Conclusasi al principio di febbraio la stagione di Shen Yun in Italia, nessun giornale italiano s'è curato di darne una pressoché minima critica nelle pagine riservate agli spettacoli: si può ben capire, giacché in sé poco o nulla l'argomento interessi, come testimoniato pure dal fatto che non ne avessero annunciato l'esordio neppure nei teatri delle loro stesse città. Ciò prova come nessun critico teatrale, tra quanti collaborino coi vari giornali, fosse in definitiva presente agli spettacoli, per proprio disinteresse o rifiuto pregresso legati all'esperienza e alla conoscenza della truffa incarnata da Shen Yun. L'interesse dei critici, com'è normale che sia, era dunque riposto verso altri spettacoli, spesso pure opinabili ma pur sempre lontani dalla dimensione truffaldina della strampalata compagnia teatrale del Falun Gong. Così, a cantarsele e suonarsele in solitario, è rimasto il Falun Gong proprio nelle pagine del suo organo ufficiale, il quotidiano The Epoch Times, che nell'edizione italiana esce unicamente in versione web: pochi, in verità, gli articoli usciti anche in questo caso, e per giunta non scritti da critici da cui la setta avrebbe voluto attendersi pareri promozionali, ma da semplici adepti avventuratisi nell'eterogeneo mondo del giornalismo online.
Dello spettacolo di Firenze, per esempio, è stato riportato con grande enfasi il parere di due “perfetti sconosciuti”: una funzionaria della provincia avventuratasi nel mondo della narrativa ed un piccolo imprenditore locale, marito e moglie. Sostanzialmente una recensione in formato famiglia, come tante altre che possiamo trovare in siti come Trustpilot o Tripadvisor, dove su Shen Yun i visitatori ne hanno già scritte a paginate, sia di positive che di negative. Non diversamente anche per le recensioni di altri due visitatori, attivi stando alla presentazione fornita da Epoch Times nel settore della tutela del patrimonio dello Stato italiano, e riportate in un secondo articolo. Tuttavia, sempre a Firenze, non sono mancate anche maggiori celebrità come ad esempio un consigliere del Senatore Giulio Terzi di Sant'Agata, figura che talvolta c'è già capitato di nominare in merito al Falun Gong e non solo, nonché segretario generale del Comitato globale per lo Stato di diritto “Marco Pannella”, associazione intuibilmente in odor di Partito Radicale, altra nostra vecchia conoscenza a cui più volte abbiamo riposto attenzione: ma del resto tanto il Senatore quanto il suo consigliere in tale partito transnazionale e transpartitico vi militano da anni.
A Cagliari le cose non sono andate tanto diversamente, per giunta senza neppure poter beneficiare della presenza di qualche celebrità minore o quasi: ad essere presenti, tra gli intervistati, vi erano però le autorità locali, come l'assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio, che accompagnato da un'amica ha lungamente tessuto le lodi dello spettacolo al presumibilmente soddisfatto cronista di Epoch Times. Non diversamente pure per il vicesindaco di Cagliari, seconda celebrità locale intercettata dagli intervistatori, che analogamente ha offerto loro una lunga lista d'elogi. In generale, come nei casi precedenti, il tenore delle interviste pare infulcrarsi su una certa ripetitività, tra apprezzamenti per lo spettacolo ed auspici per un futuro per la Cina in linea con le aspettative della setta e, verrebbe maliziosamente da dire, e dei suoi dirigenti, protettori e finanziatori in quel di Manhattan.
E' a Milano che Shen Yun s'è gustata i bocconi più saporiti, senza ovviamente nulla togliere a Firenze e Cagliari: là, ad esempio, gli apprendisti stregoni del giornalismo targato Epoch Times hanno potuto deliziarsi nientemeno che di Paolo Berlusconi, il “meno fortunato” fratello del fu Silvio: impossibile non dedicargli un articolo apposito, tutto solo per lui, anche perché tanta era la sua ammirazione per lo spettacolo che ne avrebbe reclutato gli attori persino nella squadra di calcio della famiglia, il Monza. Tra le recensioni di figure meno note, sono poi seguite una soprano ed una danzatrice, storiche affezionate degli spettacoli milanesi di Shen Yun, insieme ad un imprenditore ed amministratore delegato locale, tutti più o meno prodottisi comunque nelle consuete lodi, un po' retoriche e ripetitive. Non diversamente, d'altronde, si potrebbe pur dire per il sottosegretario al Ministero dell'Istruzione e del Merito, Paola Frassinetti, figura storica del MSI e dell'AN milanesi, oggi in FDI, che insieme a Paolo Berlusconi costituiva in quel frangente la seconda celebrità.
Insomma, per quest'anno è andata così: Shen Yun, come suo solito, non è riuscita a “sfondare” presso il grande pubblico, e men che meno presso le figure più altisonanti dell'élite, ad eccezion fatta per le vecchie conoscenze che rappresentano lo sparuto fronte dei “convinti che non è necessario convincere”. E' sui “non convinti da convincere” che, invece, la setta e la sua compagnia teatrale anno dopo anno continuano a fare buchi nell'acqua. Lo conferma anche l'ultima carrellata di rassegne, quelle raccolte per gli spettacoli di Parma, dove nuovamente Epoch Times ha dovuto accontentarsi di due volti giovani, certamente fotogenici ma lontani dal costituire nomi altisonanti, una dottoressa in psicologia ed un ingegnere capo della Marina Militare. Resta il fatto, però, e questo vale anche per i grandi o medi nomi precedentemente riportati, che nessuno di loro possa considerarsi un critico di spettacoli teatrali, che avrebbe gli strumenti e la professionalità per poter promuovere o stroncare una spettacolo, ma che siano indipendentemente dalle loro eventuali posizioni politiche solo dei comunissimi spettatori.