenti, che possono così cominciare a farsi ancora più strada in partiti ed associazioni del resto da sempre loro alleati. E' anche per questo motivo se nel corso del tempo abbiamo cominciato a vedere una sempre maggior sintonia e sinergia nelle azioni fra partiti, associazioni, ONG e altre realtà del mondo neoliberale italiano, in particolare nella sinistra e nel centrosinistra dove da sempre il terreno è più fertile ed accogliente e i numeri sono sempre stati maggiori.
L'atlantismo, il filoamericanismo e l'europeismo, adottati quasi alla stregua di dogmi dai vari movimenti della sinistra italiana (ed europea) già prima del famoso 1989, sono così l'essenza dell'appartenenza al neoliberalismo. Questi "valori" (atlantismo, filoamericanismo ed europeismo, insieme al neoliberalismo e quindi all'ideologia dell'individuo, dei diritti civili in luogo di quelli sociali e del liberismo economico) si riflettono di conseguenza in tutte le associazioni, le organizzazioni e le correnti culturali ed intellettuali che connotano la sinistra italiana ed europea e che ad essa vi si riconducono, cosa che del resto avviene anche nella destra e nel centrodestra moderati ed anch'essi di connotazione analogamente neoliberale. A livello europeo, potremmo parlare di gran parte delle forze politiche nazionali che, con poche singole eccezioni, vanno a riunirsi a seconda dei loro simboli e nomi nel PSE, nel PPE, nell'ALDE e nei Verdi, oltre a qualcun'altra ancora collocata esternamente.
Perciò, qualsiasi paese che venga identificato o raffigurato come nemico del "mondo atlantico", intesi come USA-UE o più correttamente come area NATO, non può che apparire come un bersaglio da colpire e demonizzare per tutti coloro che a questi valori aderiscono. Nel caso del movimento LGBTQI+ i governi di Ungheria, Polonia e Russia sono stati immediatamente bersagliati, i primi due soprattutto dopo che erano entrati in collisione all'interno dell'UE con la Commissione Europea e quello russo dopo esservi entrato tanto con l'UE quanto con gli USA, così come con l'Inghilterra e col resto della NATO; e in tutti e tre i casi le loro politiche interne nei confronti del mondo LGBT sono subito apparse una valida ragione per unirsi alle altre associazioni, ONG e partiti nella loro battaglia politica soprattutto antirussa, ma anche antiungherese ed antipolacca dovuta a questioni che spesso, con la causa LGBT, ben poco avevano a che fare. Si pensi per esempio alle politiche migratorie ungheresi o alle tensioni fra Russia e NATO sul conflitto in Siria o su quello in Ucraina, ecc.
Nel clima politico attuale, gli Stati Uniti di Biden hanno prontamente dichiarato come il nemico principale dell'Occidente sia costituito dalla Cina, insieme alla Russia. A tale posizione, naturalmente, l'UE non ha tardato ad unirsi. Ciò porta tutti i vari movimenti atlantisti, filoamericani ed europeisti a coalizzarsi con maggior energia anche contro questo nuovo "nemico". Non dobbiamo quindi meravigliarci se sempre più spesso vedremo i vari movimenti dell'area neoliberale abbracciare nuove battaglie di stampo anticinese.
L'occasione è ghiotta per molti, anche perché la Cina viene incolpata dai vari media, partiti, associazioni, ONG neoliberali delle peggiori colpe del mondo: dal "landgrabbing" e il "neocolonialismo" in Africa alle reticenze sul Covid e l'uso strumentale dei vaccini per aumentare la propria influenza nel mondo, dal "deficit" di democrazia al proprio interno oltre all'essere un paese militarmente "attaccabrighe" coi suoi vicini, cominciando da Taipei. In tanti quindi sono pronti a sfoderare, in questa nuova "chiamata alle armi", tutto il loro bagaglio di specializzazioni mediatiche e culturali, e anche i movimenti libertari legati all'universo LGBTQI+ sono in parte coinvolti da questo ricco insieme di possibilità.
Al momento negli Stati Uniti e in Inghilterra ha fatto il suo debutto una notizia riguardante l'Università di Shangai al cui interno sarebbero stati presi provvedimenti per "dossierare" gli studenti ritenuti "non eterosessuali", ovvero gli LGBTQI+. Ciò sarebbe partito dalla rilettura, non proprio fedele, di un documento personale di un suo docente, ma al momento non sembrano più essere giunte altre conferme o prove della cosa, e questo conferma l'idea che tale rilettura, anche qua in Occidente, non abbia poi sortito tutto questo successo.
Più fortuna, se non altro perché è parsa quantomeno originale a molti lettori occidentali che in ogni caso non si sono più di tanto cimentati ad approfondire il tema, è stata la notizia secondo cui in Cina si vorrebbe dare un giro di vite alle mode maschili ritenute un po' troppo "effeminate". Ma queste mode, molto affermate in tutta l'Asia, dalla Corea al Giappone fino ai paesi del Sud Est Asiatico e quindi non soltanto in Cina, sono in realtà molto affermate e non suscitano tutto questo scandalo. Paradossalmente, fanno molto più discutere nel nostro Occidente, dove non tutti sono pronti ad accoglierle con favore, mentre altri invece le sostengono trovandole accattivanti. Ma, esattamente come per la forte diffusione della chirurgia estetica con interventi atti ad "occidentalizzare" i lineamenti, oltre a tutti gli altri a noi più consueti per aumentare le dimensioni del seno e così via, da più parti è stato richiesto nei vari paesi asiatici di prendere dei provvedimenti per porvi quantomeno dei limiti.
In Corea del Sud in particolare la chirurgia estetica "occidentalizzante" è tanto diffusa da essere ormai accettata dai più, ma trova al contempo forti contrasti da altri, esattamente come per quelle mode che "femminilizzerebbero" gli uomini, soprattutto i più giovani. Tutte queste polemiche, in fondo neanche sempre biasimevoli per lo meno di fronte ai casi più esagerati, appaiono con molta frequenza anche in Giappone. Non doveva pertanto sorprendere nessuno il fatto che prima o poi anche in Cina cominciassero a fiorire perplessità in merito al diffondersi di certi fenomeni giovanili o di costume, e non dovrebbe in sé affatto rappresentare uno scandalo o un motivo per pensar subito a chissà quali pericoli in vista, esattamente come non lo facciamo nel caso coreano o giapponese. Insomma, non siamo soltanto noi occidentali a trovare che certe mode od interventi chirurgici talvolta possano apparire un po' fuori luogo, e a nutrire delle perplessità dinanzi alle situazioni più estreme.
Una cosa ad ogni modo è certa: il neoliberalismo nel suo insieme appare ormai sempre più come un terreno davvero molto fertile all'elevazione di orientamenti politici, culturali, musicali, religiosi, alimentari, estetici, ecc, alla stregua di vere e proprie "nuove religioni". Ciò ha riguardato, come abbiamo detto in alcune occasioni passate, l'adesione a diete trasformatesi in veri e propri stili di vita e codici comportamentali, si pensi per esempio al veganismo, oppure l'ambientalismo e l'animalismo, e non deve pertanto sorprenderci che un tale processo coinvolga anche altre appartenenze e identità quali quelle riassumibili nel vastissimo mondo LGBTQI+, o nel femminismo più estremizzato oppure nel culto del fashion e della giovinezza a tutti i costi a suon di fitness intensivo e chirurgia plastica massiccia. In linea di principio, nel neoliberalismo, tutto è suscettibile di divenire una "nuova religione", laica o meno che sia.