Nei giorni scorsi si sono tenuti a Verona i lavori della Commissione Economica Mista Italia-Cina (CEM), copresieduti dal Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e dal Ministro del Commercio cinese Wang Wentao. Si trattava del primo di due incontri bilaterali tesi a riequilibrare i rapporti italo-cinesi dopo l'uscita italiana dalla BRI (più comunemente nota in Italia come “Nuova Via della Seta”). Il resoconto fornito da Agenzia Nova parla di un vertice caratterizzato da un'atmosfera positiva e costruttiva, ma al di fuori delle sale non sono tuttavia mancati momenti di una certa “goliardia”, se così la possiamo chiamare, o magari di vero e proprio “folklore”, ché forse è già più opportuno.
Ciò a cui facciamo riferimento, per l'esattezza, è all'apparizione nella centralissima Piazza Bra di un piccolo benché colorito gruppuscolo di manifestanti del Falun Gong, radunati come da loro ormai affermata tradizione dietro un paio di modesti striscioni, entrambi in doppia lingua italiana e cinese. In uno striscione, blu, appariva l'appello a fermare il fantomatico “genocidio” che gli adepti della setta subirebbero in patria, mentre nell'altro, bianco, si parlava addirittura di ben 400 milioni (!!!) di cinesi “coraggiosi” che si sarebbero dimessi dal Partito Comunista. Ora, che siamo davanti all'ennesima apparizione a livelli da Luna Park, coi manifestanti vestiti nelle loro tipiche magliette gialle a richiamarne ancor più l'impressione di una mascherata fatta con scarso senso del gusto e del cosplay, dovrebbe essere chiaro a tutti: e certamente lo era a Verona, dove di fronte al muoversi delle autorità, i passanti avevano ben altro a cui guardare che quei pochi poveretti tutti radunati da una parte. I manifestanti erano infatti non soltanto pochi, benché pittoreschi, ma pure completamente ignorati dai tanti tra cittadini e turisti che sedevano nei vari bar e locali alle loro spalle, dediti più a godersi quella bella giornata di sole, lo splendore della piazza e soprattutto quel che di un evento tanto importante come la CEM si poteva percepire tra lo sfilare delle “auto blu” e la cospicua ma discreta presenza delle FFOO.
Insomma, per lo sparuto gruppetto di manifestanti forse quella di Verona era un'occasione che sarebbe stata meglio evitare, vista la non proprio brillante figura rimediata: nessuna folla oceanica ha potuto impensierire i rappresentanti cinesi ed imbarazzare quelli italiani, che del resto neppure hanno avuto bisogno d'applicare particolari protocolli di sicurezza vista l'oggettiva impossibilità di un suo presentarsi. E poi, quando mai in Italia s'è vista una folla oceanica d'inferociti sostenitori del Falun Gong? Letteralmente mai, e men che meno ora che la setta come già raccontavamo appare sempre più alle prese con un inarrestabile ed inoccultabile declino, almeno per quanto riguarda il nostro paese. Tant'è che a questo giro neppure si vedevano gli adepti italiani, alle prese come già riportavamo con una crescente faida che non lascia prigionieri, ma soltanto quelli cinesi, quei pochi che si possono raccogliere all'interno della comunità cinese in Italia, sempre più informata e diffidente verso una setta che considera alla stregua di un branco di pazzi. Quei pochi cittadini cinesi, esponenti della comunità in Italia oltre forse a qualcun altro giunto dall'estero, non erano infatti neppure di Verona, e dietro uno dei loro striscioni nascondevano infatti i trolley con cui erano giunti in trasferta proprio per quella modestissima manifestazione.
Probabilmente gli esponenti italiani della setta neppure erano al corrente della CEM di Verona, perdendo così l'eventuale occasione di potervi fare capolino, mentre quei pochi manifestanti appartenenti alla comunità cinese hanno addirittura agito a loro insaputa. Tanto che, a distanza di giorni, l'edizione italiana di Epoch Times, organo ufficiale della setta, non ne dà alcuna menzione, e così le loro pagine social come quella su Facebook dove proseguono imperterriti soltanto i post con le immagini dei pochi adepti italiani dediti ai loro consueti esercizi in pubblico, nelle varie città dove hanno qualche pur momentaneo referente: e nessuna di queste città, si badi bene, è Verona o è in Veneto. Si va da Cagliari ad Ancona a Legnano, passando per Milano e Firenze, oppure per Roma, ma mai e poi mai per Verona.
Tuttavia, a porre rimedio a tale mancanza informativa degli adepti italiani del Falun Gong, provvedono un po' di “alte figure” della politica nazionale, come l'ex Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata, in quota FDI, e l'ex Deputato della Lega Vito Comencini. Entrambi non proprio inclini a rapporti favorevoli con la Cina, sono stati ben lieti di pubblicare nelle loro pagine social come Twitter le immagini del piccolo capannello di manifestanti del Falun Gong, di cui del resto già in passato avevano molte volte sposato la causa. Compassato il Senatore Terzi, che s'è limitato a dar notizia dell'evento esprimendo la propria solidarietà, un po' più battagliero il più giovane Comencini che è andato a trovare i pochi manifestanti facendosi fotografare con loro. Ma, in generale, nulla di particolare al di fuori dell'elementare e costituzionale diritto ad esprimere la propria opinione, come del resto nel caso dei manifestanti vale l'altrettanto elementare e costituzionale diritto a manifestare pacificamente. Finché ci si muove nei parametri del diritto, va tutto bene, a prescindere dalla modestia e dalla scarsa credibilità della manifestazione in sé.
Parliamo di una “scarsa credibilità” perché il genocidio dei membri della setta in Cina è un dato che risulta praticamente solo dai media della setta stessa, e spesso e volentieri rilanciato da altri organismi politici e mediatici occidentali ostili a Pechino e che pertanto ben volentieri se ne avvalgono per portare avanti le loro ragioni già di per sé piuttosto zoppicanti; tant'è che più volte è stato smentito da osservatori ufficiali, organismi internazionali e relative personalità che hanno potuto visitare il paese in lungo e in largo, e così via, esattamente come del resto è avvenuto nei casi dello Xyzang-Tibet e dello Xinjiang. Mentre per quanto riguarda i 400 milioni di cinesi che si sarebbero dimessi dal PCC, il dato appare analogamente destituito d'ogni fondamento, visto che come da dati del 2022 il PCC ha circa 98 milioni d'iscritti, ovvero il più alto numero raggiunto nella sua storia e pari circa al 6% della popolazione cinese: probabilmente nel Falun Gong scambiano l'iscrizione al partito, che è volontaria, con la cittadinanza, che è per nascita ma dalla quale in ogni caso non si possono comunque dare le dimissioni… Insomma, va bene manifestare e dire la propria, ma almeno con un po' di rispetto dei dati reali, anche quando non piacciono o non giovano alla propria causa: altrimenti è solo malafede. Dopotutto, se vi è un diritto a manifestare o ad esprimere le proprie posizioni, nel farlo vi è anche un dovere a non calpestare la verità. Vale per i comuni cittadini, ma vale anche per gli alti politici.