Proseguiamo in questa seconda parte il dossier sull'ormai imminente stagione italiana di Shen Yun. Dopo le giornate al Regio di Torino, dal 7 al 12 gennaio, soltanto due giorni dopo avranno inizio quelle di Milano, al TAM Teatro degli Arcimboldi dal 14 al 20. Tra tutte le apparizioni di Shen Yun in Italia, questa è certamente una delle più impegnate e massicce: non soltanto la compagnia s'esibirà a soli due giorni dalla fine degli spettacoli a Torino, già di per sé lunghi ed impegnativi, con tutto il carico che avrà dovuto trasportare e gli scenari da montare, ma per di più con tempi di riposo ridotti davvero al minimo dei termini. Se ne deduce che gli organizzatori degli spettacoli di Shen Yun in Italia non potessero proprio far diversamente, magari al fine di concedere qualche giorno di riposo agli artisti: altrimenti avrebbero perso la possibilità d'inserire i loro spettacoli nella pur sempre fitta agenda dell'Arcimboldi. Anche queste distanze tanto brevi tra un'apparizione in una città e poi in un'altra la dice lunga sul regime di sfruttamento a cui sono sottoposti gli artisti della compagnia, dando ulteriori conferme a quanto già documentato dagli inquirenti americani: ma non c'è dubbio che Shen Yun s'inventerà, magari al termine della stagione, una pletora d'articoli che inonderanno Epoch Times e in cui vari e dubbi testimoni, nonché ballerini e cantanti della compagnia plagiati e ricattati, diranno che non sia affatto così e che il trattamento loro riservato sia a dir poco esemplare. Ne siamo più che certi,
I prezzi dei biglietti non sono tanto diversi da quelli degli altri teatri già visti, e bene o male appartengono al prezziario che Shen Yun è solita presentare nelle sue apparizioni italiane. Si va, a seconda dell'ubicazione del posto scelto, dai 77 agli 80, 83, 94, 116 ed infine 143 euro. Pure gli otto spettacoli concentrati in sei giorni ci danno l'idea dello sfruttamento lavorativo che impera nella compagnia: si potrà obiettare che per una città come Milano, in cui vasto è il mercato dei potenziali spettatori, sia una scelta obbligata sfruttare tutto il tempo a disposizione per offrire quanti più spettacoli possibile. Questo principio, del resto, vale anche per tutte le altre città in cui prima di Shen Yun tiene i suoi spettacoli e di cui già abbiamo parlato nell'articolo precedente. Presumibilmente, relativamente grandi saranno anche gli incassi, tanto da fare di Milano una delle mete più redditizie per la compagnia, oltreché discretamente remunerativa anche per lo stesso Arcimboldi. Anche se la soddisfazione del pubblico che assiste agli spettacoli non è mai delle più elevate, come già abbiamo avuto modo di notare dalle recensioni apparse sul web e dalle testimonianze di molti che c'hanno contattato, resta il fatto che quel denaro intanto sia stato sborsato e che non torni più indietro. Le lamentele dei furibondi spettatori non bastano da sole a far ricomparire nel portafogli il denaro ormai perduto.
Anche il Teatro degli Arcimboldi, come i nostri lettori più affezionati sapranno, è una vecchia conoscenza. Ogni anno possono infatti sempre variare i teatri nelle altre città in cui Shen Yun s'esibirà, ma mai a Milano, dove invece l'Arcimboldi è sempre una puntuale sicurezza. La cosa non deve sorprendere nessuno: come già narrammo negli anni passati, ci sono dei cari amici del Falun Gong nel personale e nella direzione del Teatro, né più e né meno che degli adepti con un indubbio ruolo decisionale. Forte è pure il loro collegamento con la sede nazionale della setta, ubicata nel fiorentino, a farne una cellula gemella, di sicura fiducia. In effetti, in tutti questi anni, il forte legame tra il nucleo fiorentino e quello milanese ha sempre costituito la pietra angolare su cui s'è basata la struttura italiana della setta. Proprio in questa pietra angolare risiede il suo vertice, il gruppo di potere che in tutti questi anni ne ha determinato, garantito e guidato le fortune; non ultimo, anche le sfortune, dacché l'andamento della setta è parso sempre più, anno dopo anno, accusare un sonoro declino. Oggi quel vertice è fortemente messo in discussione, seppur non con accuse aperte, dagli altri componenti italiani della setta, e questo spiega la lotta di successione di cui spesso abbiamo parlato: ha campato per molto tempo gestendo i fondi del Falun Gong italiano e facendone ciò che preferiva, per il proprio interesse, e ora i nodi cominciano a venire al pettine.
Abbiamo poi il caso del Teatro Donizetti di Bergamo, altra frequente conoscenza nelle comparsate di Shen Yun in Italia. Qua la compagnia s'esibirà a soli due giorni dalla fine degli spettacoli a Milano, dal 22 al 24 gennaio, con tre serate per le quali si registra già il tutto esaurito. E' una città dove, come in altri casi già esaminati, regna una certa sinistra borghese del centro, quella sinistra da area ZTL piuttosto scollegata dalla realtà e a cui tutto sommato non risulta tanto difficile vendere le false narrazioni in salsa New Age di Shen Yun e del Falun Gong. Anche su questa deriva che ha ormai irrimediabilmente pervaso la sinistra liberale italiana abbiamo più volte discusso in passato, in queste nostre pagine, indicando un tema su cui certamente sempre più in futuro si comporranno pagine e pagine di letteratura politica. Ad ogni modo, nella città dei renziani come Gori, più liberal persino del liberal milanese Sala, non sorprende questo “tutto esaurito”, men che meno per assistere a spettacoli del genere, ad un prezzo per i biglietti che spaziava dagli 80 ai 90 fino ai 100, 120 e 150 euro. Indubbiamente, come per altri storici teatri italiani, anche il Donizetti, inaugurato nel 1791 ed accuratamente restaurato nel 2020, si meriterebbe ben di meglio rispetto a spettacoli tanto insulsi, tenuti da una compagnia altrettanto impresentabile e dedita alla truffa e allo sfruttamento; ma tant'è.
Ancora, dopo Bergamo abbiamo l'esibizione ad Ancona, al Teatro delle Muse, dal 27 al 30 gennaio. Diversamente dal relativamente moderno TAM milanese, il Teatro delle Muse di Ancona è una struttura classica, storica, paragonabile al Donizetti di Bergamo o al Regio di Torino, il più grande delle Marche. Sorto nel 1827, sempre in epoca preunitaria, anche per estensione della platea gareggia col Donizetti offrendo più di 1100 posti; non ci sono dubbi che meriti di meglio, al pari degli altri, rispetto agli spettacoli traboccanti di falsità di una compagnia in piena bufera giudiziaria come Shen Yun, ma il problema è farlo capire a tanti suoi dirigenti per i quali prima di tutto prevale il principio del “pecunia non olet” e dell'andare incontro al mercato, anche se tanto interessato a quel genere d'esibizioni nei fatti non è. Dopotutto, non c'è solo il pubblico incantato dalle scemenze New Age o pseudo-orientaleggianti o a cui possano quantomeno apparire convincenti, ma anche tanta gente seria e pur sempre coi piedi per terra, che quando vede quegli spettacoli s'indigna e li incenerisce con commenti al vetrioli, magari pure uscendo dal teatro a metà dell'esibizione o reclamando al botteghino. Ad Ancona, per quanto vasta sia una certa sinistra borghese, di stampo liberal e chiusa nella bella vita del centro, il livello non raggiunge quello di Bergamo o di altre città, come ad esempio Firenze; ed infatti ecco che le serate di Shen Yun in tutte le città italiane dove s'esibirà, fatta eccezione per il capoluogo bergamasco, sono tuttora lungi dal vedere il “tutto esaurito”. Non aiuteranno, certamente, neppure i prezzi sempre piuttosto elevati dei biglietti, da 75 ad 83 fino a 95, 112 e 144 euro.