Ha fatto comprensibilmente discutere parte dell'opinione pubblica in Inghilterra la notizia, apparsa tempo fa, di una “setta degli eunuchi”, formata da persone dalle identità e dai gusti sessuali più disparati che volontariamente sceglievano di privarsi dei genitali e, nei casi più estremi, anche di tutti gli altri tratti sessuali secondari, o persino di ricevere altre mutilazioni, ad esempio ai propri arti. Indubbiamente non capita tutti i giorni di sentir parlare di qualcosa del genere, men che meno di accorgersi che si trovi nell'Occidente di oggi invece che in qualche libro di storia sull'antica Roma o sulle antiche civiltà orientali.
I primi scoop erano apparsi già un anno fa, e da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Quel che ne è emerso, comunque, è che un cittadino inglese di 45 anni, che aveva rivolto anche a sé stesso delle gravi mutilazioni, era solito dedicarsi nella propria abitazione a tali pratiche anche su altre persone, a quanto pare almeno 29, filmando le scene delle operazioni chirurgiche che venivano poi immesse nel suo sito personale. Nel sito, un vero e proprio “OnlyFans delle castrazioni” e di altre pratiche chirurgiche non consentite, men che meno al di fuori di una struttura sanitaria pubblica, accedevano poi numerosi utenti che intuibilmente dovevano pagare delle corpose cifre per guardarsi tutte quelle truculente riprese. E a quanto pare l'attività era stata davvero redditizia, se tra il 1 gennaio 2016 e il 1 gennaio 2022 il principale responsabile, insieme ad altre otto persone anch'esse chiamate a processo, aveva ammassato non meno di duecentomila sterline.
Secondo i vari resoconti giornalistici ormai da anni, soprattutto nel mondo anglosassone, tra Inghilterra e Stati Uniti così come in altri paesi di cultura anglosassone come Canada ed Australia, nonché dell'Europa continentale come Olanda e Germania, queste pratiche avrebbero iniziato a diffondersi dando vita ad una nuova “subcultura”. Se ad molti comuni cittadini essa appare chiaramente tanto bizzarra quanto pericolosa, ad altri al contrario appare tollerabile e persino accettabile. Prova ne sia che già molte cliniche negli Stati Uniti offrano ormai da tempo la possibilità di chirurgie alternative al tradizionale “cambio sesso” per le persone transgender, come ad esempio proprio la “nulloplastica” per coloro che s'identificano e vengono diagnosticati dai medici come “agender” o con altre nuove categorie sorte a partire dall'affermazione della spesso molto discussa “teoria del gender”. Con la nulloplastica, chiaramente, non si ricostruiscono organi sessuali femminili in luogo di quelli maschili o viceversa per quelle persone che vengono diagnosticate come transgender, ma si elimina proprio tutto, in modo che quel corpo appaia come se fosse nato senza i suoi organi sessuali.
Nel caso degli Stati Uniti, come possiamo facilmente intuire, tali pratiche si possono in alcuni stati ottenere legalmente, trovando persino la copertura economica di molte locali assicurazioni sanitarie: non a caso accennavamo a varie cliniche, disponibili a compiere tali operazioni. Per accertarsene è sufficiente immettere la parola chiave nel motore di ricerca, magari Google che è sempre il più cospicuo nelle informazioni raccolte, e il gioco è fatto: si possono leggere delle cose davvero molto insolite, almeno per noi italiani. Ma spulciando meglio si scopre che altre cliniche analoghe si trovano pure in altre parti del mondo, ad esempio nel vicino Messico, che intuibilmente sarà in grado di offrire prezzi molto più invitanti ai potenziali pazienti, oppure nel Sud Est Asiatico, tra Vietnam e Thailandia. Un altro trucco per scoprirne di più è quello di aggirarsi su Twitter, anche in questo caso provando ad inserire un po' di parole chiave: non è un motore di ricerca, certo, ma in questo come in altri casi è come se lo fosse. Ed ecco che ci imbattiamo in quella come in altre subculture, con immagini sempre piuttosto insolite ed impressionanti almeno per il pubblico italiano, diffuse stavolta da una pletora di utenti di vari paesi. Molti, come dicevamo, gli americani, così come gli asiatici: il loro numero, forse, supera quello degli stessi occidentali, ad indicare una subcultura probabilmente molto diffusa anche là, e spesso nemmeno troppo sotterraneamente, non soltanto in Vietnam e Thailandia. Probabilmente vi concorre in questo la memoria, da molti di loro mitizzata, degli eunuchi degli harem imperiali, e non sorprende dunque che anche a Taiwan e ad Hong Kong, per esempio, si possano individuare persone con simili interessi, e che sono riuscite pure a “coronarli”, forse con apposite trasferte all'estero.
Sappiamo che nell'antichità esistevano purtroppo gli eunuchi, come persone che erano state sottoposte contro la loro volontà a simile pratica perché potessero svolgere il ruolo di guardiani negli harem o addirittura per farne oggetti di piacere. Quest'ultima soprattutto era una ragione che ad un certo punto aveva indotto i legislatori romani a stabilire chiari divieti affinché nessun padrone compisse tale atto su un suo schiavo: a riprova che, evidentemente, man mano che si espandeva nel Mediterraneo anche Roma cominciava a veder diffondersi troppo questa pratica, e che non tutti i suoi ambienti politici e religiosi la giudicassero di buon occhio. Gli eunuchi, infatti, erano già presenti sia come guardiani degli harem che come oggetti di piacere in altre civiltà, di origine orientale, come quelle egizia, persiana o assira-babilonese; mentre in Asia Minore era molto diffuso ed influente il culto di Attis e di Cibele, la dea madre, per la quale molti adepti dopo essersi storditi col vino, la musica e le danze, si autoeviravano in cerimonie descritte come assai sanguinose. Anche quest'ultimo culto, a quanto pare, ha trovato nuova vita nella subcultura diffusasi negli Stati Uniti, trovando evidentemente un suo spazio in una società dove c'è sempre posto per qualche setta nuova. Del resto, in passato, sempre negli Stati Uniti, aveva fatto molto discutere la setta dei Cancelli del Paradiso, di Marshall Applewhite, conclusasi in un suicidio collettivo, e il cui fondatore s'era notoriamente sottoposto di sua volontà all'evirazione.
Negli imperi asiatici, come in Cina, in Giappone, nell'India e nelle varie monarchie dell'Indocina, ugualmente erano diffusi gli eunuchi come guardiani degli harem, ma nel caso indiano erano diffusi anche come “classe sociale”, così come lo sono tuttora: ma nel loro caso si tratta di persone relegate all'angolo della società, che ancor oggi sopravvivono prostituendosi o rivolgendosi alla carità offerta dai templi. Alcune di loro sono riuscite ad ottenere un po' d'attenzione sociale in più, tanto che da qualche anno l'India ha inserito il “terzo genere” nelle proprie carte d'identità: prova evidente di quanto le hijra, così sono chiamate, siano diffuse nel paese. Anche in Pakistan e Bangladesh, “paesi parenti” dell'India, sono ugualmente piuttosto diffuse.
Nella Russia zarista, invece, esisteva la setta degli Skoptzy, che perseguendo un'assurda purezza, che passava anche dal rifiuto di qualsiasi elemento di sessualità, vedeva i suoi adepti autoevirarsi o venir comunque evirati da altri loro correligionari. Piuttosto diffusa nel vasto paese, fu chiaramente messa al bando con l'avvento della Rivoluzione, e sparì piuttosto rapidamente. Pare, però, che la sua memoria non sia andata persa, tant'è che dopo la caduta dell'URSS anche in Russia sono riapparse persone dedite a tali pratiche, così come negli Stati Uniti dove dalle comunità russe fuggite dopo la Rivoluzione ha ben presto iniziato ad espandersi anche al resto della cittadinanza, inserendosi in quella più “vasta” subcultura di cui accennavamo alcuni paragrafi fa.
Nell'Europa continentale, eccezion fatta per paesi come la Germania o l'Olanda dove sembrerebbe che invece queste subculture abbiano un loro pubblico forse favorita dalla cultura di ceppo anglosassone, queste cose non sembrerebbero attirare più di tanto l'attenzione. Nessuno sognerebbe di fare su di sé certe cose, almeno nell'area mediterranea e in Italia; però in un'epoca di vasta globalizzazione, è sempre giusto riporre qualche attenzione in più, anche perché tali pratiche per la nostra legislazione sono chiaramente del tutto vietate. In Italia è consentita la terapia di cambio sesso a seguito di un'ovviamente accurata procedura atta a verificare che quel paziente davvero s'identifichi nel sesso opposto al suo, ma non certo una qualsiasi altra pratica “sui generis". Resta da capire se non vi siano persone comunque affascinate da tali pratiche, e che magari sono riuscite ad ottenerle in un qualche modo, magari anche con un apposito viaggio all'estero per rimediare un intervento chirurgico altrimenti impossibile. O magari altre persone ancora che hanno sotterraneamente importato tali pratiche dall'estero, e che in un qualche modo continuino ancora a viverle, sotterraneamente, in maniera dunque clandestina all'interno delle loro comunità di appartenenza: come abbiamo visto, la provenienza geografica e le relative culture di appartenenza possono essere delle più varie.