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Dall'Inghilterra alla Francia, nuove pressioni sulla questione uygura

2022-01-25 00:00

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Dall'Inghilterra alla Francia, nuove pressioni sulla questione uygura

Ultimamente è debuttato un nuovo servizio da parte di New Lines Magazine, che nel tentativo di difendere i movimenti separatisti e terroristi uyguri d

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Ultimamente è debuttato un nuovo servizio da parte di New Lines Magazine, che nel tentativo di difendere i movimenti separatisti e terroristi uyguri di matrice islamofondamentalista incolpa quanti li critichino mettendone in luce i crimini di essere soltanto dei propagandisti sul libro paga del governo cinese e di danarosi ambienti dell'estrema sinistra americana. Tale visione dei fatti, piuttosto complottista, riecheggia in più punti certe vecchie invettive del peggior Bannon e delle sue peggiori teorie sovraniste, ed infatti l'ambiente di provenienza è praticamente proprio quello.

 

In effetti il magazine New Lines è una diretta emanazione mediatica dell'organizzazione New Lines Institute for Strategy and Policy, il cui presidente e fondatore Ahmed Alwani ha discusse affiliazioni coi Fratelli Musulmani. A quest'ultimi, del resto, si deve molta dell'instabilità che molte aree del Medio Oriente, dal Maghreb all'Asia Centrale, hanno conosciuto a partire dall'ultimo decennio. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire. 

 

Neville Roy Singham, milionario statunitense di origine cubano-cingalese, attivo nell'hi-tech e noto per il suo sostegno a varie cause progressiste e alla lotta contro la disinformazione endemica nel suo paese, è stato spesso accusato tanto dai democratici quanto dai repubblicani per la solidarietà più volte manifestata a Cuba, al Venezuela o alla Cina. Non poteva, pertanto, sfuggire neanche all'attenzione dei sovranisti bannoniani e trumpiani, giudicati sì come repubblicani "anomali", ma pur sempre repubblicani oltranzisti e conservatori.

 

Ben presto, insieme a figure del mondo accademico come l'americano Vijay Prashad o l'inglese John Ross, è stato così preso di mira anche per aver contestato l'enorme insieme di manipolazioni creato da vasti settori del mondo politico e mediatico statunitense sul genocidio uyguro. Anche gli ambienti complottisti più settari, come aree della galassia QAnon, non hanno mancato di unirsi a questa "chiamata alle armi".

 

Che le pressioni sulla tematica uygura siano in netta crescita, ora che l'Amministrazione Biden ha ereditato da quella Trump la lotta alla Cina come suo obiettivo principale, muovendosi pertanto in perfetta continuità col passato e addirittura aumentando la pressione sull'acceleratore, lo si può facilmente notare anche da altri elementi che casualmente avvengono sempre in questi giorni. A dicembre, per esempio, il Parlamento inglese ha accolto quanto precedente sentenziato dallo Uyghur Tribunal, una ONG con sede a Londra e lautamente finanziata tanto dallo Stato inglese quanto da quello americano, e il Governo ha lanciato un ultimatum affinché sia posta fine al "genocidio degli uyguri" nello Xinjiang. Del resto già da aprile, con una votazione unanime e poi col lavoro di varie commissioni parlamentari, avevano cominciato a muoversi molte cose in quel di Londra.

 

Non diversamente è andata a Parigi, dove proprio in questi giorni l'Assemblea Nazionale con 169 sì e 1 solo no ha riconosciuto a sua volta il "genocidio uyguro", con un gesto politico quindi del tutto assimilabile a quello inglese e del resto anch'esso influenzato dalle forti pressioni anglo-americane sulla questione. Andrebbe d'altro canto ricordato come anche la Francia da sempre cavalchi a sua volta la tematica dei "diritti umani" alla stregua di quanto fanno Inghilterra e Stati Uniti, per contenderne la leadership occidentale nel settore con tutti i relativi vantaggi in termini di potenziamento della propria influenza politica e diplomatica nel mondo.

 

Insomma, per gli Stati Uniti così come per l'Inghilterra o per la Francia, i "diritti umani" sono soltanto uno strumento da usare a proprio comodo e tornaconto per attuare politiche di "soft power" nel resto del mondo ed in particolare per ingerire nelle questioni interne di altri Stati. La natura di ex potenze coloniali di Francia ed Inghilterra, e la comune natura di nuove potenze neocolonialiste che le caratterizza insieme agli Stati Uniti, non è certo un mistero agli occhi di nessuno e i popoli del Terzo Mondo lo possono testimoniare coi segni che spesso ancora portano sulla propria pelle.

 

Con la scusa dei "diritti umani" Francia ed Inghilterra, insieme agli Stati Uniti, hanno ingerito a ripetizione nelle questioni interne di numerosi Stati africani e mediorientali, e gli Stati Uniti per proprio conto lo hanno fatto anche in altri ambiti del mondo, dall'America Latina al Pacifico, dal Sud Est Asiatico al vasto spazio ex sovietico. Di conseguenza ciò la dice piuttosto lunga sulla loro credibilità nel momento in cui fingono un "interesse" per una qualsivoglia tematica relativa ai "diritti umani", che vedono violati solo dove gli conviene a costo anche d'inventarselo di sana pianta qualora ciò non avvenga (salvo poi negarlo, sempre per speculari ragioni di convenienza, laddove invece è nel loro interesse che tutto resti com'è). 

 

 


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