Tra i vari paesi europei, l'Inghilterra è sempre stata una delle mete più fertili ed ospitali per il Falun Gong. Sebbene anche in altri paesi europei la setta di Li Hongzi non se la passi così male, eccezion fatta per realtà come l'Italia dove il suo andamento è sempre piuttosto altalenante, è a Londra che può certamente ritrovare una delle sue capitali più gradite. Ne abbiamo avuto una recentissima riprova proprio in questi giorni, con un vibrante dibattito alla Camera dei Lord, che ha rischiato persino di provocare una nuova ed ennesima "frattura istituzionale" in seno alle istituzioni britanniche.
L'antefatto risiede nelle trattative commerciali post-Brexit, che tuttora vedono Londra negoziare sia con l'UE che con tutti gli altri suoi vari ed anche potenziali partner commerciali in materia di forniture, dazi, e quant'altro. Due noti esponenti della Camera dei Lord, il liberale David Alton e il laburista Philip Hunt, nel corso di uno dei dibattimenti hanno sollevato la richiesta per una votazione volta ad escludere l'Inghilterra dalla "sorveglianza di massa effettuata dal governo cinese" (sulle infrastrutture nazionali, in primo luogo quelle per le telecomunicazioni) così come contro la pratica del "prelievo forzato di organi" (dai cosiddetti "prigionieri di coscienza", come spesso vengono chiamati in Occidente, ovvero persone incarcerate per attività e militanza in sette religiose ed eversive come il Falun Gong).
Com'è noto, quest'ultime sono due accuse che in più occasioni sono state rivolte alle autorità cinesi, e che puntualmente sono sempre naufragate dinanzi alla mancanza di prove reali. Soprattutto nel caso del prelievo forzato degli organi, si tratta di un'accusa non soltanto infamante verso il paese o l'autorità che ne viene indicata come responsabile ma che è stato sempre il Falun Gong a tirar fuori più volte, sfruttandolo come un vero e proprio "cavallo di battaglia" in termini propagandistici perché ben si sapeva quanto facile successo avrebbe avuto nell'opinione pubblica e soprattutto nell'ambito delle associazioni umanitarie occidentali. Poco importava se, nel frattempo, operatori ed osservatori indipendenti, presenti in Cina, a più riprese fornivano dati ed elementi ben più concreti che invece le smentivano, perché proprio per questo motivo trovavano ben poco spazio nei principali media occidentali che avrebbero invece gradito ricevere ben altre dichiarazioni. Ed infatti, più forti erano le smentite, e più forti si facevano allora le grida dei vari movimenti "umanitari" che, a braccetto col Falun Gong ed altri gruppi religiosi e politici consimili, cercavano così di coprire quei dati e quegli elementi poco favorevoli al proseguimento della loro "causa per i diritti umani e la libertà religiosa". Media e politica ringraziavano, associandosi a loro e dandogli ancor più risalto, mentre gli operatori e gli osservatori indipendenti venivano in tal modo coperti, ignorati e silenziati.
Stavolta, però, come dicevamo le cose sono andate un po' diversamente da questo copione perché abbiamo visto il rischio di una nuova frattura fra la Camera dei Lord e il governo britannico, ovvero tra l'opposizione laburista e liberale presente nella prima e la maggioranza conservatrice che sostiene ed esprime il secondo. Il governo britannico, infatti, appariva piuttosto restio a seguire nuovamente una simile linea, piuttosto temeraria anche perché sostanzialmente basata più sul romanzato che sul documentato, per giunta in un momento in cui il paese si dibatte in una delle crisi più complesse della sua storia recente, sia in termini interni che internazionali. La crisi militare in Ucraina col crescente scontro con la Russia e quella economica dovuta sia alle sanzioni contro Mosca che al post-Brexit, oltre a quella politica che ha visto in pochi mesi avvicendarsi ben tre governi, con continui regolamenti di conti interni alla maggioranza, sono infatti tutt'altro che delle semplici bazzecole, anche se probabilmente per dei "Lords" dal portafogli bello gonfio e da sempre abituati a starsene sicuri e al calduccio probabilmente appaiono davvero come cose di poco conto.
Secondo i due Lord, ben presto accompagnati da altri loro colleghi, qualsiasi azienda ritenuta direttamente o indirettamente complice nel prelievo forzato degli organi o in altre attività che andrebbero a ledere i diritti umani dovrebbe pertanto essere esclusa dalla possibilità di vincere un appalto o vedersi comunque onorata di un contratto. Del pari, dovrebbe essere fissata una tempistica per liberare il prima possibile le infrastrutture nazionali dall'ipotetico controllo tecnologico cinese, in primo luogo le apparecchiature di videosorveglianza come le telecamere prodotte da due importanti ditte cinesi. Al voto, il governo è andato sotto con 158 voti contro 178. Tuttavia, tali proposte appaiono piuttosto singolari, se pensiamo che malgrado l'assenza di prove del genere a carico di aziende cinesi presenti in Europa e in Inghilterra, ne abbiamo invece in abbondanza di situazioni relative a carico di aziende europee ed inglesi, e non ultimo anche di americane. Su quest'ultime mai si sono visti dibattiti con così forti votazioni alla Camera dei Lord, addirittura tali da vincere la maggioranza di governo.
Un anno fa fece discutere la notizia del programma di spioniaggio israeliano, che aveva raggiunto anche le cancellerie di mezza Europa, così come negli anni precedenti Wikileaks aveva dimostrato a quale livello d'infiltrazione spionistica fossero arrivati gli Stati Uniti con tutti i loro principali alleati, dall'UE a tutti i governi nazionali, non ultime anche le grandi imprese del Vecchio Continente ritenute concorrenti troppo fastidiose di quelle americane. Ben presto, però, si è preferito non parlarne più, forse per "ordini superiori", gli stessi che al contempo hanno spinto ad inventarsi dei diversivi su cui sfogare l'attenzione generale, come spionaggi e sabotaggi informatici russi, cinesi o addirittura nordcoreani. Discorso non diverso, poi, ci ritroviamo a farlo se pensiamo allo sfruttamento di cui grandi e prestigiose ditte europee ed americane si rendono responsabili verso lavoratori sottopagati o schiavizzati, non di rado anche bambini, dall'India all'Africa. Nessuno, tuttavia, ha mai pensato di muovere particolari rimostranze a tali grandi firme, che poi vendono a caro prezzo i loro "oggetti del desiderio", dall'abbigliamento alla pelletteria fino all'elettronica, dopo aver pagato letteralmente una miseria i propri dipendenti e fornitori non soltanto sottopagati ma anche ricattati ed abusati. Anche questi, evidentemente, tutti fatti che non smuovono la coscienza di certi "Lords" che tuttavia si dimostrano molto sensibili ai "diritti umani" allorché se ne debba parlare solo per determinate convenienze politiche, tra un té ed un pasticcino nel loro caldo salotto londinese.