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Il Falun Gong riappare in pubblico, ma il terreno italiano continua a risultargli ostico

2024-03-16 18:00

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Il Falun Gong riappare in pubblico, ma il terreno italiano continua a risultargli ostico

Nell'ultima settimana di febbraio il Falun Gong è tornato a fare qualche sua sporadica apparizione nelle nostre strade, a voler dimostrare una sua vit

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Nell'ultima settimana di febbraio il Falun Gong è tornato a fare qualche sua sporadica apparizione nelle nostre strade, a voler dimostrare una sua vitalità dopo la non proprio esaltante riuscita della stagione 2024 di Shen Yun. Come i nostri lettori più affezionati avranno notato dalla lettura dei vari articoli pubblicati tra gennaio e febbraio, le apparizioni nei vari teatri italiani di Shen Yun, compagnia artistica legata al Falun Gong, non sono state infatti proprio un gran successo. Scarsa la presenza del pubblico ed ancor più scarsa la sua soddisfazione, a Firenze come a Cagliari, e così pure a Torino, a Milano, a Parma o ancora ad Udine: ne sia prova il vasto coro di stroncature lasciate da numerosi spettatori con le loro recensioni. Ma anche quel poco, alla setta, evidentemente può bastare per cantare vittoria: ciò che conta è esser riusciti, pure per stavolta, a garantire una propria stagione di spettacoli in Italia, magari intercettando per l'occasione pure l'incauta ed impreparata promozione di qualche vecchio VIP ormai sul viale del tramonto, o di qualche altra figura politica non proprio di primo piano.

 

Almeno apparentemente impermeabile a critiche ed ironie, ma pur sempre turbata dagli scetticismi e dagli imbarazzi che possono causare e che vanno assolutamente “esorcizzati”, la setta ha dovuto così continuare a rimboccarsi le maniche, pensando di “battere il ferro finché è caldo”. Dato che Shen Yun ha fatto pur sempre parlare un po' di sé, prima che l'attenzione cali ben venga scendere in strada, approfittando della bella stagione in arrivo, per mostrarsi pubblicamente e farsi così un po' di campagna pubblicitaria. E' un modo per dimostrare la relativa vitalità della setta e la sua capacità d'apparire in pubblico anche in buoni numeri; o almeno quest'ultima sarebbe stata la speranza inizialmente riposta, giacché come c'è capitato di notare a Roma come a Cagliari o ancora a Mestre, i gruppetti sembravano piuttosto sparuti. In tutte le occasioni, infatti, i componenti si contavano sulle dita di una mano: più che una prova di forza, un mero atto di presenza.

 

Inizialmente hanno tenuto i loro esercizi a Roma: soliti riunirsi presso il Giardino degli Aranci, stavolta hanno invece puntato sul vicino Giardino di Villa Grazioli, a pochi passi dall'Ambasciata cinese: ben intuibile il motivo di una tale scelta, quello di fare un gesto dimostrativo e pure un po' provocatorio ai rappresentanti diplomatici di Pechino. Dopotutto non è un mistero che la setta si faccia pubblicità “strappalacrime”, in Occidente, raccontando proprio le infondate persecuzioni subite nella Cina Popolare. L'apparizione, in ogni caso, non ha destato particolari sorprese: siamo nella zona delle Ambasciate, e ognuna là ha la propria lista di detrattori che più volte, nel corso dell'anno, si radunano per qualche piccolo presidio. Nel frattempo, i passanti che si recano ai Giardini di Villa Grazioli, bel parco nel cuore di Roma, non li degnano neppure di uno sguardo, e questa è già una più che ampia dimostrazione dell'evanescente successo di questi sparuti capannelli.

 

Non diversamente è avvenuto a Mestre, dove in Piazzetta Edmondo Matter quantomeno la setta aveva potuto erigere un proprio gazebo con un po' di materiale informativo e propagandistico: qualche pensionato s'è fermato a curiosare, qualcun altro ha firmato pure la solita petizione di rito, pur di liberarsi del manifestante che l'aveva intercettato mentre si faceva la propria passeggiata; insomma, solita amministrazione. Così pure a Cagliari, in Piazza Garibaldi, dove grossomodo s'è assistito al ripetersi dello stesso copione, con un gazebo raramente onorato dalla visita di qualche passante. Ma per la setta è già un successo poter vantare una propria apparizione in città dove non aveva mai fatto presenza od era assente praticamente da anni, come Cagliari, un tempo uno dei capisaldi del Falun Gong in Italia poi perso con la diaspora di molti fedeli della prima ora, causata sia dal disinteresse che dalle rivalità interne. 

 

In generale, sono tutti “successi”, se così li possiamo definire, piuttosto effimeri e talvolta pure ripetitivi: nulla che testimoni un “exploit” della setta in Italia, paese che dopo i primi iniziali e promettenti riscontri s'è dimostrato negli anni terreno sempre più ostico per i suoi animatori e dirigenti, nazionali ed esteri.


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