Lo scorso 5 novembre alle presidenziali americane Donald Trump ha trionfato con un consenso quasi plebiscitario, e anche molto prevedibile considerando la poca credibilità ormai attribuita all'Amministrazione uscente, che andava automaticamente a riflettersi pure sulla candidata democratica messa in corsa a campagna elettorale già iniziata, dopo il brusco ed obbligato dietrofront del declinante Presidente Biden. Ora è il momento in cui il futuro Presidente, dopo aver intascato un'elezione indubbiamente tanto trionfale, dovrà comporre la squadra con cui a gennaio entrerà alla Casa Bianca, e a tal proposito qualche nuova nomina già si sa.
Un nome che ha destato molto scalpore, per esempio, è stato quello di Robert Kennedy jr., uno dei discendenti della storica famiglia simbolo della sinistra liberale americana, tra i più accesi propugnatori di una riforma pubblica del sistema sanitario nazionale, che ha abbandonato di recente le fila dei Democratici entrando sempre più nell'orbita trumpiana. Robert Kennedy jr. è indubbiamente una figura di rottura, fatto già di per sé testimoniato dal suo passaggio dai Dem ai Rep, che per un Kennedy è senza dubbio cosa molto più scandalosa ed epocale che per un Mr. Smith qualsiasi; e per di più assai popolare soprattutto in un certo pubblico americano sempre più sensibile alle sue vibranti accuse ad un certo sistema di potere, verso il quale negli ultimi anni il malcontento sociale è palpabilmente cresciuto. Ma è anche una figura divisiva, visto che tanto ha fatto discutere con le sue accese invettive contro i vaccini, di stampo decisamente NoVax, proprio nel pieno della pandemia da Covid: guidando quattro associazioni antivacciniste tra cui la Children's Health Defense, di cui ha lasciato la presidenza nel 2023, avrebbe raccolto decine di migliaia di dollari anche per finanziare la sua successiva campagna elettorale. Solo nel biennio 2020-2022, le sue quattro associazioni avrebbero incassato almeno 118 milioni di dollari, in un periodo in cui anche alla Casa Bianca negazionisti ed antivaccinisti se la passavano piuttosto bene, sotto l'insolita cappa protettrice di un quanto mai mediatico e verbale Donald Trump.
Se le riforme sanitarie di Kennedy, annunciate ma pur sempre ancora tutte da vedere, potranno pur sempre costituire un'importante novità per la storia americana, non di meno lo saranno i suoi messaggi “para-scientifici”: dopotutto alla Casa Bianca già erano stati provati quelli della destra repubblicana e sovranista trumpiana, ma non ancora quelli di uno storico ed ormai ex democratico oggi neorepubblicano. Bene o male, anche questo è un piccolo segnale di una società americana che nel giro di pochi anni denota sempre più le sue metamorfosi di cultura politica: sotto il primo Trump a far furore era stata soprattutto la galassia settaria di QAnon, che proprio con la pandemia da Covid avrebbe conosciuto la sua massima influenza e notorietà, mentre oggi sono altri gli epigoni che s'aggiungono guadagnandosi il centro della scena. Di là dai mutamenti della società americana, e dei suoi umori politico-culturali, certo è che il suo vasto e prolifico serbatoio settario concorra oggi come allora a garantire i grandi successi elettorali della destra trumpiana. La prima Amministrazione Trump subì la forte influenza di un ideologo come Steve Bannon, che forgiò l'ideologia sovranista e populista americana della prima ora, mentre oggi sono altre figure dal forte ascendente come Robert Kennedy, attivo antivaccinista, o ancora Elon Musk, ben più che miliardario speculatore e visionario visto il suo strapotere mediatico esercitato tramite la seguitissima piattaforma social di X, in passato Twitter.
Anche altre sette religiose partecipano, quando direttamente e quando indirettamente, alle nuove fortune del rieletto Trump: si pensi per esempio a Scientology, che si vedrà ben rappresentata nella futura Amministrazione da un nome altisonante come quello di Pam Bondi, ex procuratrice generale della Florida, che andrà a sostituire Matt Gaetz ritiratosi dopo l'iniziale nomina a Procuratore Generale degli Stati Uniti. Fedelissima di Trump, di cui ha curato la difesa nel primo processo d'impeachment, è nota anche per gli stretti legami con Scientology, avendo partecipato a numerosi suoi eventi d'alto livello presso la sua sede spirituale di Clearwater, in Florida; molte pure le donazioni che ha ricevuto da membri di spicco della setta e da varie sue associazioni parallele, assai utili ad alimentarne la campagna elettorale. Se è ancora troppo presto per capire quale sarà il suo operato alla guida della giustizia americana, si può tuttavia già ora ipotizzare che la sua vicinanza a Scientology potrebbe un indomani avere un peso anche nelle relazioni della nuova Amministrazione repubblicana e paesi come la Cina o la Russia dove Scientology ed altri analoghi movimenti settari si trovano da tempo sotto l'attento occhio delle autorità. In Russia per esempio proprio in questi giorni la Procura di San Pietroburgo sta valutando di mettere definitivamente al bando Scientology con la designazione di culto estremista. Potrebbe non andare tanto diversamente anche con altri paesi, storicamente più vicini agli Stati Uniti come il Giappone o la Corea del Sud, dove altri movimenti come la Chiesa dell'Unificazione sono ugualmente incappate nelle maglie della giustizia: in quei casi fu l'Amministrazione Biden ad intervenire in loro difesa, muovendo soprattutto il Dipartimento di Stato. Il sostegno tra sette e politica, negli Stati Uniti, è sempre molto reciproco e bipartisan, trascendendo i labili steccati tra destra e sinistra, tra Repubblicani e Democratici.
Posto in tali termini, non ci sarebbe più di tanto da sorprendersi se pure altri movimenti settari ben diffusi dagli Stati Uniti all'estero, e con un forte passato di contiguità se non di provata presenza negli ambienti politici decisionali americani, come ad esempio il Falun Gong, tornassero a godere di maggiori sostegni: dopotutto sotto il primo Trump ad arricchirne lo staff ideologico e strategico partecipavano anche personalità provenienti proprio dal movimento di Li Hongzhi, particolarmente influenti soprattutto sui dossier riguardanti i rapporti con la Cina e il mondo asiatico. Nulla vieterebbe che anche altre cause molto battute in quegli anni, come quelle sulle presunte e puntualmente smentite persecuzioni a carico delle popolazioni uigure e kazake dello Xinjiang, possano ricevere nuova benzina per i loro motori; e così pure quelle sui cristiani delle più varie fedi in Cina, protestanti ed evangelici in particolare, come ad esempio la Chiesa di Dio Onnipotente che da tempo come sappiamo aspetta il momento propizio per ritornare al centro della scena in pompa magna. Dopotutto in questo periodo il Falun Gong, ma anche Scientology, la Chiesa dell'Unificazione o i Testimoni di Geova, collezionano continui guai giudiziari tanto negli Stati Uniti quanto all'estero, dall'Asia all'Europa: avere sia nuovi che vecchi amici nelle stanze dei bottoni, per tutti questi culti, potrebbe costituire un più che intuibile motivo di speranza.
Proprio a tal proposito, un'altra nomina che dovrebbe destar attenzione è quella di Pete Hegsetg, conduttore televisivo designato a ricoprire la Difesa malgrado una competenza in affari militari che parrebbe limitata solo ad alcuni anni di servizio nella Guardia Nazionale. Hegsetg ha destato l'attenzione dei più per l'appariscente tatuaggio della Croce di Gerusalemme sul petto, simbolo dei Crociati, ma non minor interesse dovrebbe attirare il suo essere adepto di una setta cristo-nazionalista come quella dei Reconstructionist, che propugna la riconquista della Terra Santa e la legge di Dio in terra. Secondo alcuni osservatori, la sua nomina farebbe il paio con quella di Mike Huckabee a prossimo Ambasciatore americano in Israele: già candidato anni fa alle primarie repubblicane, dove conobbe un effimero successo, è soprattutto noto in patria per la sua attività di predicatore in TV e per i suoi più che remunerativi contratti con la Fox. Al pari di Hegtsetg sostiene la predestinazione biblica di Israele, con l'annessione di Giudea e Samaria, ovvero della Cisgiordania, come precondizione necessaria al ritorno del Messia. Si tratta di quel “sionismo cristiano” che costituisce una nutrita corrente ben diffusa anche nella nostra Europa e, come dimostrato pure dal forte dibattito suscitato dall'attuale conflitto in Medio Oriente, pure in Italia, dove dilaga dalla TV alla politica. Radere al suolo la Spianata delle Moschee, secondo il futuro Ambasciatore, non sarebbe nulla di grave, ma soltanto qualcosa di divinamente giusto; e così pure la pensano, intuibilmente, anche il futuro Segretario alla Difesa e molti altri elementi della prossima Amministrazione americana.