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Dall'Asia all'Occidente, le sette religiose e la loro influenza sulla società e sulla politica

2023-07-07 12:00

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Dall'Asia all'Occidente, le sette religiose e la loro influenza sulla società e sulla politica

Tempo fa un articolo uscito sul South China Morning Post ha parlato di alcune storiche sette cinesi che in passato avevano fortemente influenzato regi

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Tempo fa un articolo uscito sul South China Morning Post ha parlato di alcune storiche sette cinesi che in passato avevano fortemente influenzato regimi e dinastie al potere, fino a determinarne anche la caduta. Il lavoro partiva da una ricerca compiuta negli Stati Uniti da alcuni ricercatori, che ha fatto parlare abbastanza di sé, “Stolen Youth: Inside the Cult at Sarah Lawrence”, sulla non certo facile storia di un gruppo di studenti in un college americano finito in una piccola ma organizzata setta, gestita dal padre di una loro compagna di scuola. Da lì poi proseguiva trattando vari esempi dell'antica storia cinese, a riprova della maturata coscienza che nel frattempo si è sviluppata nel paese in merito proprio al pericolo che varie sette costituiscono per le istituzioni e la società. Anche negli Stati Uniti, d'altronde, tale coscienza si è nel tempo sempre più strutturata, forte di numerosi episodi che hanno scosso la sensibilità di crescenti settori dell'opinione pubblica. Quel che servirebbe, dunque, sarebbe di far sì che si collabori il più possibile su questi temi a livelli internazionali, proprio perché anche le sette sono ormai a loro volta internazionali e dunque le varie istituzioni nazionali non possono certamente permettersi di rimanere indietro: devono, per più efficacemente contrastarle quando se ne appuri la pericolosità, collaborare tra di loro seppellendo certe preclusioni di natura ideologica o persino nazionalista.

 

Un po' di lavoro certamente è stato fatto e qualche risultato conseguentemente è stato ottenuto, ma si pensi a quanto si sarebbe potuto ottenere a quest'ora lavorando insieme ed unendo così i propri sforzi. Sono stati indubbiamente persi molti anni preziosi, e quelli non torneranno indietro. Le sfide dinanzi a cui il mondo intero, e non soltanto qualche paese, si è ritrovato dinanzi sono state innumerevoli, spesso legate proprio a gravi propaggini del mondo estremista e settario. Qua bisogna purtroppo ricordare a molti nostri lettori come l'estremismo religioso o politico, che non di rado ha condotto a fenomeni di terrorismo e di violenza sia contro gruppi che singoli individui, è un fenomeno settario, né più e né meno. Era ed è, per esempio, una setta anche al-Qaeda con tutte le sue “sotto-macchie”, e lo stesso si può dire per l'Isis: ragion per cui non sorprendono le loro violenze sia verso le minoranze cristiane in Medio Oriente, sia verso gli altri musulmani, sunniti ed ancor più sciiti, colpevoli ai loro occhi di non seguire quella che è la “posizione giusta”, la loro. I loro atti tuttora insanguinano vaste parti del Medio Oriente e dell'Africa Subsahariana, e non sempre i governi locali riescono ad affrontarle con efficacia. 

 

Non diverso è stato in Asia Centrale, dove le azioni di sigle affiliate all'Isis e al-Qaeda hanno spesso insanguinato vaste regioni dallo Xinjiang al Pakistan, dall'Afghanistan alle numerose e vaste repubbliche ex sovietiche della regione. Nel caso dello Xinjiang le azioni perseguite dalle autorità cinesi sono riuscite a bloccare numerosi atti terroristi prima che si verificassero, così come a garantire un reinserimento nella vita sociale delle persone che in precedenza erano state avvicinate da quei movimenti. Per l'Occidente quelle erano violenze, e ne sorse subito una narrativa fin troppo fantasiosa, dove venivano inventate un sacco di cose strane poi sempre regolarmente smentite dall'esame dei fatti, mentre resta invece una drammatica verità quanto le potenze occidentali, in primis proprio gli Stati Uniti, fecero verso quei miliziani di gruppi settari ed islamo-fondamentalisti che finirono nelle loro mani: si guardi a Guantanamo, si guardi ad Abu Ghraib. Quegli enormi scandali sono entrati sì nell'immaginario collettivo, ma a quanto pare non hanno suscitato le medesime condanne da certi ambienti politici, mediatici ed umanitari: tutto passato in sordina, forse perché almeno agli occhi di molti suoi cittadini all'Occidente tutto si perdona. 

 

Fin qui abbiamo parlato di sette non cinesi per origini, ma che anche in Cina come in tante altre parti del mondo hanno fatto parlare di sé. Se invece vogliamo parlare di sette cinesi per origine, possiamo citarne ben altre meno note al pubblico occidentale come gli Shouthers (Urlatori), la Chiesa di Dio Onnipotente (nota anche come Lampo da Levante), l'Associazione dei Novizi; o ancora due realtà che un po' di notorietà se la sono guadagnata pure in Occidente come il Falun Gong e la Chiesa dell'Unificazione del Reverendo Moon, quest'ultima in verità di origine coreana ma nel tempo ben diffusasi anche nel resto dell'Asia, Cina compresa, e già in precedenza fortemente presente pure negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei. Nel 2014 un articolo di Foreign Policy ne parlò, riferendosi a quattordici sette a quel tempo individuate come pericolose a Pechino (e per la verità non solo a Pechino), otto della quali cinesi per origini o presenti comunque nel paese. 

 

Era un periodo per giunta in cui l'opinione pubblica cinese appariva decisamente sensibilizzata, letteralmente traumatizzata, da un episodio gravissimo ed inaspettato come l'incursione omicida di alcuni attivisti della Chiesa di Dio Onnipotente il 28 maggio 2014, in un McDonald's nello Shandong. Comprensibilmente le istituzioni, già allarmate per altri episodi analoghi da parte di altre sette anche molto diverse (dopotutto non era passato molto tempo dai drammatici attentati del Falun Gong, come quello di Piazza Tienanmen a Pechino del 2001, ed il ricordo era ancora più che vivo, come lo è tuttora), si trovarono di fronte alla necessità di lavorare con sempre più serietà alla gestione di questi nuovi problemi. Condividevano quanto sentito dall'opinione pubblica nazionale e tuttora intendono far sì che certi episodi non si ripetano mai più, il che è più che giusto e comprensibile: anche qua da noi non è diverso, quando si sono verificati fatti consimili, di là dal fatto che poi davvero ci s'impegni a livello d'istituzioni per sanarle e prevenirle. 

 

Una sana cooperazione tra i paesi, seppellendo certe attuali diffidenze e divisioni, permetterebbe dunque di affrontare congiuntamente dei problemi comuni, unendo gli sforzi e maggiorando i risultati, dalla sorveglianza della rete internet al reciproco scambio d'informazioni tra le forze dell'ordine. Anche in questo senso sarebbe giusto che soprattutto i paesi occidentali manifestassero una maggior disponibilità: sarebbe pure a loro beneficio, come anche i ripetuti fatti occorsi in Europa e Nord America ci stanno dolorosamente a ricordare.


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