Iscriviti alla nostra Newsletter

Resterai informato su tutti i nostri aggiornamenti

Osservatorio Sette

Notizie

Il Falun Gong, cattivo compare di cammino di tanta sinistra italiana

2023-10-28 17:00

OS

News,

Il Falun Gong, cattivo compare di cammino di tanta sinistra italiana

Sicuramente molti di noi in passato avranno frequentemente o persino giornalmente acquistato storici giornali della sinistra come “l'Avanti!” o “l'Uni

101323419-c4b075e4-2f06-40ec-b922-eaf0987faa8a.jpeg

Sicuramente molti di noi in passato avranno frequentemente o persino giornalmente acquistato storici giornali della sinistra come “l'Avanti!” o “l'Unità”, altri oggi scomparsi dalla circolazione come “Paese Sera”, o altri ancora come “il Manifesto” che negli anni è riuscito a restare a galla pur attraversando, talvolta, momenti assai faticosi. Leggendo queste testate con una certa abitualità, sempre molti di noi avranno pure notato i cambiamenti nelle loro linee editoriali, talvolta tali da condurli ad avvertibili smarcamenti dal passato.

 

Nel corso degli anni il giornale che tuttavia ha maggiormente colpito l'immaginario comune è stato “l'Unità”, un tempo organo ufficiale del PCI e successivamente dei suoi partiti eredi, il PDS prima e i DS poi. Fondato nel 1924 da Antonio Gramsci, uno dei massimi pensatori del marxismo italiano e mondiali, e ben presto chiuso dal Fascismo nel frattempo consolidatosi al potere, riuscì comunque a sopravvivere in clandestinità, sia all'estero che in patria, dove ufficialmente ritornò negli ultimi anni della guerra. Negli anni della ricostruzione postbellica, fu in grado di raggiungere anche un milione di copie vendute in un sol giorno, soprattutto in giornate speciali come il 25 aprile o il 1 maggio, per assestarsi poi su una media di 239mila copie al giorno negli Anni di Piombo. Negli Anni Ottanta il lento declino, con una tiratura ridotta a 60mila copie giornaliere, e i tentativi di rilancio con allegati come “Tango” e “Cuore”, fino alla svolta della Bolognina che segna il passaggio dal PCI al PDS: applaude alla caduta del muro di Berlino, l'11 novembre 1989, con una prima pagina che non tutti i militanti del PCI e i lettori de “l'Unità” sono in quel momento pronti a recepire; mentre, di lì a breve, abbandona lo storico sottotitolo di “organo del Partito Comunista Italiano” per adottare quello di “giornale fondato da Antonio Gramsci”. Le tirature risalgono giungendo ad almeno 156mila copie giornaliere, con direttori come Massimo D'Alema prima e Walter Veltroni poi, sotto cui la storica testata sembra però conoscere soprattutto un'effimera ripresa. Sono gli anni di “Tangentopoli” e di “Mani Pulite”, e della discesa in campo di Silvio Berlusconi, quelli in cui il popolo della sinistra è più coalizzato e mobilitato che mai. Nel 1995 è il primo giornale italiano a debuttare sul web, ma solo due anni dopo l'apertura a nuovi editori privati e a direttori provenienti da altre esperienze giornalistiche, come “la Repubblica” e “il Messaggero”, porta al nuovo crollo a 60mila copie giornaliere, mentre nel 1999 per sopperire al sopraggiunto stato di crisi vengono chiuse le due storiche redazioni di Bologna e di Firenze. L'anno dopo, nel 2000, con una tiratura ridotta ormai a 28mila copie, la prima ed eclatante chiusura.

 

Nel 2001 la rinascita, come giornale indipendente dai DS, per opera di nuovi editori e con direttori Furio Colombo prima ed Antonio Padellaro poi; nel 2008 il rientro nell'area d'influenza dei DS nei frattempo divenuti PD, con l'acquisto da parte del fondatore di Tiscali ed allora governatore della Sardegna in quota PD, Renato Soru. Cambia la direzione con l'arrivo di Concita De Gregorio e la promozione pubblicitaria affidata ad Oliviero Toscani, ma i risultati non convincono: nel 2011 la De Gregorio torna a “la Repubblica” mentre il giornale ha visto scendere la propria tiratura dalle 60mila alle 28mila copie, l'anno dopo Soru se ne va e nel 2014 “l'Unità” chiude nuovamente, stavolta per fallimento. Nel 2015 la sua riapertura per iniziativa del PD nel frattempo divenuto renziano, ma nonostante le forti iniezioni di capitale pubblico le perdite ammontano a 250mila euro al mese a fronte di una tiratura quotidiana di sole 8mila copie: nel 2017, quando viene decisa la nuova chiusura, le perdite sono arrivate addirittura a 400mila euro mensili. Nel 2022, sempre con un nuovo editore, lo stesso de “Il Riformista” diretto da Piero Sansonetti, se ne decide quindi la riapertura per il principio dell'anno seguente: redazione e direttore restano i medesimi dello stesso “Riformista”, di cui praticamente “l'Unità” appare a quel punto come una sorta d'evoluzione. 

 

La linea politica ed editoriale nel corso di tutti questi anni e passaggi di mano è intuibilmente più volte cambiata, conoscendo delle modifiche che avranno certamente colpito molti lettori abituali. Dal comunismo di stampo sovietico sostenuto da Togliatti è passata all'eurocomunismo professato da Berlinguer, per poi intraprendere dopo la svolta della Bolognina una linea sempre più socialista e socialdemocratica, per approdare infine a delle connotazioni soprattutto liberali. Negli anni del PD, poi, ha sposato la linea del pensiero politico liberal dei democratici americani, talvolta spacciandolo per un socialismo europeo di cui del resto nessuno più aveva, né in Italia né nel resto d'Europa, un'ormai chiara definizione; per poi nuovamente riaprire su posizioni non tanto dissimili, da sinistra liberal più interessata ai diritti civili che a quelli sociali. La vecchia causa dei lavoratori, quella che un tempo veniva definita come “causa operaia”, anziché venir aggiornata alle nuove condizioni socioeconomiche del paese, è stata rimpiazzata da altre di nuove, che probabilmente non bastano a rappresentare chi ancora oggi si ritrovi a vivere in condizioni difficili. Anche questo, probabilmente, può spiegarne il continuo ed irrimediabile insuccesso nelle vendite, come nella raccolta di pubblicità private. 

 

Ma d'altronde, se è vero che la sinistra in Italia non è più quella di un tempo e così probabilmente nemmeno più il suo elettorato, reale o potenziale che sia, rimane comunque che tale linea politica ed editoriale evidentemente non susciti più di tanto l'interesse dei lettori, ancor più in un'epoca in cui internet offre una crescente quantità d'alternative spesso ben più appaganti ed informate. Difficilmente “l'Unità” potrà pensare d'uscire dall'angolo sposando, ad esempio, campagne sui diritti umani basate spesso su fonti e prove fittizie, come quelle talvolta riversatevi da associazioni ed ONG delle più varie, che tuttavia detengono un forte peso anche nella linea politica del PD e delle sue varie consociazioni. Del resto, in modo più o meno simile, questa tendenza che riguarda “l'Unità” riguarda anche tanti altri giornali del nostro paese, che si parli de “Il Corriere della Sera” o de “La Repubblica”, de “La Stampa” o de “Il Giornale” fino ad arrivare a “Il Fatto Quotidiano” e tanti altri ancora, senza guardare alla loro eventuale collocazione politica ed ideologica. Qualora si volesse un esempio specifico, basterebbe guardare ad un articolo apparsovi proprio pochi giorni or sono, dedicato ad un tema ormai davvero “bruciato” e non soltanto in Italia come la setta pseudomistica del Falun Gong. Cosa sia questa setta, non c'è bisogno di spiegarlo: basti l'ormai vasto archivio d'articoli e ricerche accumulato sin qui anche soltanto in questo portale, a tacer poi di tutto quel che si può trovare in Italia come all'estero, nei media più disparati o nei siti dedicati alla lotta contro gli abusi psicologici, il brainwashing e lo sfruttamento da parte dei tanti culti settari presenti al mondo; e tra questi, peraltro, il Falun Gong è tra i più discussi ed importanti, su cui nessun professionista nella lotta a tali fenomeni si permetterebbe giudizi rassicuranti e bonari. 

 

Colpisce che a firmare l'articolo sia Elisabetta Zamparutti, fondatrice e tesoriera dell'Associazione “Nessuno tocchi Caino”, con cui s'è resa protagonista della promozione di nobili iniziative umanitarie come la moratoria universale sulla pena capitale all'ONU e i laboratori “Spes contra Spem” in molte carceri di massima sicurezza italiane, finalizzati alla fiducia nel carcerato e nella sua riabilitazione civile. Nota esponente del Partito Radicale, in quota nel PD col quale ha ricoperto la carica di deputata dal 2009 al 2013, può indubbiamente vantare dalla propria parte un serio e concreto curriculum umanitario a garantirle una massima rispettabilità; ma proprio per questo appare allora arduo a comprendersi il sostegno dato al Falun Gong, oltretutto senza riconoscerne la pericolosità attestata sia in Oriente che in Occidente da molte istituzioni pubbliche e private, da professionisti della lotta ai culti settari e da molta stampa indipendente, americana in primis; per raccontare invece di persecuzioni di cui soltanto il Falun Gong parla a proprio chiaro e palese vantaggio politico e mediatico, per farsi pubblicità ed attrarre la benevolenza del pubblico occidentale, coadiuvato dai suoi più noti ed ormai riconosciuti alleati e promotori, anche finanziari. Insomma, non par tanto una buona idea mescolare il diavolo con l'acqua santa, ovvero cause indifendibili come il Falun Gong con altre nobili e di serio valore umanitario, che da un tale accostamento possono soltanto riceverne un danno. 

 

Colpisce pure che il Partito Radicale, che nella sua identità liberale, liberista e libertaria pare ormai l'unica “fonte del pensiero politico” sopravvissuta nella sinistra italiana nel tempo spogliatasi d'ogni connotazione socialista ed ancor più marxista, dimostri ormai un sempre più forte attaccamento alla difesa di movimenti settari come il Falun Gong. Dopotutto l'operato di questa setta va a tradursi, come dimostrato dalla storia e dall'attualità, nella negazione della libertà e dei diritti civili ed umani ai propri adepti e potenzialmente anche a quanti non lo siano. Perché predicare libertà con una mano e difender chi la calpesta con l'altra? Negli Anni ‘70 e ’80 il Partito Radicale sostenne nobili ed importanti iniziative per il progresso e lo sviluppo del paese, come l'aborto e il divorzio, oltre a promuovere coi propri referendum anche storiche riforme costituzionali come quelle che segnarono il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica; a tacer poi della difesa di persone condannate ingiustamente, e tra queste il caso di Enzo Tortora è certamente il più noto a tutti noi. Eppure, ad un certo punto, ha intrapreso una linea che pare spesso andare in contraddizione coi suoi stessi ideali di libertà. Il Partito Radicale con le sue varie affiliazioni per esempio difende a spada tratta gli omosessuali e tutto il mondo LGBT, cosa più che giusta e sacrosanta, ma al tempo stesso non si chiede quale sia la visione che sempre il Falun Gong ha di costoro: a tal proposito le parole di fuoco che il fondatore della setta Li Hongzhi espresse più volte nei suoi testi potrebbero però servire a rinfrescarsi un po' la memoria. Ed è solo uno dei tanti esempi che facciamo, a sommarsi coi precedenti: davvero al Partito Radicale, un partito dalla forte identità liberale, conviene considerare il Falun Gong un degno compare del proprio cammino? 

 

E' una domanda che vale anche per “l'Unità”, giornale simbolo della causa dei lavoratori, di quella “causa operaia” che ancora oggi gronda del sangue e del sudore di tanti ormai stanchi cuori della sinistra; e questo, anche se orfana oggi di un PCI e di una sinistra che ormai non esistono più e i cui eredi neppure si sa esattamente chi siano.


Osservatorio Sette

Al servizio della vera e libera informazione: ovvero ciò che stregoni, santoni, ciarlatani e guru temono di più. Perché quelle che dicono e che fanno dire ai loro seguaci sono soltanto balle.

Per maggiori informazioni:

info@osservatoriosette.com

Cookie Policy | Privacy Policy

Create Website with flazio.com | Free and Easy Website Builder